Anonimo istituto alberghiero G. Minuto di Carrara
Due anni fa c’è stato detto che c’era un virus mondiale chiamato corona virus, e che avremmo dovuto restare tutti in casa. Noi ragazzi, all’inizio, forse, non capendo bene la situazione, eravamo “contenti” perché non si andava più a scuola. Ma poi al telegiornale iniziarono a dare informazioni sull’andamento dell’epidemia e a dare i numeri dei contagi e delle persone che erano morte e così capimmo che era una cosa seria. Per continuare ad andare a scuola si iniziò la dad, didattica a distanza: si stava tutti collegati al computer a fare lezione e questa cosa, almeno per me, è stata devastante, perché non riuscivo a concentrarmi, essendo a casa. La nostra vita è cambiata in un attimo, da quando uscivamo tutti i giorni quando ci siamo ritrovati a uscire solo per necessità. Mia mamma è un’assistente socio-sanitario e lavorando con in reparti Covid, si era dovuta fare una stanzetta solo per lei, per paura di attaccarcelo a noi. Se si usciva bisognava mettersi la mascherina chirurgica e tenere la distanza di un metro. Poi si passò alla mascherina ffp2, considerata più “sicura”. L’Italia venne divisa in tre colori: rosso, arancione e giallo, in base al numero di contagi di ogni zona. E poi, hanno iniziato a fare i vaccini, prima, seconda, terza dose e infine è stato imposto il green pass, una certificazione per i vaccinati. Non tutti sono stati d’accordo sul vaccino e così è nata la categoria dei No Vax, cioè delle persone che non vogliono farselo. Ci sono stati alti e bassi, con diverse ore stabilite per il rientro a casa e per la chiusura dei bar, dei musei, dei ristoranti e delle discoteche… Dopo due anni la situazione è un po’ cambiata: la mascherina è obbligatoria solo al chiuso e quando ci sono assembramenti. Gli alti e bassi nei contagi ci sono ancora. Personalmente la pandemia non mi ha scosso tanto. Il brutto è stato, soprattutto, dover stare in casa e non poter uscire.