Quasi sempre, trarre il meglio dalle situazioni più dure ci rende capaci di avere una consapevolezza della vita più autentica e vera. Il sorriso caldo ed accogliente della giovane scrittrice Claudia Nasca, i suoi occhi fieri, mi hanno colpita tantissimo. La sua bellezza è di quelle che non ti lasciano indifferenti, perché la sua interiorità è dirompente, ti avvolge e ti fa riflettere. Claudia Nasca è nata a Firenze, trentuno anni fa: è una donna, che è stata capace di vivere e di “convivere” con una malattia come l’alopecia, fin da quando era piccolissima. Non si è lasciata abbattere, ha lottato con se stessa ed è riuscita ad amarsi. Non vi è nulla di meglio che amare il proprio corpo e far pace con le parti che meno ci vanno a genio. Raggiungere questo obiettivo, consente di vivere appieno la vita e di planare sulle avversità. Claudia, consiglia di non aver paura ad osare e di amare sopra ogni cosa ed io concordo con lei. Con il suo libro “Parola di Ribelle!” edito da Porto Seguro, si apre al mondo letterario con una scrittura fresca e genuina, che ci permette di evadere dalle nostre realtà. Non bisogna mai smettere di credere nelle nostre capacità, né di trovare il bene anche dove sembra che ci sia solo il male.
Claudia, ci racconti un po’ di lei, della sua vita.
Lavoro in un’azienda che si occupa di produzione per un marchio di alta moda e ho un cagnolino di nome Whisky. Da sempre, la mia più grande passione è la lettura, in particolar modo, amo i gialli e i racconti di formazione. Adesso vivo con il mio compagno a Lastra a Signa, un paese nella periferia fiorentina e sogno di poter, un giorno, realizzare il mio più grande desiderio: vivere di scrittura.
Ad un certo punto della sua vita le si è presentato un problema grande, come l’alopecia. In che modo lo ha affrontato e dove ha tratto la forza?
All’età di otto anni ho conosciuto per la prima volta quella che sarebbe stata la mia compagna di vita: l’alopecia. Dapprima si è presentata in maniera areata, ovvero ciuffi di capelli sparsi che all’improvviso si staccavano dalla mia cute lasciando delle chiazze calve localizzate. Dopo poco tempo, la mia alopecia è diventata di tipo universale lasciandomi completamente senza peli o capelli su nessuna parte del mio corpo. È stato un grande trauma in tutte le fasi della mia vita, dall’infanzia all’adolescenza fino all’età adulta, soprattutto perché non conoscevo nessun altro esempio di persona affetta da alopecia nel quale riconoscermi. Negli anni, però, ho sviluppato tante e diverse riflessioni su me stessa e su tutto quello di cui, l’alopecia, mi stava privando e, finalmente, durante il periodo del primo lockdown, ho avuto la forza di metterle in pratica e di pubblicare per la prima volta una mia foto a testa nuda su un social.
Come è arrivata ad accettarsi?
Ci ho impiegato venti anni per riuscire finalmente a volermi bene per quella che sono, arrivando addirittura a fare dell’alopecia uno dei miei punti di forza. Amore per me stessa, fiducia nelle mie capacità più impensabili, riflessione e conoscenza approfondita delle mie emozioni: questa è la ricetta che ho utilizzato per conoscere la nuova Claudia, quella felice e serena senza più la paura di guardare il proprio riflesso allo specchio.
È una ragazza molto positiva ed energica: come ha imparato a dirottare le sue energie?
Per natura sono una persona estremamente attiva: mi piace fare cose, che non ho mai fatto e conoscere cose, che prima non sapevo. Sicuramente, questo lato del mio carattere, unito al bisogno di essere, in qualche modo, un supporto per gli altri, hanno fatto sì che riuscissi ad occuparmi di progetti per me importantissimi, uno tra i quali, l’organizzazione di volontariato della quale faccio parte: Associazione Italiana Pazienti Alopecia and Friends. Attraverso la nostra organizzazione ci occupiamo di supportare le persone affette da alopecia, indirizzandole verso i medici e tricologi più esperti e fornendo loro sostegno morale.
Quando ha capito di voler scrivere?
La scrittura ha avuto varie fasi nella mia vita. Quando frequentavo le scuole elementari scrivevo, per lo più, poesie mentre durante l’adolescenza, grazie anche all’avvento dei social, la scrittura, per me, ha assunto un ruolo terapeutico ed ispiratore: scrivevo soprattutto pensieri su qualsiasi argomento, dalla politica alla vita quotidiana, alle riflessioni più spirituali, ma, mai fino ad allora avevo neanche lontanamente pensato di potermi definire una scrittrice. L’idea di scrivere è balenata all’improvviso. Dopo il mio primo racconto “Tutti Per Uno”, nel quale spiegavo ai più piccoli, tramite una favola, i sentimenti che vivono le persone affette da alopecia, ho cominciato ad accumulare una serie di appunti sulle mie emozioni riguardo l’alopecia e sui trascorsi della mia vita. Da lì è nato il progetto di Parola di Ribelle!, il mio primo libro e con lui, la consapevolezza di aver trovato nella scrittura la strada maestra, che, per tanto tempo, ho cercato.
Ci parli dei suoi libri. Come nascono e come procede alla stesura?
In generale, la mia scrittura nasce dall’urgenza di condividere argomenti ed emozioni: sviscerarli, analizzarli e trarne qualcosa di positivo. Allo stesso modo, vengono alla luce i miei libri: appena queste necessità balenano nel mio cuore, allora, mi sistemo davanti al pc e comincio a buttare giù le mie idee. Solitamente, cerco di scrivere in modo tale che il libro abbia già, dall’inizio, più o meno, la forma che vorrei avesse una volta terminato.
Come si vede nel suo futuro?
Questa è una bellissima domanda! Sicuramente, frugando nel mio futuro, vedo una Claudia più matura, che finalmente ha realizzato il suo sogno più grande, cioè poter vivere della sua scrittura. Allo stesso tempo, mi vedo sempre partecipare in maniera attiva dell’organizzazione di volontariato A.I.P.A.F, finalmente capace di poter portare nelle scuole progetti che riguardano la sensibilizzazione verso il rispetto, la tolleranza e la conoscenza delle diversità.
Cos’è per lei la scrittura e come l’ha aiutata?
La scrittura, per me, ha un valore, estremamente, terapeutico: scrivo per analizzare, per conoscere e per stare meglio. Sicuramente, scrivere della mia realtà mi ha aiutata molto a fare pace con gran parte del mio passato, accettando e accogliendo con amore rinnovato il mio presente. In egual maniera, mi auguro sempre che i miei libri possano essere un conforto, compagni fedeli, confidenti oppure un semplice spunto di riflessione per tutti e per tutte coloro che li leggeranno.
Lasci un messaggio a chi sta leggendo…
Non ho grandi lezioni da insegnare, ho soltanto alcune consapevolezze, che negli anni, con fiducia e con pazienza, ho acquisito. Vorrei, quindi, soltanto, lasciare un consiglio, che mi auguro possa aprire una breccia nei cuori: non abbiate paura di osare, di mettervi alla prova, di sentirvi ribelli, quando ne percepite il bisogno. L’unico atto più rivoluzionario di tutti è amare, amare se stessi e amare gli altri senza pregiudizio alcuno. Credete sempre nella vostra forza e nel vostro istinto: questi non vi tradiranno mai.
Foto per gentile concessione di Claudia Nasca