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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“Civico 30” (quarta parte) di Silvia Meacci

DiDiari Toscani

Lug 17, 2022

Serafina

Non mi sono nemmeno pettinata. Mi son tolta giusto giusto il grembiule. Ma tanto lei non ci fa caso a queste cose. Ha sempre la testa rivolta altrove. Chissà poi a che cosa. Busso, così non è necessario che aprano anche il portone di sotto. “Ci sei, Maria?”

“Arrivo, arrivo, eccomi”. Mi apre stanca, ma sorride, vedendo che ho in mano un gran pezzo di ciambellone. “Ti ho riportato la tortiera, era della misura perfetta, grazie! Ho per caso svegliato tuo marito?”. “Non ti preoccupare, Serafina. È sul letto, sì. Lo sai, la notte spesso resta in piedi nello studio. Entra, entra! Scusa il casino. Prendi un caffè? Non dovevi portarmi il dolce, comunque grazie! E la tortiera la potresti tenere pure tu, tanto io non la uso mai. Ti immagini, io, che faccio i dolci?”.

La vedo darmi le spalle. La osservo che alza il braccio, automaticamente, per aprire lo sportello e afferrare la moka. La seguo in tutte quelle piccole e meccaniche operazioni che, già lo so, produrranno un caffè imbevibile. Si muove con svelta eleganza. Chiude la finestra. Ritorna verso il tavolo, lo libera dalle briciole con un movimento veloce e rotatorio dell’avambraccio. Poi scuote la manica del maglione, noncurante del fatto che le croste cadano per terra. Toglie rapidamente dal piano di legno qualche oggetto a casaccio, per fare posto al nostro caffè con torta. La vedo anche chiudere bruscamente un quadernino della cui presenza non mi ero accorta prima. Boh, che avrà da nascondere? Ha un’agilità fisica, cui non corrisponde una linearità dei discorsi, una limpidezza. Infatti, dopo avermi offerto la tazzina colma di caffè, comincia due o tre discorsi intrecciandoli. Cerco di starle dietro nei ragionamenti e di conseguenza anche le mie risposte rimbalzano sconclusionate.

“Ma davvero? È scomparso l’ombrello di Tommi? Sai che anche noi non troviamo più gli stivali di gomma di Silvia?”

Deglutisco il caffè, come fosse saliva velenosa, ma fingo che mi piaccia. “No, non la vedo spesso la contessa, sarà da Natale che non la incrocio. La Rina, sì. Hai ragione, quella va sempre su e giù, affabile, ma leggermente viscida. Sì, il giornale oggi lo abbiamo comprato, posso prestartelo, se vuoi, tanto io leggo soprattutto i titoli, poi mi annoio e non finisco mai gli articoli. Anche oggi un fattaccio: due bottiglie incendiarie contro la sede dei partigiani cristiani. A Bologna. No, anzi, a Parma, ecco. Ma questi che pensano a fare violenza, non devono lavorare, non hanno famiglia, non hanno un minimo di morale? E se si faceva male qualcuno? Io proprio non capisco queste persone con i grilli per la testa. Non ci sono cose belle nel mondo su cui concentrarsi?” …

Maria

“Arrivo, arrivo, eccomi!” Mi tocca spegnere la sigaretta fumata a metà e aprire la finestra per far disperdere il fumo. Non mi va che se ne accorga. Serafina è così perfetta e tradizionale. Fa dei dolci davvero buoni, però. Speriamo che mi abbia portato qualcosa. È gioviale, generosa, ma decisamente un universo altro da me. Mentre preparo il caffè, sento che mi squadra da dietro. La rintontisco di domande. “A voi è successo niente di strano ultimamente? Perché, sai, l’ombrello di Tommi è sparito e ora che ci penso anche la portinaia, mesi fa, mi aveva detto di aver perso, inspiegabilmente, un annaffiatoio. Non l’avevo considerato un episodio degno di nota. Non ti pare bizzarro?” Accosto la finestra. “Anche a voi è capitato? Ma dai, cioè, chi può avere interesse a rubare oggetti simili?” .

Cerco di fare una specie di ordine sul tavolo. Sento che mi sta giudicando. Io non voglio perdere la mia vita a spolverare, a passare stracci e a cucinare manicaretti: ho altre battaglie da portare avanti. Lei non sa. Non capirebbe, del resto. Oddio, ho lasciato aperto il quaderno! Lo chiudo con un gesto rapido. Cerco di stare calma, non può aver letto niente. Continuo a parlare, la rintontisco.

“Non credo proprio che i nostri portinai possano fare cose del genere. È escluso, no? Poi al primo piano ci siamo noi e di sopra, l’avvocato Bottai, che mi sento di scartare totalmente e infine la contessa con la Rina. Ecco, lei mi sembra sfuggente. Non credo, nemmeno, che abbia parenti, nipotini, niente. Che se ne farebbe? Mi pare che faccia qualche oretta da Paolo…cioè dall’avvocato, intendo. Sai l’avvocato del piano di sopra? Lo conosci, no? Lei gli spiccia casa, cioè, giusto la cucina, il bagno, niente più. So che lui non fa entrare nessuno nel suo studio, è molto riservato. Non ho proprio idea di chi possa essere. La cosa mi destabilizza il giusto. Saranno coincidenze”.

Il ciambellone di Serafina è ottimo. Mi ricorda quello della mia tata a Roma. Me lo preparava con i pinoli, lei.

“Ce l’hai il giornale di oggi? Grazie, se me lo vai a prendere, sei un tesoro. Voglio leggere certe notizie. Eh, facile parlare come te. Solo perché noi abbiamo una famiglia, Serafina, dovremmo accontentarci? Delle nostre vite medioborghesi? Invece dovremmo fare un casino, difenderci… ma lascia stare, faccio solo per dire”. Lei mi osserva: è come se mi analizzasse dentro. Mentre le dico di non ascoltarmi, ripeto invece a me stessa che non bisogna lasciare stare un tubo, perché è come essere in guerra. La marea rossa ci invade. Tutti questi comunisti di merda che manifestano qua e là. Sono un pericolo. E noi dobbiamo far sentire la nostra voce. Lo dice Paolo. Lui le sa queste cose, lui ha i contatti giusti. Lui mi ha insegnato tanto e io lo aiuterò nella sua missione. Ma d’altronde, come potrei spiegarglielo a Serafina? “. Te ne vai già? Beh, allora grazie ancora per il giornale, se me lo porti e grazie per aver invitato Tommaso a pranzo. È sempre da voi!” …

Prima parte

Seconda parte

Terza parte

Illustrazione di Deborah Bertolini classe III A liceo artistico Gentileschi di Carrara