Dal metal, al pop rock, alla musica indie: è lungo e articolato il percorso di Riccardo Vello, musicista e cantautore originario dell’isola d’Elba. Alla musica si è avvicinato da autodidatta e a metà degli anni ’80, entrando come chitarrista in diverse band rock metal. Dopo le prime esperienze col metal, ha cominciato a scrivere canzoni pop in inglese e in italiano e a collaborare con grandi artisti come Tiziana Rivale, con la quale ha partecipato a Notte Italiana, e con molti altri entrando in tante compilation e nelle programmazioni delle maggiori radio italiane e internazionali. Nel 1990 ha inciso il suo primo disco da solista: “Lonely girl”, che venne inserito nella compilation Livorno Rock Award. Da lì Vello ha continuato con le collaborazioni artistiche sia nel campo della musica sia in quello del teatro e ha cominciato a farsi conoscere nei paesi dell’est dove ha riscontrato un successo ampio e costante. Il suo sogno nella musica è diventato realtà grazie alla sua determinazione a credere in esso e nelle proprie possibilità.
Riccardo, quando è iniziato il suo percorso musicale?
Il primo concerto risale al 1983. Discograficamente, invece, ho cominciato nel 1990, quando arrivai secondo al contest Livorno Rock Award e venni inserito nella medesima compilation in vinile.
Cosa ha rappresentato la musica nella sua vita?
La musica è sempre stata molto importante nella mia vita. Ha rappresentato molto e continua ancora adesso ad occupare un posto importante. È una passione che arriva da dentro e che mi fa stare bene. Il tutto si amplifica, soprattutto, quando raggiungi dei risultati importanti ed i tuoi obiettivi prefissati vanno in porto. Questo mi hanno sostenuto nella mia condizione di giovane omosessuale nato in un’isola.
Chi l’ha maggiormente influenzata nella sua carriera musicale?
La musica mi accompagna da sempre, amo ascoltarla e riprodurla. Sono stato influenzato dalle grandi band rock degli anni ‘80 e ‘90: come i Toto, Van Halen e molti altri ma anche Vasco Rossi, devo ammettere che mi ha dato molto.
Quali sono gli argomenti che le stanno più a cuore e che ama trattare nei suoi pezzi?
Il sentimento dell’amore prevale sempre nella composizione dei miei pezzi. Amo anche trattare il tema delle disuguaglianze. Parlo di ambiente, guerra, purtroppo gli argomenti dolorosi non mancano mai.
Da cosa trae ispirazione? Cosa le fa scattare la scintilla della creazione?
Non ho una vera formula creativa. Sono nate canzoni da un’idea che avevo in testa. Per esempio, Lockdown è nata mentre stavo facendo un viaggio verso Siena con Vito, mio marito. Eravamo in macchina e tutto mi girava in testa, ero perso nei miei pensieri e poi di getto ho iniziato a comporre, ed è arrivato tutto per magia. Il passo successivo è stata l’elaborazione con una chitarra. In altre canzoni, al contrario, ho iniziato avendo il testo davanti e come d’improvviso accordi e melodia vocale sono apparsi nella mia mente.
Cosa pensa del panorama artistico nazionale, che direzione sta prendendo secondo lei? Cosa crede sarebbe necessario ad un giovane artista per emergere?
Il panorama è in continuo cambiamento ed evoluzione. Nessuno avrebbe immaginato il successo dei Maneskin come rock band: un sound in Italia purtroppo quasi completamente dimenticato. Ci vuole talento ma anche conoscenze giuste e “spinte”. Ma qualcosa alla fine si ottiene sempre con sacrificio, studio e umiltà
Quali sono i suoi progetti futuri? È in una fase creativa, adesso?
Ho appena finito di fare le sessioni delle voci di questo nuovo singolo Tu dove sei e spero di farlo ascoltare e avere la promozione necessaria per arrivare al massimo delle mie possibilità su radio, stampa e tv.