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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Trying to grow wings: a Firenze una mostra che invita a librarsi in volo sulle difficoltà della vita

DiSilvia Meacci

Mag 9, 2022

Avete mai visitato le Murate a Firenze? Si tratta di un complesso che in passato è stato sia un convento per monache di clausura, dette appunto murate, sia, successivamente, un carcere maschile attivo fino al 1984. Il recupero edilizio, dal 2001, ha dato nuova vita all’esteso quadrilatero tra via Ghibellina, via dell’Agnolo e viale della Giovine Italia. Molte celle sono state trasformate in appartamenti popolari che sovrastano i due ampi cortili su cui si affacciano il celebre caffè letterario e la pizzeria. Nel complesso hanno, inoltre, trovato posto uffici, negozi, centri di aggregazione, di arte e formazione. Fermarsi per un aperitivo o solo per leggere un libro è raccomandabile e l’atmosfera è davvero speciale. È proprio all’interno del MAD, Murate Art District, che, Diari Toscani, ha visitato la mostra di arte contemporanea, caldamente raccomandata, e che ha un titolo evocativo e di buon auspicio: Trying to grow wings. “Cercando di far crescere le ali” di Ana Vujović è un invito a tutti, un invito a poterci liberare e librarci per uscire dalla situazione opprimente della pandemia degli ultimi anni.

Ana Vujović, approdata nel 2021 a Firenze, è l’artista serba che ha sentito l’urgenza di creare delle opere che dessero respiro e speranza alla gente intrappolata nella gabbia pandemica. Vujović si è ritirata nel complesso delle Murate per dare anima a un progetto site-specific. Vale a dire, ha impiegato più di un mese per contaminare i muri e le volte delle celle o i cortili con la sua arte, che attinge alla tradizione dei manufatti antichi soprattutto femminili, come la tessitura o la decorazione con carta. L’artista, che è stata selezionata per la Biennale dei Balcani 2022, ci affascina con installazioni multimateriche e sensoriali come per esempio le registrazioni sonore di voci umane al mercato o di uccellini cinguettanti. Le gabbie aperte, appese all’ingresso della mostra, alludono alla speranza di evadere. Tutto è espressione di vita che pulsa, che preme per uscire dalle costrizioni recenti. Grazie al contributo prezioso dell’Antico Setificio Fiorentino, Ana Vujović ha innestato su una bella tela fiorentina con un disegno rinascimentale di uccellini tanti fili lunghissimi fino a creare una struttura imponente che rimanda alla nostra esistenza, alla Via della seta, alle attività dell’uomo rimaste intrappolate dalle avverse circostanze e che sono rappresentate nell’opera da una barriera di fili blu. Nelle celle l’artista ci regala collage e allestimenti materici in cui la carta tipica fiorentina è la protagonista. Con il materiale pregiato della storica azienda Rossi1931, Ana Vujović è riuscita a costruire strati, strappi, lacerazioni e ferite. Il tema della manualità, dell’errore, in contrasto alla monotona perfezione industriale sono cari all’artista. E costantemente tutto tende alla liberazione dell’uccellino che triste canta nella gabbia e che ci accompagna nelle varie sale. Si consiglia vivamente di prenotare una visita organizzata. È tutto gratuito e si è guidati con passione dalle studentesse dell’Accademia di Belle Arti e del dipartimento SAGAS dell’università di Firenze.

Si possono visitare anche le celle dell’ex carcere duro. Io ho avuto la fortuna di trovarvi anche un’installazione sonora immersiva molto emozionante dell’artista Benedetta Manfriani.

La personale di Ana Vujović è visitabile fino al 30 luglio, dal martedì al sabato, dalle ore 14.30 alle ore 19. Tutti i pomeriggi di venerdì e sabato si terranno le visite guidate, gratuite e su prenotazione.

© Foto di Silvia Meacci