Soprano di fama internazionale, sulla scena della lirica da 25 anni, Alida Berti, vive tra Pietrasanta, sua città natale e Bucarest, città del marito, il ballerino classico George Bodnarciuc e uno dei molti luoghi in cui ha portato la sua incredibile voce. Alida Berti ha cominciato a studiare canto con il Maestro Valiano Natali, in Toscana, ma ha subito compreso che la lirica era la sua strada ed ha frequentato il conservatorio di Verona cominciando, presto, la sua carriera di cantante a livelli molto alti. Nel suo lunghissimo curriculum ci sono eventi, opere e teatri importantissimi a cominciare dalla Bohème di Puccini che ha interpretato più volte sui più celebri palcoscenici del mondo. Nel suo repertorio anche Verdi e Donizetti. Domenica 29 maggio alle ore 21, Alida Berti sarà sul palco del Teatro Animosi per il concerto in onore del centenario dalla nascita di Renata Tebaldi organizzato dal circolo carrarese Amici della lirica “A. Mercuriali” nell’ambito della rassegna Marmo all’Opera!. Alida Berti ha dialogato con Diari Toscani di lirica, di passione per il canto e di progetti per i giovani.
“Voglio dire, innanzitutto, che sono molto felice di partecipare al concerto di Marmo all’Opera! sia per l’evento in sé, sia per la presenza di colleghi straordinari come quelli con cui dividerò il palcoscenico. L’organizzazione del circolo carrarese degli Amici della lirica invita sempre artisti di livello internazionale: alcuni di loro, come Donata D’Annunzio Lombardi, sono anche amici con i quali ho fatto delle produzioni. Sono quindi molto contenta e onorata di partecipare al concerto, anzi, devo ammettere di essere anche un po’ emozionata” ha esordito Alida Berti.
Quando ha iniziato a cantare?
Ho cominciato verso i 18 anni e quasi subito ho scelto di spostarmi altrove per continuare i miei studi sul canto. Sono andata prima in Veneto, poi a Roma e dopo all’estero. In Versilia sono tornata solo dopo aver creato la mia famiglia. Adesso mi divido tra Pietrasanta e Bucarest, e continuo a viaggiare per il mio lavoro.
Che cosa ha fatto accendere in lei la scintilla della passione per la lirica?
È stato l’ascolto di una musicassetta con la Madama Butterfly cantata da Maria Callas. Fino ad allora non avevo avuto contatti con la lirica. Praticavo da anni il pattinaggio in forma agonistica, allenandomi fino a sette ore al giorno. In quel periodo conoscevo solo un po’ di musica classica, perché veniva usata come base musicale degli esercizi per le gare. È stato proprio cercando un brano della Madama Butterfly, il Coro muto, da usare per un esercizio di pattinaggio, che ho scoperto la lirica. Ricordo che andai a comprare il cofanetto dell’opera a Viareggio e che, dal primo ascolto rimasi subito affascinata dalla voce della Callas e anche dalla meravigliosa musica di Puccini.
Che successe dopo questa scoperta?
In realtà non ero riuscita neppure a comprendere le parole, ma la musica di Puccini e la voce della Callas, che divenne una delle mie muse ispiratrici, come anche la Tebaldi, mi colpirono profondamente e cominciai a canticchiare le arie in casa. Mia madre, che aveva cantato nel coro della chiesa per anni, si accorse dei miei vocalizzi e mi disse che, secondo lei, avevo delle qualità liriche. Da lì è partito il mio percorso: a Pietrasanta 25 anni fa non c’erano grandi insegnanti. Feci alcune lezioni con il maestro Valiano Natali, che aveva lavorato per il Teatro comunale di Firenze e che era venuto a vivere a Torre del Lago, e lui mi disse che avevo la voce. A quel punto decisi di trasferirmi a Verona per frequentare il conservatorio e perfezionare la mia conoscenza della musica e del canto. A Verona sono rimasta per tre anni. Lì ho incontrato il maestro Jerzy Artysz, che è stato il mio guru, sia nel canto sia nella vita.
In che senso?
Jerzy Artysz è stato il maestro che mi ha fatto cambiare il modo di cantare e mi ha fatto diventare quella che sono. Mi ha insegnato come presentarmi e affrontare il canto ed ha determinato l’evoluzione della mia voce. Ma è stato anche un maestro di vita. Diceva che noi cantanti lirici non possediamo lo strumento della voce, siamo noi stesso uno strumento, perché non possiamo staccarci dalle nostre corde vocali. Quindi siamo un tutt’uno con esse e risuoniamo tutto: per questo dobbiamo tenere in salute la psiche e il corpo. Per me è stato anche una guida filosofica e lo è ancora adesso che ha 92 anni. Ogni tanto vado in Polonia a salutarlo e ogni volta, davanti a lui, mi sento di nuovo la ragazzina che voleva imparare a cantare.
La sua carriera è decollata molto presto…
Sì, ho debuttato subito in teatri e festival internazionali e con la Bohème. Io sono nata vicino ai luoghi pucciniani ma non avevo avuto modo di conoscerli perché non c’erano, allora, percorsi scolastici che ti portassero a visitarli. Li avevo scoperti un po’ da sola, da più grande, ma non li conoscevo bene. Quando comprai quella cassetta della Madama Butterfly e ne rimasi catturata, sono convinta che fu proprio Puccini a chiamarmi.
Il problema di far conoscere la musica lirica soprattutto alle nuove generazioni le sta particolarmente a cuore ed è al centro degli interessi dell’associazione Kreion Versilia che lei ha fondato. In che modo porta avanti questo progetto?
Non ci occupiamo di divulgare solo musica lirica ma anche musica sinfonica e musica pop. È un progetto che svolgiamo in gran parte nelle scuole e che punta a creare consonanze e a cercare il filo conduttore che esiste tra tutte le forme d’arte. Infatti ci occupiamo anche di danza classica e contemporanea. Mi piace lavorare coi ragazzi perché credo sia necessario dare loro dei semi che potranno coltivare, far conoscere la storia culturale del territorio in cui vivono, specialmente nelle realtà di provincia dove, nonostante il web, permane l’idea che certe opportunità siano lontane o poco realizzabili. Dobbiamo usare il loro linguaggio e rendere la comunicazione più interessante possibile, per i giovani e cercare di avvicinarli al teatro, cosa che all’estero è molto più comune che in Italia. Con l’associazione, inoltre, organizziamo spettacoli in appuntamenti fissi a villa Bertelli, per dare spazio ai giovani talenti e alla Versiliana con ospiti illustri del mondo della lirica, del balletto e del teatro. Il connubio tra arti riesce a potenziare l’emozione e quindi la comunicazione con il pubblico. È un po’ quello che è stato fatto con la rassegna Marmo all’Opera! che ha unito la lirica al marmo e alla scultura.
Come ha conosciuto il circolo carrarese Amici della lirica “A. Mercuriali” e i suoi progetti?
L’ho conosciuto per mezzo di Sergio Bologna che è un ottimo cantante lirico con il quale ho collaborato più volte. Lui è una colonna portante del circolo di Carrara che è, in assoluto, uno dei più prestigiosi d’Italia. Tutti i cantanti lirici di altissimo livello sono sempre lieti di partecipare alle iniziative del circolo carrarese. Ha una storia molto lunga e importante e vi fanno parte personaggi che sono grandi memorie storiche del mondo della lirica sempre in grado di affascinare chi li ascolta. Gli amici della lirica di Carrara portano avanti con grande abilità la tradizione e la passione per la lirica e lo fanno grazie alla cultura e alla competenza di chi guida il circolo. Noi cantanti lirici siamo affascinati dalla loro passione e da come ci ospitano, dal rispetto che hanno per noi artisti. Io ho conosciuto diversi circoli, perché i circoli sono i nostri principali sostenitori che ci seguono ovunque, ma devo dire che quello di Carrara si distingue perché composto da persone di eleganza, cultura e capacità di accoglienza che non ha eguali. Per questo sono grata a Sergio Bologna che me lo ha fatto conoscere.