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Diari Toscani

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Franco Zeffirelli: l’Idomeneo della regia

DiPierluigi Califano

Set 24, 2022

Immaginate di nascere negli anni ’20 dello scorso secolo fuori dal matrimonio convenzionale. Immaginate di ricevere in dote un cognome mutuato dalla lirica, dagli zeffiretti cantati da Ilia nell’Idomeneo di Mozart. Gian Franco Corsi, in arte Franco Zeffirelli nacque a Firenze il 12 febbraio del 1923. Suo padre era un commerciante di stoffe di Vinci, si narra fosse un discendente di Leonardo, si chiamava Ottorino Corsi. Sua madre era una ragazza fiorentina con le idee molto chiare, il suo nome era Adelaide Garosi Cipriani. Franco Zeffirelli studiò a Firenze con Giorgio La Pira, poi frequentò l’Accademia di Belle Arti. Il suo incontro con Luchino Visconti fu determinante per quello che sarebbe stato il suo percorso artistico e personale. Il suo esordio come scenografo avvenne in Troilo e Cressida diretta da Visconti. Nei primi anni ‘50 si trasferì a Roma per convivere con Luchino Visconti nella casa di via Salaria. Sempre in quegli anni esordì come aiuto regista nelle pellicole: La terra trema e Senso, dirette dallo stesso Visconti. Il Teatro alla Scala di Milano lo vide esordire come regista teatrale nella Cenerentola e L’elisir d’amore, era il 1954. I teatri di tutta Europa lo vedranno protagonista curando le regie della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, l’altro toscano che aveva vissuto a Roma. Al King’s Theatre di Edimburgo portò in scena i Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, un’opera incentrata su quanto gli uomini indossino maschere e nascondano le loro vere intenzioni. Diresse tutte le opere e calcò i teatri più prestigiosi, le sue regie restano ancora oggi opere d’arte nel contesto di un’opera d’arte. Alla fine degli anni ‘60 traspose gli scritti di William Shakespeare per il cinema. La bisbetica domata nel 1967 e Romeo e Giulietta nel 1968, furono successi internazionali che imposero Franco Zeffirelli all’attenzione mondiale. Tornò al teatro con rappresentazioni memorabili. L’Amleto con Giorgio Albertazzi, ancora un toscano che incrociava la strada di Zeffirelli. La lupa di Giovanni Verga con protagonista Anna Magnani, rimane una pietra miliare del teatro dello scorso secolo. Nel dicembre del 1976, mentre veniva a mancare Luchino Visconti, il suo ex compagno, diresse l’Otello di Giuseppe Verdi per inaugurare la stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano. Fu la prima opera ad essere trasmessa in diretta dalla RAI. L’anno successivo lo vide dirigere per la televisione, Gesù di Nazareth.  Nel 1979 Franco Zeffirelli tornò al grande schermo dirigendo, Il campione. La pellicola raccontava il disagio esistenziale di un ex pugile, la sua parabola professionale e umana e quella voglia di riscatto che talvolta sfocia nell’autodistruzione. Seguiranno altri film tra i quali: Amore senza fine del 1981 e il giovane Toscanini del 1988. Franco Zeffirelli alternò il lavoro di regista cinematografico con quello teatrale. Turandot di Giacomo Puccini, Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Gli anni ‘80 furono intensi, varie regie, il mondo ormai conosceva e consacrava quel toscano sagace e dal linguaggio forbito e pungente. Il suo eloquio e la stima reciproca verso Silvio Berlusconi, lo fecero eleggere senatore per le liste di Forza Italia nelle elezioni politiche del 1994. Il crollo della prima Repubblica, la scomparsa dei partiti che erano stati riferimento del dopoguerra, furono l’inizio di un processo che ha allontanato sempre più le persone dalla politica. Negli anni successivi Franco Zeffirelli allestì all’Arena di Verona, la Carmen di Georges Bizet, il Trovatore e l’Aida di Giuseppe Verdi, il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, al quale doveva il suo cognome. Tra il 1996 e il 1999 diresse Jane Eyre e Un tè con Mussolini. Quest’ultima pellicola era di carattere autobiografico e narrava di alcune signore inglesi che vivevano in Italia ed una di esse si prendeva cura di Luca, figlio di una relazione extraconiugale con un commerciante di stoffe. Erano gli anni ‘30 dello scorso secolo e raccontava ciò che accadde nel periodo prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 2002 Franco Zeffirelli coniugò la lirica con il cinema, raccontando per il grande schermo la vita della diva Maria Callas. La pellicola che si intitolava Callas Forever, narrava da vari punti di osservazione l’esistenza di un mito della musica del ‘900. Nello stesso anno diresse Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini per il Metropolitan di New York. Il 24 novembre del 2004 accadde un evento straordinario. Franco Zeffirelli venne nominato dalla regina Elisabetta II, Cavaliere Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Idomeneo nella mitologia greca era il re di Creta. Secondo la leggenda risolse la disputa tra Teti e Medea scegliendo la prima. Medea maledisse i cretesi a non dire mai la verità. Franco Zeffirelli disse sempre la verità durante la sua lunga esistenza che si fermò nel giugno del 2019, il maestro aveva novantasei anni. È stato un artista che definire regista è riduttivo, di certo ha vissuto i suoi anni dirigendo sé stesso verso il senso del bello che l’arte dona a tutti noi.