I sogni molto spesso possono diventare realtà, se sono supportati dalla tenacia e dal desiderio di raggiungerli. Danilo Franti, attore poliedrico, nato a Roma nel 1993, è riuscito in questi intento, studiando molto e lavorando ogni giorno per perfezionarsi. Precocissimo, ha iniziato a muovere i primi passi in teatro a sei anni e ha subito capito che quella del palcoscenico era la sua strada. Si è diplomato come attore ed aiuto regista all’Accademia Internazionale di Teatro di Roma, ha, poi, studiato a lungo per specializzarsi in alcune tecniche teatrali. Nel 2016 ha co-fondato, assieme Lilith Petillo e Venanzio Amoroso, la “Controtempo theatre”, compagnia teatrale attiva su tutto il territorio nazionale, il cui tratto è una professionalità contemporanea dal sapore antico, che produce spettacoli portati in scena anche in luoghi non convenzionali e non solo a teatro. Con le loro performance coinvolgono il pubblico “portando” l’arte nelle vite degli spettatori. Nel percorso con la Controtempo theatre Danilo Franti ha potuto esprimere tutte le sue doti camaleontiche e la sua capacità di entrare totalmente nei personaggi che interpreta riscuotendo molto successo e facendosi conoscere come grande artista dalle grandi potenzialità.
Può parlarci di quando ha iniziato a recitare? Che ricordi ha di quel periodo?
Il mio primissimo approccio alla recitazione è stato a sei anni, quando ho iniziato a frequentare un laboratorio amatoriale di teatro per bambini. Attraverso questo percorso ho iniziato a conoscere questa splendida arte, imparando quelle che, ad oggi, capisco essere delle solide basi. I ricordi di quel periodo sono bellissimi. L’approccio laboratoriale passava attraverso il gioco e il divertimento, ma senza sottrarsi alla serietà che è propria dei bambini nell’atto di giocare. Questo modo di avvicinarsi al teatro ho cercato sempre di portarmelo dietro, poiché credo che questo mestiere debba essere sempre affrontato con una vena ludica, non a caso nella lingua inglese recitare e giocare si esprimono con lo stesso verbo: to play.
Qual è stato il suo percorso di studi?
Molto variegato, per mia volontà. Dopo il laboratorio di cui ho parlato prima, ne ho frequentati altri, sempre di stampo amatoriale, che andavano dal musical al teatro fisico. Arrivato ai 16 anni, ho iniziato a capire che il teatro non poteva essere soltanto un hobby, ma avrebbe dovuto invadere tutta la mia vita accompagnandomi, giorno dopo giorno, nel mio percorso umano. Perciò ho iniziato a frequentare laboratori professionalizzanti di recitazione, biomeccanica, scherma scenica e canto fino ad approdare, finito il liceo, all’Accademia Internazionale di Teatro, nella quale mi sono diplomato come attore e aiuto regista. Da lì ho proseguito con seminari professionali per perfezionare, sempre di più, ogni aspetto di quest’arte sconfinata.
Dopo la sua formazione ha fondato una sua compagnia teatrale, può parlarcene? Ci parli anche delle persone che hanno dato vita con lei a questo progetto?
La Controtempo theatre è stata fondata nel 2016, da me e altri due colleghi di accademia: Lilith Petillo e Venanzio Amoroso. Il nostro affiatamento è nato proprio durante il percorso accademico che ci ha portato spesso a collaborare, fianco a fianco, sia come attori che come registi. Ormai siamo come fratelli e Controtempo è come una figlia: ci riempie di grandi soddisfazioni, nonostante sia molto impegnativa. Abbiamo scelto questo nome perché ci sentiamo di andare “controtempo”, contro il consumismo delle esigenze, sempre proiettati a far vivere il teatro in ogni interstizio dei luoghi. Esprimiamo la nostra arte non solo in strutture canoniche: cerchiamo di far “rivivere” il “Genius Loci” in un’ottica di valorizzazione e diffusione della conoscenza di siti e strutture di interesse storico culturale. Ville, castelli, strade, vicoli, piazze, chiese diventano per gli attori e gli spettatori i luoghi “drammaturgici”. Lì avviene il contatto, la promiscuità, gli umori si intrecciano e i respiri si confondono in un unico pathos, un’unica paura, un unico sorriso liberatorio. Il pubblico vive gli attori e questi ne sentono gli umori ed il coinvolgimento emotivo. Insomma, il nostro obiettivo è quello di far riavvicinare le persone, di qualsiasi sesso, genere, ceto ed etnia a questa splendida arte che, spesso, si è allontanata dagli spettatori.
Cosa rappresenta per lei il teatro oggi?
È una domanda alla quale non è per niente facile rispondere. Per me, attualmente, il teatro è vita. Frase che può sembrare molto banale, ma che ha molteplici significati. È vita perché non passa giorno della mia esistenza che io non sia immerso in questo lavoro: tra prove, spettacoli, progettazione di eventi, momenti di creazione artistica, costruzioni di scenografie, costumi, lavoro sui testi e tanto altro. È vita perché in momenti difficili è stato sempre una luce che mi ha spinto a non lasciarmi andare, a non buttarmi giù, a concentrarmi su qualcosa di bello. In momenti in cui il mondo si incattivisce riesco sempre ad avere davanti agli occhi qualcosa di elevato che ci rende meno bestiali. È vita perché mi porta ad avere scambi continui di idee, di punti di vista, di pensieri, di esperienze sia con i miei colleghi ma anche con il nostro pubblico. È vita perché credo che il teatro sia un modo per regalare un seme agli spettatori. Un seme che, se coltivato, può germogliare e creare nuove idee, nuove emozioni, nuovi pensieri che possono portarci a cambiare dei semplici gesti o a stravolgere le nostre vite. Ed è vita perché senza teatro mi sentirei perso.
Ho saputo che ha organizzato insieme a i suoi colleghi artisti una manifestazione pubblica di notevole importanza che allieta le serate Romane…
La compagnia ha vinto il bando cultura indetto dal XV municipio di Roma, pertanto ci stiamo occupando della direzione artistica di una rassegna che prevede diversi appuntamenti e che è iniziata il 18 giugno e terminerà il 16 luglio. Abbiamo pensato di proporre iniziative che potessero coinvolgere tutti andando incontro ad esigenze e gusti diversi: teatro itinerante, visite guidate con Plogging, corsi di yoga, boxe, atelier d’arte per bambini, Urban Art Land, mercatini del riuso e del baratto, stand up comedy, serate musicali e tanto altro. L’obiettivo della rassegna è aderente alla missione della compagnia: riportare l’arte in strada, nei parchi, nelle piazze. Tra la gente. Cinque intensi week end racchiusi nel programma della rassegna “E_state insieme in XV” che potrete trovare sui canali social di Controtempo theatre.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Abbiamo progetti sempre nuovi su cui lavoriamo tutti i giorni. Sicuramente parteciperemo a nuovi bandi e programmeremo nuovi spettacoli. Appena finita la rassegna, porteremo in scena a Pinerolo, in provincia di Torino, lo spettacolo “Gli infiniti modi di Giordano Bruno” e poi ritorneremo nel Lazio per altre serate di spettacoli. Per settembre abbiamo in cantiere di realizzare un nuovo progetto di cui non parlo ancora per motivi di scaramanzia e poi ci rimetteremo sotto con le attività e gli spettacoli che finalmente potremo riproporre alle scuole dopo qualche anno di forzato riposo. Il teatro è vita e con il teatro si rinasce ogni volta.