Nel giardino dell’ottocentesca Villa Vittoria, sede del palazzo dei congressi di Firenze sono stati presentati due numeri della rivista “Nuova Antologia”.
I fascicoli trimestrali con le loro 400 pagine sono un libro gioiello che conserva il sapore antico della rivista anche nella copertina.
I contenuti sono tuttavia attuali. La rivista accoglie scritti di penne autorevoli che attingono alle fonti e sviluppano dibattiti in sintonia con il divenire del paese, senza l’ingerenza di poteri politici come è sempre stato sin dalla data della fondazione nel 1866. Allora era un mensile e riprendeva la tradizione della prima “Antologia” di Gino Capponi e Vieusseux. Spadolini dalla metà degli anni ’50 fino alla sua morte nel 1994 ne fu direttore istituendo anche la “Fondazione Spadolini Nuova Antologia” che diventò proprietaria della rivista.
A fare gli onori di casa Lorenzo Becattini, presidente di Firenze Fiera e il professore Cosimo Ceccuti, direttore della rivista che ha esordito: “È attraverso la gente che si fa la cultura, diffondendola“.
A presentare il primo fascicolo è intervenuta Caterina Ceccuti con il suo “Federica Angeli. A mano disarmata” in cui l’autrice ha affrontato il tema dell’antimafia. “Nuova Antologia” ha il merito di aver organizzato il progetto di lettura del libro “Il gioco di Lollo” tra i ragazzi delle scuole superiori. Un volume scritto da Federica Angeli, la giornalista che, per aver combattuto la mafia a Ostia, ne sta pagando le conseguenze vivendo sotto scorta dal 2013. Il prossimo 24 ottobre ci sarà un evento nel Salone dei Cinquecento durante il quale numerosi studenti potranno conoscere e intervistare la coraggiosa cronista.
L’altro fascicolo presentato al pubblico è “Enrico Caruso: prima ‘star’ del firmamento” di Maurizio Sessa. Il giornalista ha voluto omaggiare il maestro con un suo contributo che non è una biografia, ma piuttosto un ritratto del cantante, forse smitizzato e reso più umano, visto nei suoi rapporti amicali. Sessa ha infatti scovato foto inedite di persone sconosciute o note, come la soprano Nellie Melba, che hanno lavorato con lui.
L’autore ha affermato: “Se si vogliono conoscere i personaggi ormai mitizzati, si rende necessario partire dalle fonti e allontanarsi dai soliti cliché ripetuti ai mille venti. Caruso era un uomo con una predisposizione alla musica, certo, ma che ha fatto su di sé un lavoro titanico, quasi fino a danneggiare la sua voce. Fu uomo generoso e soffrì molto, ebbe una vita di successi ma anche tormentata. Il suo amore per Ada Giachetti lo fece star male profondamente. La grande modernità di Caruso è stata l’aver avuto fiducia nella riproducibilità della musica per rendere l’opera più accessibile a tutti. Già nel 1901 incise il suo primo disco e da lì fu ingaggiato al “Metropolitan”. Un vero pioniere nell’industria discografica“.
© Foto di Silvia Meacci