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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La resa degli Apuani (quinta parte)

DiGian Luigi Telara

Set 26, 2022

Nel primo secolo a. C. i Ligures Apuani erano stati assorbiti, circondati e isolati nel bacino marmifero della futura Carrara. Loro, che avevano resistito così a lungo a Roma, fieri oppositori del potere romano, erano adesso integrati con i romani e ne rappresentavano la forza lavoro nelle cave di marmo e nella sua lavorazione. Quel popolo minuto aveva perso la propria lingua, solo parlata, mai scritta, e parlava ancora un latino, seppur storpiato, miscelato a termini strani di vecchia origine ligure e con cadenza particolare. Nei paesi più isolati, gli anziani mantenevano, nella parlata, qualcosa in lingua ligure che, però, era, nella sostanza, perso irrimediabilmente già dal II secolo.

Fu Giulio Cesare, per rispondere alle esigenze belliche del suo tempo, a far realizzare una deviazione più rapida che connettesse Lucca con Luni passando attraverso le colline. Il suo scopo era quello di far arrivare più velocemente le legioni in Gallia, senza dover allungare per la Padania. Questo percorso stradale fu commissionato da Giulio Cesare al figlio di Marco Emilio Scauro, omonimo del padre ed è una via di comunicazione esiste ancora e corrisponde alla attuale via provinciale sarzanese che unisce Lucca, Camaiore (Campus Major), Massa (Tabernae Frigidae, così chiamata perché vi erano antri particolarmente fredde dove si poteva conservare il cibo a lungo), Carrara e Luni.

Sarzana all’epoca non esisteva. O meglio: nella zona esistevano insediamenti liguri non fortificati. Il toponimo Sarzana deriverebbe dal nome di un antico colono romano, tale Serrazzana Sergianum (della Gens Sergia). La più antica menzione del Castrum Sarzanae è solo del X secolo, in un atto dell’Imperatore Ottone I, che concedeva al vescovo di Luni, Adalberto, la residenza in sito elevato, corrispondente alla zona del castello di Sarzana.

La strada, che dalla Liguria giungeva alla Provenza, fu completata dopo la morte di Giulio Cesare, nel 13 a.C. e venne chiamata via Julia Augusta. Solo successivamente tutto il percorso assunse il nome di via Aurelia.

Quando i Goti giunsero in zona apuana, dunque, ciò che videro era ciò che era stato fatto in epoca romana nei pochi secoli precedenti il loro arrivo. La grossa viabilità era già terminata da molto tempo e gli Apuani erano già stati ben assorbiti, con la loro parlata, in un contesto linguistico sempre più romano. Al loro arrivo i Goti ebbero a che fare con la classe dominante, che parlava in latino colto. I Ligures invece parlavano un latino incolto, storpiato, con un forte accento. I vecchi dell’agglomerato che ora è Carrara e dei paesi sopramonte, oramai erano morti e la lingua originaria era stata persa nel giro di queste pochissime generazioni. Nell’arco di tre o quattro generazioni, i nipoti erano arrivati a non capire più la lingua dei loro nonni.

All’epoca romana in tutta la zona di nostro interesse, le uniche aree fortificate erano Luni e Carrara, entrambe di origine romana. Carrara venne, infatti, fortificata al pari di Luni. Ancora adesso, nonostante le modifiche all’impianto urbanistico della città, è possibile riconoscere nella struttura della parte della città, compresa tra il Duomo, che fu edificato con l’arrivo del cristianesimo con stile romanico, e successivamente ampliato fino alla struttura attuale, e la Piazzetta (Piazza delle Erbe), gli antichi cardo e decumano romani, primo nucleo abitativo di Carrara. Questo serviva a protezione della classe dirigente romana, con il suo apparato di controllo sul territorio e le dimore dei potentati locali, e di quella classe dell’epoca sviluppatasi con la scoperta del marmo come materiale decorativo nobile, e per cui Carrara venne posta come base per il commercio del marmo, con Luni come porto.

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Quarta parte