Ritorna sabato 3 settembre la marcia della pace in ricordo di Don Lorenzo Milani. Tema della 21^ edizione: “La pace. Tra non violenza e resistenza”.
I partecipanti percorreranno i luoghi del priore di Barbiana che dal 1954 visse lì per 13 anni portando avanti la sua scuola popolare con dedizione, impegno e in antitesi con le istituzioni.
Tutto è già stato detto su Don Milani attraverso testi, documentari, film, incontri. Sicuramente rappresenta un uomo molto discusso ma con una volontà esemplare di cambiare le cose intorno a sé e di promuovere la cura per l’altro, forte di quello che fu il suo motto: “I care”, “Ho a cuore, ci tengo”.
Lorenzo Milani nacque nel 1923 a Firenze da una famiglia colta e molto in vista. Dopo i primi venti anni della sua vita passati tra gli agi, le vacanze a Cortina, i soggiorni nella villa di Montespertoli e in quella a Castiglioncello, arrivò per lui la fede, con la scoperta del vangelo. Passò così da essere Lorenzo Milani, un ragazzo dell’alta borghesia, a Don Lorenzo Milani.
Innamorandosi di Gesù, rinacque una seconda volta e come sacerdote fu sempre alla ricerca di una purezza e di una povertà quasi francescane. Visse a San Donato di Calenzano, dove organizzò una scuola serale per giovani e operai affinché “sapessero dominare la parola” per districarsi nella vita. Don Milani usava perfino staccare il crocefisso dalla parete per non impedire ai socialisti o agli atei di avvicinarsi alla sua scuola popolare. Fu un prete scomodo, accusato dalle gerarchie ecclesiastiche di confondere le idee politiche degli studenti. Milani andò avanti per la sua strada avvicinandosi alle idee di La Pira e non nascose la sua simpatia per i sindacalisti. I suoi messaggi vennero presi per comunisti, quando invece lui riproponeva il messaggio evangelico autentico. Fu visto come eretico. La diffusione del suo libro “Esperienze pastorali” fu vietata dal sant’uffizio e lui esiliato a Barbiana, un posto sperduto nelle montagne del Mugello dove iniziò a far scuola ai figli dei contadini, dando così il via a un’esperienza destinata a lasciare un segno indelebile in tante menti. Tra i suoi scritti, frutto di un lavoro a più mani con i suoi studenti, rimangono indimenticabili “Lettera a una professoressa” e “L’obbedienza non è più una virtù” in cui difendeva i giovani obiettori di coscienza accusati dai cappellani militari di essere vigliacchi.
Leandro Lombardi, presidente del “Centro documentazione Don Lorenzo Milani” ha detto: “Quest’anno siamo riusciti a fare un percorso insieme con il gruppo degli allievi di Calenzano, la fondazione Don Milani di Barbiana e l’istituzione Don Milani di Barberino, ritrovandoci insieme in questa riflessione sulla pace che prende spunto dal grande documento ‘L’obbedienza non è più una virtù’ che Don Milani scrisse contro i cappellani militari, rivendicando una posizione antimilitarista. ‘Chi sono gli oppressi, gli emarginati, gli aggrediti? Quella è la nostra parte’ ecco la domanda che si pone il priore di Barbiana”.
La marcia per la pace a Barbiana esiste dal 2002. È organizzata dal comune di Vicchio oltre che dalle associazioni milaniane con il patrocinio di regione Toscana, consiglio regionale toscano, Città metropolitana di Firenze e unione montana dei comuni del Mugello.
Alle ore 8.30 i partecipanti si ritroveranno in piazza Giotto a Vicchio per i saluti istituzionali. La partenza è prevista alle ore 9 con l’arrivo a Barbiana alle ore 11.30, dopo una pausa al lago Viola.