I romani erano penetrati nel territorio apuano, seguendo il lato destro del fiume Auser: quello che poi verrà chiamato Auserculum e quindi Serchio, tramite la via Clodia Nova o Secunda, così chiamata per distinguerla da una via omonima tra Toscana e Lazio, che metteva in comunicazione Lucca con la valle di Apua. Era una via che si inerpicava lungo la valle dell’Auser fino al “Forum Clodi” che, secondo alcuni storici, corrisponderebbe a Sala, ovvero Piazza Massese fino al 1923, e, in seguito diventato Piazza al Serchio. La strada terminava lì e, da quel luogo si diramavano percorsi in varie direzioni, che oggi si rintracciano nelle diverse strade provinciali della zona, sfruttando sentieri rupestri, mulattiere e i tratturi delle transumanze dagli alpeggi alla valle. In epoca antica, da Sala si ascendeva per Colognola, poi Giuncugnano e quindi a Regnano dove, poco più a monte si apriva il passo Tea, con l’ospitale di San Jacopo, costruito con lo sviluppo delle vie Romee, oggi ridotto a pochi ruderi, difficilmente rintracciabili. Il passo era usato per affacciarsi in terra di Apua fino all’arrivo dei Romani. Da lì erano scesi i Ligures, per arrivare nella valle dell’Auser. Tutte queste zone erano state colonizzate dai Ligures, che, tramite passaggi di montagna, erano poi giunti nel frignanese.
A Minucciano è in uso, ancora oggi, un antico dialetto che alcuni (che evidentemente non conoscono il carrarino) dicono etrusco, ma che pare, decisamente, più apuano che etrusco (come esempio citiamo il termine “gorpa”, per indicare la volpe, che in carririno si dice “golpa”). È difficile, infatti, che un termine così particolare possa essere sopravvissuto intatto al passato, in luoghi così distanti. È vero, invece, il contrario, e cioè che una contaminazione ligure possa aver residuato i medesimi vocaboli in luoghi, che poi si sono separati. I romani fecero il percorso inverso e, da lì arrivarono a prendere Apua. Nel 180 a.C., i proconsoli Cornelio e Bebio ottennero la resa di Apua, cui seguì la già citata deportazione. Va aggiunto che, secondo molti storici, questa deportazione non fu, in realtà, un grosso trauma per il popolo apuano, in quanto il Senato accordò condizioni particolarmente favorevoli ai vinti: ai dodicimila guerrieri arresisi vennero promesse, e poi concesse, terre che garantivano anche due raccolti l’anno nel Sannio, venne dato denaro e fu concesso loro di partire “cum feminis puerisque” cioè con mogli e figli, che dunque rappresentavano i tre quarti dei 47.000 citati. Inoltre, venne loro data una somma da gestire per sopportare eventuali periodi di carestia, almeno fino alla loro integrazione definitiva. Ai guerrieri venne data la possibilità di farsi “assumere” come mercenari, a condizioni economiche particolarmente vantaggiose. Insomma, alla fine i liguri apuani deportati furono trattati in modo veramente speciale. Non si sa se il trasferimento nel beneventano avvenne per via terra o via mare, ma si sa che, comunque, tutto andò a buon fine e il Senato celebrò il trionfo, che si concluse senza alcuna ulteriore rivolta (“nullo bello gesto”). Gli apuani deportati vennero chiamati anche “bebiani” e “corneliani” dal nome dei proconsoli e vennero destinati in aree distinte (area archeologica di Macchia), dove poterono mantenere una loro identità di comunità e si integrarono nel territorio solo nel corso di alcune generazioni.
Quando il percorso attraverso la Lunigiana ancora non esisteva, nel 183 a.C., i romani usarono invece un altro valico, quello di Predarena, per soccorrere le loro truppe assediate a Tannetum (attuale Taneto) vicino a Parma lungo la via Emilia. Lasciata Sala, il percorso andava in direzione del valico passando attraverso l’attuale paese di Sillano, che all’epoca non esisteva ancora. Pare, infatti, che il borgo prese il nome da Lucio Cornelio Silla, che, nel 101 a. C. fu costretto, con le sue legioni a svernare in quel luogo perché il vicino valico era coperto dalla neve. La meta di Silla erano i Campi Raudi, una località vicino a Vercelli nella quale avvenne una furiosa battaglia tra i Romani e la tribù germanica dei Cimbri, terminata con la distruzione di questi ultimi.
Conquistata Apua, i romani molto presto costruirono la via Clodia Nova, poi integrata nella via del Volto Santo, che accedeva a Minucciano e in seguito a Pieve San Lorenzo, a Casola, e infine a Fivizzano (altro possibile forum Clodi). Da lì, tramite la Val dell’Aulella, oppure per Fosdinovo, la strada portava a Luni. Secondo alcuni storici con la definizione “forum Clodi” si intendeva tutto il percorso stradale fino a Fivizzano. Il passo dei Carpinelli venne aperto solo molto più tardi.