L’acuminata ironia carrarese, unita alla tendenza anarchica, dei nativi di Carrara, a ribattezzare i monumenti cittadini in base all’impressione suscitata al primo impatto, da oltre un secolo, hanno affibbiato, alla statua di Giuseppe Mazzini un soprannome, decisamente volgare, che, tuttavia sintetizza assai bene l’immagine del grande pensatore e patriota italiano, rappresentato, appunto, in piedi, ma appoggiato a una pila di libri che sembrano quasi uscire dalle sue terga (il cagalibri). Il monumento, tuttavia, ha una storia particolare e significativa, come quasi tutti i luoghi del centro storico di Carrara. Venne inaugurato il 25 settembre del 1892, 20 anni dopo la morte del fondatore del partito Repubblicano, realizzato dallo scultore Alessandro Biggi, venne collocato al centro della piazza che avrebbe il suo stesso nome, ma che, tutti i carraresi, da sempre, per i motivi di cui sopra, chiamano piazza dell’Accademia. Il monumento di Mazzini non è esattamente al centro della piazza, che in origine aveva un estensione e un orizzonte molto più ampio, deturpato dalla costruzione di palazzo Biso, avvenuta nella seconda metà dell’800, che ne falsò, un po’, anche la sua caratteristica di confluenza e snodo su ben sette strade: via Santa Maria, via Rossi, via del Plebiscito, vicolo dell’Arancio, via Loris Giorgi, via 7 luglio e via Verdi. Il punto preciso in cui venne collocata la statua fu scelto per il grande valore storico e simbolico che rappresentava. Era il punto in cui, nel 1796 sorgeva l’albero della libertà, piantato dalle truppe francesi per festeggiare la cacciata degli austriaci e la fine dell’ancient regime: il luogo perfetto per mettere la statua di Mazzini il cui pensiero era inevitabilmente legato ai valori usciti dalla Rivoluzione francese.