In principio furono aerostati: era il 1884, il regno d’Italia esisteva da poco più di 20 anni e gli studi sull’aerodinamica erano arrivati a produrre enormi palloni capaci di galleggiare nell’aria, ai quali veniva attaccata una prima, rudimentale, piccola cabina, per lo più un enorme cesta, per l’equipaggio e i passeggeri, che comunque erano in numero molto limitato. Ma le potenzialità del volo erano facilmente intuibili, quindi, il ministero della guerra, in quell’anno, decise di istituire un servizio aeronautico dotato di aerostati destinati alla ricognizione. I velivoli si perfezionarono a una velocità sorprendente e agli inizi del ‘900 i fratelli Wright avevano fatto volare i loro alianti con a bordo il pilota. Allo scoppio della prima guerra mondiale, in Italia non esisteva ancora un esercito di aria, ma c’era una sezione operativa nella quale venivano addestrati i soldati a pilotare piccoli aerei, ancora con lo scopo della ricognizione. Già nel 1916, però, i primi ricognitori sulle Alpi carniche e sulle Dolomiti, avevano finito per essere coinvolti in scontri a fuoco e inseguimenti aerei con i piloti nemici, riportando diverse importanti vittorie in battaglie aeree. Tra costoro, c’era il sottotenente dei bersaglieri Rino Corso Fougier, che dall’esercito era stato passato al battaglione scuole aviatori e rapidamente aveva preso il brevetto da pilota. Le prime spericolate acrobazie in alcuni combattimenti furono opera sua e gli valsero diverse medaglie al valor militare, oltre alla convinzione che la pratica delle acrobazie aeree potesse essere la miglior formazione per un pilota militare.
Fu, proprio, il tenente colonnello Fougier, che, il primo settembre 1928 portò la prima esibizione acrobatica di un gruppo di aerei davanti al pubblico riunito all’aeroporto di Campoformido, in Friuli Venezia Giulia, riscuotendo un enorme successo. Nel 1930, nel corso della Prima giornata dell’ala, lo stormo di caccia addestrato da Fougier realizzò evoluzioni che strabiliarono il pubblico, tra le quali anche la “bomba”: una picchiata in una formazione da cinque aerei culminante con la deviazione di ciascun pilota sul proprio bersaglio. Non era ancora “volo acrobatico”, ma era sicuramente il suo vicinissimo precursore. La disciplina dell’acrobatica aerea, nacque come forma di allenamento per i piloti e quasi da subito divenne il fiore all’occhiello della neonata aviazione italiana. Pattuglia Folle della Regia aeronautica fu il nome dato ai primi spericolati piloti acrobatici che parteciparono a varie manifestazioni negli anni ‘30 guidati dal capo-pattuglia Bruno Sartori, che fu, poi medaglia d’argento al valor militare. La seconda guerra mondiale azzerò tutto, compreso la passione per il volo acrobatico che, tuttavia, si assopì soltanto, per rinascere ancora più salda al termine del conflitto. La prima esibizione della rinata aeronautica acrobatica fu a Padova nel 1947 con tre piloti del 51° Stormo a bordo di aerei Mustang di produzione americana e Spitfire, creati in Inghilterra. Subito anche i piloti del 5° Stormo formarono una pattuglia acrobatica usando gli Spitfire e nel 1950, nacque il Cavallino Rampante, una pattuglia di quattro piloti del 4° Stormo che pilotava velivoli D.H. 100 Vampire. A farsi conoscere in Europa, con mirabili partecipazioni ai primi air show internazionali fu la pattuglia Il Guizzo, formata da piloti del 5° stormo su aerei F-84G Thunderjet, che ricominciò a presentare la manovra “bomba” nella quale dopo una salita in loop ogni aereo si gettava in picchiata in direzioni opposte. I piloti del Guizzo furono le prime star del volo acrobatico italiano, tanto che nel 1955 venne loro dedicato il film “I quattro del getto tonante”. Dall’uscita del film, la pattuglia cambiò nome diventando per tutti i Getti Tonanti. L’anno successivo, tuttavia, lo stormo di maggior successo nel volo acrobatico fu il 51° con le sue Tigri Bianche, che, a sua volta, dovette cedere il primato, sul finire degli anni ’50 al ritorno del Cavallino Rampante che introdusse l’uso di generatori di fumo bianco per creare le famose scie ad effetto. Di seguito si susseguirono i Diavoli rossi e i Lancieri neri, reparti acrobatici che si fecero apprezzare negli Stati Uniti e in Iran. Nel 1959 venne ricreata la pattuglia dei Getti tonanti che, l’anno dopo, inserì nella sua livrea i cinque cerchi olimpici in onore dell’Olimpiade di Roma. Fu solo alla fine del 1960 che lo stato maggiore dell’aeronautica militare comprese la necessità di creare un solo reparto stabile di piloti acrobatici, ponendo fine all’alternanza tra i vari stormi. Il primo marzo 1961 nacque, nell’aeroporto di Rivolto, quindi la Pattuglia acrobatica nazionale in cui confluirono piloti provenienti da tutti i reparti dell’aeronautica militare, scelti dal maggiore Mario Squarcina, che era stato il capo dei Diavoli rossi e che ricevette l’incarico di formare il primo stormo. Nel 1961, gli aerei vennero dotati di un dispositivo capace di rilasciare scie colorate e il 313° Gruppo di addestramento acrobatico divenne per tutti le Frecce Tricolori. La Pan, Pattuglia Acrobatica Nazionale, con i suoi nove aerei in formazione più il solista è lo stormo acrobatico più numeroso esistente e, insieme alle Frecce Rosse inglesi, e ai Thundrbirds e Blue Angel americani, è la migliore del mondo. I membri dello stormo acrobatico vengono chiamati Pony con numerazione da uno a dieci, in onore al cavallino di Francesco Baracca, pilota medaglia d’oro al valor militare nella Prima guerra mondiale, usato come insegna del 4° Stormo. Il volo acrobatico, che si basa su passaggi dal piano verticale a quello orizzontale e che sottopone il pilota a fortissime variazioni di accelerazioni di gravità, è diventato anche uno sport agonistico, se pur praticato da un numero ristretto di piloti. La sede operativa delle Frecce Tricolori è a Rivolto, in provincia di Udine. Le esibizioni avvengono per tutto l’anno, in ogni parte d’Italia.
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