In una giornata che sembrava uguale a tutte le altre, nella mia vita è comparsa Erika Ferrari. Arrivata dopo un lungo viaggio a piedi, ha stravolto completamente la mia routine quotidiana. Energica ed instancabile, il suo percorso da camminatrice è iniziato a Parma, la sua città. Dopo diverse tappe, con il suo progetto di inclusività, è arrivata sino al luogo del nostro incontro: la costa di Marina di Massa. Capelli lunghi che incorniciano un viso da ragazza, un corpo scolpito da lunghe sessioni di danza e ginnastica, ed un caratterino niente male, sono i tratti che la contraddistinguono. Erika Ferrari vanta un curriculum infinito: sono molte, infatti, le discipline in cui primeggia. Ex atleta, danzatrice e ginnasta di livello nazionale, oggi è coach, coreografa e giudice internazionale di cheerleading e cheerdance. Inarrestabile e preparatissima, conduce un tg e intervista personaggi pubblici. La sua capacità espressiva colpisce subito e fa scattare facilmente l’ammirazione per le sue molte qualità. Una donna tra le donne, una ragazza in gamba.
Quando ha iniziato a praticare la ginnastica?
Avevo quasi quattro anni e, con mia madre, accompagnavo mia sorella a lezione di ginnastica. Siccome non stavo ferma, mi madre chiese all’insegnante di accogliermi nei corsi, nonostante la mia tenera età. All’epoca non esistevano body della mia misura, per cui mia madre mi faceva indossare il costumino da bagno. Non ricordo molto di quel periodo perché ero veramente piccina, ma i racconti hanno creato, in me, il ricordo di questa bimba ipercinetica che adorava saltare, muoversi, giocare e arrampicarsi dappertutto. A otto anni mia madre mi ha iscritta al corso di classica. Di questa parte ho molti ricordi: l’insegnante che regolarmente picchiettava il bastone sulle dita dei piedi affinché stendessimo le punte; lo chignon stretto stretto perché non si doveva muovere niente; le gambe livide dal freddo perché le giovani danzatrici dovevano tassativamente indossare body nero, mezzepunte e calzini bianchi alla caviglia. Ricordo le prove del primo saggio a teatro: la maestra ci portò dal fotografo per le foto ufficiali in posa perfetta e con fondale fotografico. Il body, ma soprattutto i tutù con le coroncine che mi facevano sentire una principessa ballerina.
Come è stato il suo percorso artistico?
Dentro di me ho sempre sentito una spinta a fare e creare: tanta fantasia e poche possibilità. Abitavo alla periferia di un micro paesino in provincia di Parma. Famiglia umile, senza velleità artistiche o aspirazioni particolari. Avevamo una sola auto che usava il papà e siccome i mezzi pubblici non erano accessibili, dovevamo accontentarci di quel che il paese offriva. Per il resto c’era la fantasia: con quella, creavo nei miei pomeriggi solitari passati in casa a sognare di fare cose bellissime. Per le mie coetanee andava bene una vita così, ma per me no. Sono sempre stata molto diversa dagli altri.
A chi si ispirava nei suoi sogni?
Sono cresciuta negli anni ‘80 con il telefilm “Saranno Famosi” e con una sorella, che mi usava come una Barbie cercando di farmi fare la spaccata come Heather Parisi. Non potevo studiare con insegnanti qualificati, ma imparavo dalle correzioni che l’insegnante Lydia Grant dava agli attori ballerini del telefilm. Mi specchiavo nel vetro della porta del balcone e incastravo i piedi sotto al divano per migliorare il collo del piede.
Quando ha capito che la ginnastica era il suo destino?
Nel 1986 partecipai per la prima volta ai Giochi della gioventù di ginnastica artistica. Ricordo un treno di adolescenti: venimmo tutti ospitati presso gli impianti dell’acquacetosa a Roma per disputare i campionati italiani. Lì mi sono sentita per la prima volta una atleta e l’energia che ne derivò fu tale che decisi che quella sarebbe stata la mia vita, rinunciando così a diventare una principessa o una cantante rock. Alle superiori iniziare a studiare ginnastica artistica alla scuola Danza Parma. Sfruttavo il viaggio che mi portava dal piccolo Noceto alla città, per fermarmi, nella pausa pranzo, ed avere così la possibilità di studiare le discipline che mi facevano sentire bene.
Come proseguì la sua carriera d’atleta?
A 17 anni ci fu il salto di qualità, grazie al professor Ciro di Cristino della palestra Life di Noceto. Lui mi propose di diventare insegnante di ginnastica aerobica prima e atleta di ginnastica aerobica competitiva poi, il tutto dopo due mesi di frequentazione della palestra. Così che iniziò la mia carriera. Gare, competizioni, spettacoli, esibizioni, dimostrazioni in pubblico, master class e workshop a livello internazionale. Da cosa nasce cosa e dalla ginnastica aerobica competitiva passai a studiare il fitness, funky, hip hop, cheerleading e cheerdance, danza aerea acrobatica, fino arrivare ad oggi.
Quali sono le sue più grandi passioni?
Effettivamente, molte delle persone che conosco mi chiamano vulcano, perché riesco sempre a fare tantissime cose nello stesso momento: cose che, per me, sono naturali, ma che, per gli altri, sono fuori dalla norma. Tutto quello che faccio mi appassiona. Quando la passione non c’è più devo immediatamente smettere di fare quella cosa e non riesco a proseguire neanche su offerta di alti compensi. Faccio per il gusto di fare, dò per il gusto di dare, a prescindere da ogni tipo di compenso. Sono un po’ come i bambini, se mi piace lo faccio, se non mi piace non lo faccio!
Quali sono le sue passioni, oggi?
Dopo 30 anni di carriera in campo artistico e sportivo, oggi, la mia passione è nella danza aerea, soprattutto cerchio aereo, e nella divulgazione di quelle cose che accendono il fuoco in me, motivo per cui ho ripreso a scrivere articoli divulgativi e a pubblicare servizi video come TG SmartNewS e RaccontamInAzione.
La sua capacità di esprimere il suo essere è invidiabile, come è arrivata a questo livello di consapevolezza?
La vita è un percorso: gli ostacoli sono opportunità, le cadute sono maestre di vita. Più cadi, più impari. A volte le cadute fanno così tanto male, da farti pensare che sia tutto finito e che non valga più la pena di andare avanti, ma, poi, dentro di te, c’è una fiamma che si accende, una voglia di arrivare all’obiettivo, un bisogno di realizzarti e di sentirti in pace con te stessa, che ti spinge oltre ogni difficoltà. Cadere fa male, ma è molto peggio rimanere rinchiusi dentro quel buco nero, che non ti fa vedere un filo di luce e che continua a farti sentire fallito.
Qual è la strada per uscire dai buchi neri che si incontrano nella vita?
Si inizia a cercare delle chiavi di lettura, delle soluzioni, degli aiuti, delle strategie. Si legge, si cerca in rete, si chiede aiuto ai professionisti, e, passo dopo passo, ci si guadagna la vetta, o meglio ci si guadagna il percorso che porterà alla vetta come nella poesia Itaca La vita, per me, è un esame continuo, come se ogni giorno dovessi sostenere l’esame di maturità, chiedendomi, continuamente, se quello che faccio è quello che voglio fare, se quello che dico è quello che voglio dire, se quello che penso è quello che sento veramente. Se la risposta è sì, bene, allora procedo, se la risposta è no, cerco soluzioni per uscire da quella situazione statica e stantia e trovare un percorso più consono alla mia attitudine ed indole.
Che posto occupa l’amore nella sua vita?
Amor vincit omnia. L’amore è tutto. Senza amore non c’è vita In un momento molto buio della mia vita, ero nel mio tunnel, chiusa, sola e cercavo quella fiamma di amore che scaldasse il mio cuore, ed è stato proprio in quel momento, che è nato il brand I’mPossible. Perché, a volte, basta un semplice apostrofo a cambiare il senso della vita e quello che, inizialmente, sembra impossibile poi diventa possibile e tutto questo si traduce in NDC.
Cosa è NDC?
È il nome della scuola di danza, presso la quale mi occupo di direzione artistica ovvero la new DanceClub asd di Noceto, ma NDC sta anche per New Dimension of Consciousness, cioè nuova dimensione della consapevolezza, perché solo quando cadi, o ti fermi riesci a visualizzare dove sei e a capire cosa fare nel tuo cammino. E per me la risposta nell’amore e questo lo si capisce anche dalle t-shirt che indossiamo per RaccontamInAzione: sul davanti abbiamo una info gotica con il cuore che scrive il logo del brand, mentre sul retro della maglietta ci sono dei tagli voluti sia per creare un outfit audace e sexy, sia, soprattutto per simboleggiare le cadute, le cicatrici, le lacerazioni che nel nostro passato abbiamo vissuto, che ci hanno segnati, grazie alle quali siamo quelli che siamo in questo qui ed ora.
L’amicizia è un valore importantissimo, lei è sempre dalla parte delle donne. Da dove nasce questa propensione?
Credo che trovare degli amici sinceri sia una nostra missione di vita. Di conoscenze ne abbiamo tante, ma di amicizie poche, soprattutto fra donne, perché siamo tutte vittime di questa società misogina, che ci ha voluto far credere di dover dipendere dal maschio. Spesso, le persone mi definiscono femminista, ma credo che sia un termine sbagliato, perché non ho mai chiesto la parità: non credo che maschio o femmina siano pari nè uguali, anzi, credo che ogni genera abbia la propria modalità di espressione. Indubbiamente, si può dimostrare che tutti sono in grado di fare tutto, ma credo che la riscoperta della femminea, sia da parte delle donne, sia da parte dei maschi, sia un traguardo a cui dobbiamo ambire, per riuscire a risvegliare questo mondo assopito e dormiente da secoli di letargo. Credo nella grande Dea e credo nel l’energia e nella luce e credo che le donne siano chiamate ad un grande compito: il risveglio dei sensi e dell’umanità.
Quali sono i suoi più grandi successi?
A livello personale, credo che il più grande successo sia quello di esistere qui ed ora, di essere riuscita ad avere un mio spazio, un mio percorso, una mia personalità nonostante la società mi volesse uniformata. A livello professionale amo le sfide e rendere possibile ciò che, apparentemente, sembra impossibile, e il progetto DiversitAbility Parma ne è un esempio concreto. A livello artistico ritengo che ogni coreografia che realizzo sia un grande traguardo. Amo il bello e la bellezza a prescindere da ogni gusto di tendenza o moda.
Cosa vorrebbe per il suo futuro?
A livello artistico professionale vorrei potermi dedicare solo ed esclusivamente all’arte e alla creatività, usandoli come veicoli per divulgare conoscenza ed informazioni, con cui aiutare noi stessi e l’umanità a sentire in modo differente, a vedere in un altro modo, a risvegliarsi. A livello privato vorrei una famiglia.
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Fermati, respira, chiudi gli occhi, fai delle domande, resta in ascolto dei segnali che l’universo ti manda. L’universo è immenso, così come sei immensa tu. Ama, sogna, realizza i tuoi sogni. La magia c’è, esiste. Tu sei magia. E come dicono i Maya: il tempo è arte, e tu sei arte incarnata nel tempo.
Foto per gentile concessione di Erika Ferrari