• Ven. Ott 18th, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Maestro di sport: il professor Augusto Dovati

DiVinicia Tesconi

Mag 17, 2022

Il ruolo che lo portò a Carrara, negli anni immediatamente successivi il 1890, fu quello dei insegnante di ginnastica e scherma. Augusto Dovati, originario di Mantova, classe 1868, era rientrato nell’elenco di queste nuove figure, gli insegnanti di ginnastica, appunto, che, il giovane regno d’Italia, aveva creato con la legge 4442 del 7 luglio 1878, con la quale aveva imposto la ginnastica educativa in tutte le scuole del regno, comprendendo, finalmente, in questa pratica, anche le ragazze. La legge, che portava la firma del ministro dell’istruzione Francesco De Sanctis e del ministro della guerra Giovanni Bruzzo, nasceva dalle constatata necessità di fornire una preparazione fisica per i soldati, che venne estesa a tutti i fanciulli e i ragazzi, in previsione di un loro arruolamento o del servizio di leva. I benefici dell’educazione fisica erano subito stati compresi e la materia era diventata obbligatoria in tutte le scuole e per tutti gli studenti. Ma al momento dell’approvazione della legge sulla ginnastica educativa, il ministero della Pubblica Istruzione non aveva ancora definito il percorso specifico e abilitante all’insegnamento della materia, per cui, i primi incarichi di docente di ginnastica vennero affidati gli insegnanti e anche ai militari di carriera, perché costoro avevano già famigliarità con la preparazione fisica dei soldati ed avevano una forma mentis impostata sul rispetto degli ordini e della disciplina. Augusto Dovati era un militare. Era arrivato al grado di tenente, dopo aver concluso il percorso scolastico tecnico-professionale nella sua città. La passione per la pratica sportiva, Dovati, la ebbe sin da molto giovane: favorito da un fisico prestante, con ogni probabilità si era avvicinato sia alla ginnastica, sia alla scherma, presso una famosa e antica istituzione sportiva che si trovava lungo il fiume Mincio, a Mantova. Dovati cominciò a praticare la scherma da agonista, facendo gare e riportando buoni risultati nel fioretto, che era la sua arma d’elezione. Nel frattempo, continuava la pratica della ginnastica sia come preparazione atletica personale, sia come formazione finalizzata all’insegnamento, che era un’altra delle sue vocazioni. In quanto abilitato all’insegnamento della ginnastica nelle scuole, Augusto Dovati venne chiamato a Carrara per ricoprire un posto vacante, probabilmente durante il periodo dell’amministrazione del sindaco Girolamo Ratto, cioè tra il 1889 e il 1895. Il suo incarico era presso la scuola comunale tecnica e ginnasiale e sicuramente, anche lui, fece parte del comitato di cittadini che decise la creazione della Pro Patria prima società sportiva locale. Augusto Dovati adorava lo sport: gli piaceva farlo e gli piaceva insegnarlo, cosa che gli riusciva assai facile perché, essendo atleta lui stesso, dava, in prima persona, esempio degli esercizi da eseguire. Ma non era solo il puro gesto atletico ciò a cui puntava il professore: Dovati aveva colto l’importanza dei valori di rispetto e di disciplina che lo sport incarnava e li considerava parte integrante della formazione di uno studente. A Carrara, Dovati, venne ben accolto e stimato per la sua autentica competenza e per il grande valore aggiunto che la sua presenza portò alla Pro Patria, e a Carrara, quindi, il professore si fermò, creandovi anche la sua famiglia. Sposò Osmide Lunini, discendente di una ricca famiglia di imprenditori del mondo dello spettacolo, da cui ebbe tre figli e si stabilì in una bella casa, donata dal suocero, in via Rosselli, all’epoca corso Vittorio Emanuele. Le sue capacità di istruttore sportivo erano così apprezzate che egli poté, ben presto, aprire anche una sua palestra privata, frequentata da molti allievi. Con l’avvento del fascismo, l’attività del professor Dovati divenne ancora più intensa. L’attitudine mentale al rispetto delle regole e al valore della disciplina, derivati dalla sua dedizione allo sport, gli permisero di conformarsi facilmente ai principi di ordine e rigore portati avanti dal fascismo, ma la sua adesione, se pur convinta ed effettiva, fu uno squadrista, rimase sempre sul piano ideologico e sempre fortemente connessa con la sua visione da sportivo della vita. Non ebbe mai alcun ruolo nelle azioni violente e coercitive dei fascisti locali, ma continuò ad occuparsi solo ed esclusivamente di sport. Divenne direttore della Pro Patria nel periodo del suo massimo splendore, quando venne riconosciuta come una tra le migliori società sportive italiane, continuò a fare l’insegnante di ginnastica nelle scuole e di ginnastica e scherma nella sua palestra e divenne anche giudice di gara nella scherma, stimato e ricercato nelle più importanti competizioni nazionali. Durante il ventennio fascista, a Carrara, venne affidata a lui l’organizzazione delle grandi parate sportive, basate su dimostrazioni ginniche di studenti ed atleti dall’altissimo effetto coreografico, che non avevano nulla da invidiare agli eventi dello stesso genere tenuti in occasione delle più grandi manifestazioni sportive del tempo. Un esempio, documentato dal servizio fotografico realizzato dallo Studio Michelino, è una sfilata di giovani atleti che partì da piazza Farini, dove era allestito un imponente palco, e scendeva lungo viale XX Settembre fino alla Fabbrica per terminare con un grande saggio ginnico tenuto nel campo della Fossa dei Leoni. In quello stesso periodo, Dovati venne nominato dal regime, presidente della Deputazione provinciale e in questo ruolo politico si adoperò per la risistemazione di via Friedland, oggi via della Foce, che versava in condizioni di grave abbandono, invasa dalla boscaglia, istituendo un servizio di manutenzione costante e seguì con attenzione e puntualità la costruzione di alloggi popolari in varie zone della provincia. Il precipitare degli eventi che portarono alla Seconda guerra mondiale e il crollo del fascismo, segnarono l’inizio del declino della parabola del professor Dovati. L’essere stato un fascista, pur nel suo ambito unicamente sportivo, fu un crimine che non gli venne perdonato. Al termine della guerra, ormai anziano, Dovati si ritrovò praticamente dimenticato da tutti, fatta eccezione per un piccolo gruppo di suoi allievi che gli testimoniarono sempre rispetto e affetto. Il professore si ritirò a vita privata insieme all’adorata moglie e alle figlie e trovandosi anche in grosse difficoltà economiche, fu costretto ad aprire una rivendita di legna e di carbone. Per le generazioni del dopoguerra, quel vecchio curvo e malfermo, con gli abiti anneriti e cenciosi, costretto a camminare appoggiato ad un bastone, era solo il carbonaio di via Rosselli. Nessuno poteva riconoscere in lui il vigoroso schermidore e l’atletico insegnante di ginnastica che aveva formato molti dei loro padri e dei loro nonni. E in quel immeritato, doloroso, silenzio di riconoscenza e di memoria, il professor Augusto Dovati, il maestro che aveva insegnato lo sport a Carrara, se ne andò il 20 dicembre del 1957.

© Foto Archivio Michelino