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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

“Civico 30” (seconda parte) di Silvia Meacci

DiDiari Toscani

Lug 3, 2022

Tommaso

“Mamma, dov’è il mio ombrellino, quello giallo, il mio, quello che era fuori sul pianerottolo?”. “Nel solito posto, Tommaso!”. “Non c’è, uffa, uffa! Voglio scendere giù in cortile con Silvia. L’ombrello mi serviva per giocare alle spie… E questo? Cosa è questo? Ho trovato questo! Posso prenderlo?”. “Quello sembra un bastone da passeggio. Che ci fa qui un bastone da passeggio? Cioè non è mica nostro. Era davvero nel porta-ombrelli, quello fuori sul pianerottolo? Mah, l’avrà lasciato uno dei modelli del babbo. Sennò come ci è finito lì? E ora non mi pare il caso di disturbarlo per chiederglielo. No, per giocare, no, Tommaso, non lo prendere! Ha il pomo d’argento, tutto cesellato: sembra antico, prezioso, vedi? Vai, se vuoi. Mi raccomando: rimanete nel cortile, d’accordo? Io tra poco salgo su dall’avvocato”.

Uffa, quanto riguardo ha la mamma del lavoro del babbo! E lui deve dipingere, e non si può fare confusione, e non disturbare il babbo che dorme… Uffa! E lui? Lui dorme, anche ora dorme, dorme e non si può certo svegliarlo. Io, per esempio vorrei chiedergli se il bastone è suo, se lo posso prendere, ma mi sa di no. Peccato, però, quel bel bastone sarebbe piaciuto a Silvia. Sto bene con lei, facciamo le esplorazioni del giardino, giochiamo col Meccano e, qualche volta, mi prepara, per finta, la cena nei suoi tegamini colorati.

 Esco dalla porta e silvia mi compare davanti. “Ciao, sei già qui? Scendiamo?”. Silvia mi sorride. Come è bella! Ci voltiamo per correre giù e subito ci scontriamo con la Rina, quella del secondo piano. Fa la dama di compagnia alla contessa, la nobildonna tedesca. Stanno proprio sopra l’appartamento di Silvia.

“Ciao, ragazzi, bei diavolini!”

“Buongiorno, Rina!”

“Tommi, hai visto? Ma che stava facendo la Rina? Stava ad ascoltare? E poi non ti è sembrato che volesse nascondere qualcosa sotto la giacca?”

“Boh! Io non mi sono accorto di niente, sei tu la detective tra noi due! Dai, invece, giochiamo agli indiani? Se vuoi, tu puoi fare Toro Seduto!”. Per Natale mi hanno regalato il fortino, tutto di legno, con i posti di vedetta e la scritta marrone: Fort Alamo. Una meraviglia!

 Arrivati giù, facciamo per tirarlo fuori dal nostro nascondiglio, un vecchio cassone per gli utensili che il giardiniere ultimamente non utilizza più, ma non lo troviamo: non c’è: il fortino non c’è! Guardo e riguardo, ma niente, il cassone è chiaramente vuoto. In un angolo raccolgo un oggetto strano, un bastoncino di metallo, e non capisco proprio cosa possa essere. Vorrei chiamare il babbo, vorrei che mi si materializzasse il fortino, vorrei piangere, ma non voglio farlo di fronte a Silvia. “Perché non andiamo a chiedere a Mauro? Un falegname come lui dovrebbe intendersi di queste cose, no?” dice lei. Mi sembra un’idea ragionevole. Apro le mani che avevo già serrato in pugni rabbiosi. Certo, la mamma non vuole che si esca dal cortile, però, in fondo, si tratta solo di attraversare la strada.

Mi piace l’odore che c’è lì da Mauro, di colla, di segatura. “Bambini – dice il falegname – sembrerebbe un vecchio punzone antico: un punzone per incidere sui gioielli o sui vecchi coltelli a serramanico il marchio dell’orafo o del fabbro. Un bell’oggetto, direi”. “Grazie, Mauro!”

“Ma chi ve lo ha dato? Ehi, frugoli, dove state correndo? Ehi, bambini! Bambini!” Ma noi siamo già balzati fuori dal laboratorio e, mentre aspettiamo che la strada sia libera per attraversare, gli urlo dietro un altro grazie.

“Silvia, ma chi potrebbe aver fregato il fortino? Non ci sono altri bambini nel palazzo! Era lì, lo sappiamo bene: non può essere scomparso! E questo pulzone?”. “Punzone, Tommaso! Mi pare davvero un gran mistero. Indagheremo! Intanto che ne dici se domando alla mia mamma se puoi rimanere a mangiare a casa nostra?” …

Prima parte

Illustrazione di Edoardo di Casale classe III A, liceo artistico Gentileschi di Carrara