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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Con una pastasciutta gli italiani salutarono la fine del fascismo: ecco come nacque la pastasciutta antifascista

DiElena Mosti

Lug 24, 2022

Ricorrono, in questi giorni, le promozioni delle “Pastasciutte antifasciste” e, inevitabilmente, anche le polemiche legate a questi eventi, che dimostrano come l’origine di questa celebrazione sia sconosciuta ai più. La pastasciutta antifascista nacque il 25 luglio del 1943, il giorno in cui, dopo la riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini venne destituito e arrestato. In quel momento finiva, dopo 21 anni, il governo del Partito Fascista. Il re Vittorio Emanuele III designò il maresciallo dell’esercito, Pietro Badoglio, come nuovo capo del governo. Tanti italiani pensarono, erroneamente, che con la caduta di Mussolini sarebbe finita immediatamente anche la guerra. Tutti, comunque, esultarono e molti uscirono in strada a festeggiare la fine della dittatura fascista. A Campegine, in provincia di Reggio Emilia, la famiglia Cervi  lavorava nei campi,  quindi, non seppe subito della caduta di Mussolini. Tornando a casa, incontrarono numerose persone che festeggiavano, così decisero di celebrare quel primo momento di pace dopo 21 anni di dittatura, offrendo  a tutti quelli che erano in piazza un pasto  a base di pastasciutta. Trovarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono tantissima pasta che poi misero su un carro e portarono nella piazza di Campegine per distribuirla a tutti i cittadini e le cittadine. Fu davvero una festa, un giorno di serenità in mezzo alle preoccupazioni e le miserie della guerra che ancora non terminava. Tra le persone c’era anche un ragazzo con la camicia nera: anche lui fu invitato da Aldo Cervi a mangiare il suo piatto di pasta.

La guerra, tuttavia, nonostante la caduta del fascismo, non era finita e l’esercito italiano combatteva ancora  al fianco dei tedeschi. I sette fratelli Cervi, contadini e, da sempre, profondamente antifascisti, avevano, appena preso i contatti per entrare attivamente nella Resistenza. La caduta di Mussolini segnò l’inizio delle loro eroiche imprese, grazie alle quali misero in fuga molti nazifascisti e diedero aiuto e ospitalità a un gran numero di partigiani e di soldati sovietici. La loro parabola, cominciata con quella pastasciutta antifascista, durò molto poco: il 28 dicembre dello stesso anno, dopo essere stati arrestati e inutilmente torturati, vennero fucilati dai fascisti nel poligono di tiro di Reggio Emilia. La loro esecuzione segnò l’ esordio della Repubblica di Salò, al servizio della Germania nazista.  L’ esempio dei fratelli Cervi, il loro coraggio e le convinzioni a cui  sacrificarono le loro vite, invece, durarono per sempre e la vicenda dei fratelli Cervi rimase uno dei più luminosi passaggi della storia della Resistenza.

Il rito della pastasciutta antifascista nacque per ricordare i fratelli Cervi, dapprima nell’area emiliana in cui erano vissuti, ma, ben presto esteso a tutti quei luoghi che maggiormente subirono le persecuzioni nazifasciste come le città di Massa e di Carrara.

La  celebrazione della pastasciutta antifascista venne creata dall’Istituto Alcide Cervi e ha una serie di regole ben precise: il piatto di pasta deve sempre essere gratuito per rispettare l’origine della festa. A pagamento possono essere messi tutti gli altri prodotti proposti nella manifestazione. Nel corso dell’evento è obbligatorio un momento di ricordo dei fratelli Cervi e di come si è originata la pastasciutta antifascista. Infine, la celebrazione deve essere in linea con i valori di antifascismo, libertà, inclusione, giustizia e uguaglianza.