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Diari Toscani

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Giovanni Spadolini: l’uomo che nacque repubblicano

DiPierluigi Califano

Set 17, 2022

Se gli esseri umani fossero in grado di intuire il proprio destino grazie ai segni che ci arrivano fin dalla tenera età, forse sarebbero più soddisfatti delle loro esistenze. Giovanni Spadolini lo aveva compreso dal momento in cui, nascendo da una madre borghese, Lionella Battisti e un padre pittore macchiaiolo nella Firenze degli anni venti dello scorso secolo. Fin da ragazzo mostrò interesse verso le arti e gli ideali laici e repubblicani. Crebbe e formò la sua istruzione durante il fascismo. Nel 1944 scrisse il suo primo articolo sul periodico: Italia e Civiltà, nel quale collaborava insieme a Giovanni Gentile. Fu un articolo molto critico nei confronti del fascismo, che aveva perduto i suoi ideali rivoluzionari. La passione per il giornalismo condusse Giovanni Spadolini a Roma, che diverrà la sua casa. Divenne editorialista per Il Messaggero, il giornale diretto da Mario Missiroli. Il suo piglio toscano lo mise sotto la luce dei riflettori e Mario Pannunzio lo volle come collaboratore per il settimanale: Il Mondo. Dal 1950 iniziò a collaborare anche con Il Borghese di Leo Longanesi. Nel 1953 Missiroli lo chiamò al Corriere della Sera e grazie a tale esperienza, dopo due anni, divenne direttore del Resto del Carlino. Nel 1968 fece il grande salto, fu designato come direttore del Corriere della Sera. Lo spirito repubblicano di Spadolini fu traslato nella conduzione del giornale. La linea politica si avvicinava al centrosinistra e l’editore non fu felice di quella scelta. Spadolini fu licenziato nel 1972, ma nuove sfide si scorgevano all’orizzonte. Era l’Italia del referendum per il divorzio, degli anni di piombo, degli scioperi. Nello stesso anno si svolgevano le elezioni politiche e Ugo La Malfa chiese ad Indro Montanelli se volesse candidarsi con il suo Partito, quello repubblicano. Montanelli declinò l’invito e consigliò a La Malfa di candidare Giovanni Spadolini, un vero repubblicano. Spadolini venne eletto e iniziò la sua lunga storia d’amore con la politica. La sua passione per le arti ne fece il promotore della nascita del Ministero dei beni culturali e ambientali. Nella sua Firenze continuò ad insegnare Storia contemporanea alla facoltà di Scienze politiche. Nel 1974 divenne ministro, il dicastero fu quello dei beni culturali e ambientali. Giovanni Spadolini profuse tutte le sue energie al fine di diffondere la cultura e preservare le opere d’arte. Fu promotore della legge a favore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Si fece paladino della legge contro il furto e danneggiamento delle opere d’arte. Nel 1979 venne eletto Segretario nazionale del partito Repubblicano Italiano, Indro Montanelli aveva visto giusto su quel giovane di belle speranze. Nel 1981 Giovanni Spadolini venne eletto Presidente del Consiglio dei ministri, fu il primo non democristiano a ricoprire l’incarico. Formò il suo primo Governo, presentando l’esecutivo al presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Durante la sua presidenza vennero istallati i missili a testata nucleare Cruise, nella base di Comiso in provincia di Ragusa. Ci furono manifestazioni di protesta, il muro di Berlino doveva ancora cadere ed era il prezzo da pagare per essere una nazione strategica nel Mediterraneo. Nel 1982 gli ultimi reduci delle Brigate Rosse rapirono il generale americano James Lee Dozier, un alto ufficiale della Nato di base in Italia. Giovanni Spadolini fu a capo dell’operazione di liberazione del generale ed ebbe anche le congratulazioni dell’allora presidente americano Ronald Reagan. Quello fu l’inizio del declino delle Brigate Rosse che avevano permeato di violenza tutti gli anni settanta dello scorso secolo. Giovanni Spadolini si trovò a fronteggiare le tensioni internazionali causate dall’assassinio del Presidente egiziano Anwar Al-Sadat, l’ascesa di Solidarnosc in Polonia e gli scontri con il generale Wojciech Jaruzelski. Dovette mediare tra la Gran Bretagna e l’Argentina per la guerra delle Falkland. Paradossalmente il suo governo cadde per una faida interna tra i ministri Andreatta e Formica. Nell’agosto dello stesso anno, Giovanni Spadolini fu incaricato di formare un nuovo Governo che in realtà era un rimescolamento del precedente. Dettò alcune regole prima di accettare e degli obiettivi su alcune riforme costituzionali. Era un decalogo del quale furono attuate solo poche indicazioni. Solo nel 1988 fu promulgata la legge per il riordino e disciplina riguardante il Governo e la presidenza del Consiglio dei ministri. Nel suo secondo Governo, Giovanni Spadolini diede il via alle operazioni in cooperazione con le forze Nato. Nella missione Italcon in Libano furono impiegati centinaia di soldati italiani che tornarono dal paese dei cedri con vari problemi psicologici. Alla fine del 1982 il suo Governo cadde a causa dell’opposizione di Bettino Craxi. Le elezioni del 1983, quelle dello storico sorpasso del Partito comunista, dopo la morte di Berlinguer, vedranno il Partito repubblicano ottenere il record di voti, il 5%. Giovanni Spadolini fu ancora ministro tra il 1983 e il 1987. Fino al 1994 fu presidente del Senato della Repubblica. Nel 1992 gli venne preferito Oscar Luigi Scalfaro come Presidente della Repubblica, fu la sua grande occasione di arrivare a quel traguardo che sognava da quando sentì nelle vene scorrere il suo essere repubblicano. Giovanni Spadolini è scomparso nel 1994, all’età di 69 anni. È stato un buon politico, un accademico, un uomo di grande cultura, in confronto all’attuale classe politica di certo un gigante che ha nobilitato gli scranni del Parlamento.