La raccolta fondi per la costruzione di un nuovo ospedale, il terzo in ordine cronologico nella storia di Carrara, era stata avviata nel 1906 con la creazione di un Comitato promotore. Erano passati 30 anni dalla fondazione dell’ospedale civico, che al cambio di secolo, aveva cominciato ad evidenziare tutti i limiti di una struttura ormai sottodimensionata rispetto al numero sempre crescente di abitanti. Se all’Unità d’Italia, nel 1861, Carrara contava 17 mila 182 abitanti, nel 1901 aveva già superato i 42 mila, inoltre, l’intensificazione del lavoro nelle cave aveva causato un conseguente aumento degli infortuni sul lavoro e la necessità di una struttura ospedaliera più moderna e efficace. Il primo, vecchio ospedale di Grazzano venne venduto per 180 mila lire, 200 mila lire vennero messe dalla Cassa di Soccorso per i cavatori e altrettanto venne raccolto con le sottoscrizioni private. Il consiglio comunale presieduto dal sindaco Francesco Mariotti mise a bilancio la somma per l’acquisto e la donazione della villa comunale di Monterosso, con la condizione che l’area venisse usata per la costruzione del nuovo ospedale. Venne aperto un bando di concorso dalla Congregazione della carità per individuare il progetto migliore e, nel 1908 si riunì una commissione giudicatrice di esperti di altissimo livello tra medici, ingegneri, geologi e funzionari del comune che esaminò le sette proposte che avevano partecipato al bando. Il progetto vincente risultò essere quello di un architetto di Ravenna, Giovanni Tempioni, che prevedeva la costruzione di sette padiglioni: malattie comuni medicina, chirurgia, oftalmica, padiglione tubercolosi, padiglione infetti medicina, padiglione ambulatori e uffici, servizi generale, cucine e alloggi personale, servizio necroscopico, per un costo totale di 775 mila lire. Il progetto subì vari ridimensionamenti e variazioni, che causarono ritardi di anni con aumento del carico sull’ospedale civico e con il malumore della cittadinanza. Solo nel 1913 venne aperto il bando per assegnare la realizzazione dei lavori che, dopo una prima gara andata deserta, e dopo un altro anno di contrasti e pratiche burocratiche conferì l’incarico alla ditta dei fratelli Quaglino. Il 14 giugno 1914, con una importante cerimonia venne posata la prima pietra dell’ospedale civico di Monterosso e venne letto un messaggio augurale che diceva: “Qui sul bel colle soleggiato dove a più efficaci cure e difesa da infezioni e da contagi sorgeranno belli e grandi edifici, oggi 14 giugno 1914, paludendo il popolo carrarese, intervenute autorità politiche e civili, è posta solennemente la prima pietra. Costanza e concordia affrettino il coronamento.”. Per l’occasione vennero anche coniate 2000 monete celebrative, in oro e in argento che su un lato avevano un’incisione del pittore e scultore Sergio Vatteroni, che raffigura una giovane avvolta in un peplo sullo sfondo delle Apuane e della ruota simbolo di Carrara e in primo piano un giovane che posa un blocco recante la data di quel giorno, mentre sull’altro lato riporta la frase: “Per dare più vasto asilo al dolore e contro ai morbi più razionale difesa, Carrara inizia oggi la grande opera civile”. A tenere il discorso celebrativo fu il professor Giovan Battista Queirolo, professore e chirurgo dell’univesità di Pisa. L’onorevole Eugenio Chiesa che non poté essere presente, fece comunque avere i suoi complimenti e gli auguri per l’opera, ma la costruzione dovette subire inevitabilmente ulteriori gravi ritardi dovuti allo scoppio della prima guerra mondiale e poi alla successiva epidemia di spagnola che costrinse la sanità locale ad usare i soldi per le cure. I lavori ripresero solo nel 1919 e si conclusero nel 1930, dopo moltissime travagliate fasi di revisione economica e progettuale, conferendo alla città una struttura innovativa e moderna di ospedale la cui funzionalità e lungimiranza ha permesso di renderla, ancora oggi, in funzione, se pur nella versione ridimensionata seguita alla creazione dell’ospedale delle Apuane.
© Foto Archivio Michelino