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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La notte in cui scoprimmo che i sogni si potevano avverare

DiVinicia Tesconi

Lug 5, 2022

Faceva un caldo bestiale, il 5 luglio del 1982. Era un lunedì e a Carrara, quasi tutti erano al mare all’ora di pranzo. In spiaggia, ma praticamente ovunque, si parlava solo di una cosa: la partita dell’Italia contro il Brasile dei mondiali di calcio in Spagna, che ci sarebbe stata nel pomeriggio alle 17. Il calcio, probabilmente anche grazie alla bellezza di Antonio Cabrini, terzino della Nazionale, non era più una cosa solo da uomini, ma appassionava decisamente anche molte ragazze e signore e tante di loro, non solo osavano entrare nelle tipiche discussioni calcistiche ritenute esclusivamente maschili, ma, il 5 luglio dell’82, non esitarono a lasciare la spiaggia per andare a vedere la partita. Alle 16, ora in cui di solito gli stabilimenti balneari erano più affollati, in spiaggia tantissimi cominciarono ad andarsene via. Un fuggi fuggi generale, senza fretta, né prevaricazioni, nel quale tutti lanciavano sguardi solidali agli altri tifosi, accomunati da quella disperata speranza taciuta e nascosta in fondo ad ogni cuore: battere il Brasile. Grossi gruppi di tifosi si radunarono davanti alle televisioni, eccezionalmente, portate nei bar degli stabilimenti. Non esistevano ancora i megaschermi, ma la partita venne trasmessa sullo schermo gigante del Supercinema, uno dei quattro cinema che esistevano nel centro di Carrara. Tanti, però, preferirono andare nel solito baretto di quartiere, a vedere la partita insieme agli amici. Qualcuno, più fortunato, che era riuscito a trovare un biglietto per la partita, era partito al volo per Barcellona. La maggior parte tornò a casa, qualcuno chiudendo anche negozi o attività di vario genere, a vedere la partita con i famigliari e con gli amici. Alle 17 di quel torrido lunedì, eravamo tutti lì, a guardare in tv il piccolo e vecchio stadio Sarrìa, nel quale orde di tifosi brasiliani già festeggiavano la più annunciata delle vittorie, e in cui, solo qua e là spuntavano timide bandiere italiane. Battere il Brasile era un sogno impossibile. Questo si erano detti tutti i vecchi e nuovi tifosi di calcio nelle chiacchiere cittadine. Avevamo avuto la grande soddisfazione di annullare i campioni uscenti d’Argentina con Maradona già avviato sulla strada del mito e sapevamo che avremmo dovuto accontentarci di quello. Ma sognare è gratis e a Carrara si dice: gratis anche la polmonite. Non volevamo dirlo, ma in fondo in fondo, tutti ci eravamo regalati quel sogno. Dal fischio di inizio dell’arbitro Klein, la città prese un respiro unico: grida e sospiri all’unisono, dai monti a quel mare in cui non era rimasto nessuno. E il sogno si materializzò e smaterializzò per due incredibili volte fino a diventare realtà con il terzo guizzo di Paolo Rossi e l’incredibile parata di Dino Zoff. Increduli, quasi storditi dalla bellezza di un sogno che si avvera, lasciammo che la gioia esplodesse in tutti quanti e ci scoprimmo, finalmente, per una volta, tutti amici, senza più distinzioni, né confini. Carrara, come il resto d’Italia, impazzava nella festa di quei tre colori, bistrattati, dimenticati, a volte vilipesi e in quel momento finalmente rappresentativi, davvero di tutti. Avevamo fatto l’impresa. Qualcuno cominciò a percorre il viale XX Settembre ad anello: Carrara Marina e ritorno, sventolando la bandiera italiana e suonando il clacson – il rituale di ogni fine campionato con i tifosi delle squadra vincitrice. Ma quel 5 luglio i tifosi erano tutti dalla stessa parte e presto divennero tanti in quel corteo, che poteva sembrare eccessivo per il semplice passaggio alle semifinali. Il Brasile era battuto e noi avevamo capito, in quel momento, che il campionato del mondo lo avremmo vinto noi. Forse, molti di noi avevano anche capito di aver assistito alla più bella partita della storia del calcio. I quarant’anni passati da allora non lo hanno mai smentito. I luoghi della città teatro di quei caroselli di tifo e di gioia, non sono cambiati granchè e neppure si è persa l’usanza di fare sfilate lungo il viale principale che collega il centro storico al mare per ogni vittoria calcistica. Tante, infatti, ce ne sono state, di vittorie di club e della Nazionale, festeggiate: l’ultima, solo un anno fa, con la vittoria dell’Italia agli Europei, che ha ricordato proprio i festeggiamenti dell’82. Bandiere di quegli stessi colori, entusiasmo un po’ viziato da un mondo del calcio che non ha mantenuto nessuno dei valori che esistevano nell’82, e ad infiammarsi nuovi giovani cuori, che di quel 5 luglio dell’82 hanno solo sentito parlare e non sanno, non possono sapere quanto fu grande la gioia di scoprire, per la prima volta, che i sogni più impossibili, qualche volta, si avverano.