Ballerina, attrice, regista, autrice: Erica Murata è un’artista e una donna eclettica e determinata. Nata in Emilia, ma residente a Roma da molti anni, ha cominciato ad interessarsi all’arte sin da bambina. Il suo sguardo, che emana la sua energia e cattura il suo interlocutore, è sempre rivolto verso chi ha bisogno, impegnata nel sociale e disponibile verso il prossimo. Ha all’attivo molti spettacoli, sempre accolti benissimo dal pubblico e dalla critica. Erica è una regista trasformazionale, con il suo lavoro aiuta le persone a raggiungere i propri scopi ed obiettivi: una professione decisamente particolare e quasi unica, nella quale emerge la sua grande umanità, giustamente premiata dal successo.
Quando è iniziata la sua carriera nel mondo dell’arte?
La mia strada nel mondo dell’arte è iniziata da piccolissima quando da sola costruivo mondi immaginari legati al cinema e al teatro. A otto anni avevo già le idee chiare sul futuro che avrei voluto. Gli studi però sono iniziati nell’adolescenza: ho cominciato a danzare intorno ai 12 anni, a recitare verso i 15 anni e da lì in poi non ho più smesso.
Il percorso di regista e autrice teatrale e cinematografica, invece, quando è iniziato?
La svolta è arrivata a 27 anni, quando mi è stato proposto di mettere in scena il mio primo spettacolo teatrale a Roma, al Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi. Da lì è partito tutto quello che ho creato negli ultimi dieci anni ed anche ciò che ho intenzione di creare nei prossimi dieci, che è già ben delineato nella mia mente.
Può spiegarci in cosa consiste il suo lavoro, qual è il suo scopo?
Sono un’autrice e una regista trasformazionale. Mi occupo di due cose fondamentali: la prima è raccontare le trasformazioni reali che le persone possono avere o hanno avuto nella loro vita. Sono una grande appassionata di storie vere, dalle quali attingo molto per tutto quello che porto in scena o sullo schermo. La seconda cosa è l’interesse per una trasformazione immediata nel pubblico che osserva una delle mie creazioni: questo vuol dire che chi osserva i miei lavori può avere immediatamente la trasformazione di vita che attende.
Lei ha fatto molti spettacoli, ce ne parli…
Ad oggi ho all’attivo otto spettacoli, una serie di performance e cinque cortometraggi. Ho trattato di moltissimi argomenti che toccano la vita quotidiana delle persone: dalla guarigione da malattie, fino alla realizzazione personale, dal conseguimento dei desideri, fino al risanamento di un rapporto di coppia dopo un tradimento. In particolare sono molto affezionata ad alcuni spettacoli: il primo si intitola Invento ed è uno spettacolo che ho realizzato per i detenuti del carcere di Regina Coeli nel 2014. Con questo spettacolo ho dato loro dei passi da compiere una volta fuori dal carcere, per aiutarli a realizzare i loro desideri nella vita. L’altro a cui sono molto affezionata è: “Tutto è già qui”. Si tratta di uno spettacolo del 2015 che mi ha aperto, definitivamente, le porte della regia trasformazionale, perché in quello spettacolo ho deciso di utilizzare tecniche molto specifiche che normalmente si utilizzano all’interno del mondo del Life e Spiritual coaching, per portare il pubblico in uno stato completamente diverso da quello abituale. Io sono anche una coach della Visione e dopo quello spettacolo mi sono definita autrice regista trasformazionale. In questo tipo di teatro utilizzo tecniche molto specifiche, mai usate da altri per indurre un preciso cambiamento nello spettatore. Infine, voglio ricordare anche Guarire che è uno spettacolo del 2020 in cui parlo delle tecniche di guarigione spirituale che ho conosciuto nel periodo in cui mio padre ha vissuto il coma e Luce che è il mio ultimo spettacolo in cui invece tratto della violenza sulle donne con lo scopo di fare prevenzione.
Qual è il messaggio che esce dai suoi spettacoli?
In ogni mia creazione, non solo viene diffuso un messaggio di speranza, ma si danno elementi concreti per superare le difficoltà che la vita ci presenta a tutti livelli anche perché a me piace trattare tutti i temi.
Qual è il tema più difficile che ha trattato?
Forse lo spettacolo più estremo che abbia mai creato è del 2017 e si intitola La via. In esso si parla di come la vita, ad un certo punto, porti alcune persone intraprendere un cammino spirituale.
Quali percorsi ha fatto per arrivare al punto in cui si trova in questo momento?
Ci sono stati due percorsi fondamentali nella mia vita: il primo è quello artistico, fatto di danza, teatro cinema, scrittura e basato su tanta dedizione, apprendimento, sperimentazione e tanta pratica dopo essermi staccata dai maestri. Il secondo percorso, forse quello più importante, è stato quello di crescita personale e spirituale che mi ha permesso di affrontare il primo. Questo percorso è iniziato molto presto per me: a 15 anni, sono finita in terapia per risolvere delle problematiche molto profonde e da lì in poi non ho più smesso di indagare il mio io interiore e l’ho fatto attraverso le tecniche più diverse. In seguito, ho iniziato a studiare le tecniche che mi hanno portato alle trasformazioni nella vita e oggi le insegno attraverso i percorsi di coaching e attraverso le mie creazioni artistiche.
Che peso ha l’arte nella formazione di una persona?
Il mondo dell’arte è un mondo molto complesso, sia per quanto riguarda l’interiorità dell’artista, sia per quanto riguarda la complessità del mondo esterno, che a volte si contrappone completamente al mondo interiore dell’artista. Da questo punto di vista la crescita spirituale mi ha sostenuta nella realizzazione di me stessa: ecco perché oggi posso raccontare ad altre persone come fare per auto sostenersi e realizzarsi, anche se non sono artisti.
A che punto del suo percorso è adesso?
Oggi sono un punto in cui il mio lavoro artistico e quello come coach si stanno espandendo moltissimo. Sto cercando il modo di farli convergere sempre di più, attraverso i miei progetti teatrali e, soprattutto, cinematografici. Oggi sono in grado di portare, davvero, le persone a raggiungere i loro obiettivi attraverso i miei coaching con una velocità che mai avrei pensato prima, questo proprio perché io, per prima, li sto realizzando con molta velocità.
Come la contattano le molte persone che si rivolgono a lei?
Mi si può raggiungere attraverso i miei canali social, sia su Facebook, sia su Instagram, oppure direttamente dal mio sito www.ericamuraca.com. Attraverso tutti questi canali rispondo sia le persone che desiderano sapere delle mie attività artistiche sia le persone che desiderano sapere dei miei percorsi di coaching.
I suoi spettacoli al momento dove sono rappresentati?
Luce andrà in scena il primo ottobre a Rivarolo del Re in Lombardia. Light my fire che tratta del tema della violenza, ma questa volta di donne contro donne, esordirà a novembre al The Dude di Roma. Sono previste delle mie performance in estate, ma ancora non ho un programma definitivo.
Lasci un messaggio ai nostri lettori: cosa si sente di dire loro?
Se c’è qualcosa che vi portate nel cuore, che desiderate raggiungere, non c’è limite affinché questa cosa si possa realizzare e se volete essere ispirati vi invito a leggere i miei post e trovare le ispirazioni che vi servono per realizzare quello che desiderate. Ricordatevi una cosa: se state leggendo questo messaggio vuol dire che la fuori c’è una strada anche per voi, dovete solo percorrerla.