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Diari Toscani

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“Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono”. Galileo Galilei fin dal suo primo vagito a Pisa nel 1564, aveva probabilmente lo sguardo universale che hanno pochi uomini sulla terra. Nacque con quella visione d’insieme che andava oltre le tradizioni consolidate e acclarate come veritiere. Durante i suoi studi a Pisa sposò una sua cugina rimasta vedova, Galileo aveva 14 anni. Continuò il suo percorso scolastico a Firenze, suo padre tentò di fargli studiare medicina, Galileo era attratto dalla matematica. Più in particolare quella legata alla meccanica, al fine di risolvere problemi pratici e ingegneristici. Nel 1585 sviluppò la sua prima rilevante scoperta: l’isocronismo delle oscillazioni del pendolo. Esso stabilisce che il tempo di oscillazione di pendoli di eguale lunghezza è costante cioè le oscillazioni sono isocrone, qualunque sia l’ampiezza dell’oscillazione. Nel 1586 trovò una soluzione al problema della corona di Gerone. Era il principio con il quale Archimede aveva immerso in un liquido la corona di Gerone, tiranno di Siracusa, al fine di scoprire se fosse tutta d’oro o se una parte di essa fosse d’argento. Galileo Galilei inventò uno strumento di rilevazione idrostatica per la determinazione del peso specifico dei corpi. Nel 1587 arrivò a Roma, aveva 23 anni ed aveva già fatto delle scoperte scientifiche. Si incontrò con l’astronomo tedesco Cristoforo Clavio e comprende che le leggi matematiche possono essere applicate all’osservazione dei corpi celesti. Dal 1589 al 1592 Galileo Galilei ottenne la cattedra di matematica all’università di Pisa. Insegnò ai suoi studi di comprendere la materia attraverso il metodo empirico e non basandosi soltanto su conoscenze stabilite e consolidate. L’ambiente accademico di estrazione aristotelica fu ostile al metodo di insegnamento di Galilei. Nel 1591 morì Vincenzo, suo padre. Galileo dovette provvedere a mantenere tutta la famiglia. Per tale motivo accettò la cattedra all’Università di Padova, lo stipendio era ragguardevole, 180 fiorini l’anno. Nel 1604, durante il suo periodo padovano, fra’ Ilario Altobelli scoprì una nuova stella luminosissima, quella che oggi è nota come la Supernova di Keplero. Galileo Galilei interpretò il fenomeno come prova della mutabilità dei cieli. La parallasse, ovvero lo spostamento apparente di una stella sulla volta celeste rispetto a un osservatore terrestre, dovuto al moto di rivoluzione della terra intorno al sole. Nel 1604 accadde qualcosa di straordinario. Galileo Galilei, grazie all’apparizione della Supernova e alla credulità della gente, iniziò ad elaborare oroscopi personalizzati al prezzo di 60 lire venete. Questa versione Paolo Fox non piacque all’Inquisizione di Padova, anche se il caso venne insabbiato, in quanto Galilei si era occupato di astrologia natale e non previsionale. Tornando alla frase di apertura che pronunciò Galilei, nel 1609, lo stesso scienziato presentò un apparecchio per osservazione del cielo, voleva confutare le teorie copernicane. L’invenzione del cannocchiale, l’antesignano dei moderni telescopi, grazie a una lente convessa di sua creazione, fu qualcosa di straordinario per l’epoca. Grazie alla nuova invenzione, Galileo Galilei poté osservare alcune stelle che non erano visibili a occhio nudo. Che la superficie della luna non era liscia, ma ruvida, rocciosa e costellata di prominenze. Scoprì alcuni satelliti che dedicò, per ingraziarli, alla casa medicea. Nel 1610, il governo fiorentino gli conferì la cattedra di Matematico primario dello Studio di Pisa senza l’obbligo di presenza, Galileo Galilei si trasferì a Firenze. Nel 1611 fu di nuovo a Roma per presentare le sue scoperte. Fu accolto con tutti gli onori, anche dal papa Paolo V. Tuttavia, le idee che stava diffondendo non piacevano all’ala oltranzista in ambito ecclesiastico. Il cardinale Roberto Bellarmino, già giudice nel processo contro Giordano Bruno, non gli perdonava che le nuove teorie intaccassero la teologia tradizionale. La difesa dell’eliocentrismo, la confutazione dell’horror vacui di Aristotele, furono destabilizzanti per la Chiesa. Nel 1615 Galileo Galilei fu di nuovo a Roma. Si dovette difendere dalle accuse di eresia da parte del Sant’Uffizio. Era appoggiato dal granduca Cosimo de’ Medici, tuttavia non riuscì ad evitare l’abiura da parte del Papa. Affranto, Galileo tornò ad osservare il cielo, l’unico luogo nel quale si sentiva libero. Nel 1618 apparvero tre comete. Il gesuita Orazio Grassi sostenne che fossero corpi celesti situati oltre il cielo della luna, quindi avvalorava l’ipotesi che la terra fosse il centro dell’universo. Galileo Galilei rispose attraverso il suo discepolo Mario Guiducci. Le comete non erano oggetti celesti, bensì effetti ottici prodotti dalla luce solare su vapori elevatisi dalla terra. Nel 1624 tornò a Roma per rendere omaggio al nuovo papa Urbano VIII. Tentò di farsi concedere la tolleranza della chiesa riguardo il sistema copernicano. Non ottenne nulla, in quell’occasione enunciò la prima bozza della teoria dei gravi. Aveva scoperto che la caduta di due corpi di peso diverso ha lo stesso tempo. Lo notò perché fece dalla torre di Pisa due pesi diversi e si rese conto che quello più pesante toccò prima il suolo ma solo di poco rispetto all’altro. Nel 1633 ricevette la condanna definitiva, venne condannato al carcere formale. La sua prigionia consistette nel domicilio coatto presso l’abitazione romana dell’ambasciatore del Granducato di Toscana. Negli ultimi anni intrattenne un’affettuosa corrispondenza con Alessandra Bocchineri, una donna di 33 anni. Tale epistolario renderà lievi gli ultimi anni della sua esistenza vissuti in quasi totale cecità. Il toscano che era riuscito a guardare il cielo come nessuno mai, che aveva visto oltre il cielo, chiuse gli occhi nel gennaio del 1642. I suoi studi sono stati propedeutici per lo studio dell’universo, per la meccanica quantistica cara ad Einstein e Stephen Hawking.