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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

L’amore per lo sport e per Carrara di Gualtiero Magnani

DiVinicia Tesconi

Apr 18, 2022

Una vita nello sport senza essere mai stato un atleta: Gualtiero Magnani è una figura di riferimento da oltre 50 anni per tutto lo sport carrarese e apuano. La sua, per lo sport, è stata una passione infinita che lo vede, ancora oggi, protagonista come memoria storica e esperto di quasi tutti gli sport praticati nella provincia di Massa Carrara, pur non avendone mai praticato uno. Ironia della sorte o, forse, più probabilmente, innesco di una dedizione nata proprio da quel verdetto, ricevuto da ragazzino, negli anni ’50, che gli impediva di praticare sport agonistico in quanto obbligato a portare gli occhiali. Ma limitare la figura di Gualtiero Magnani solo al suo lungo percorso nello sport sarebbe, veramente, troppo riduttivo. Magnani, laureto in lettere classiche e, per anni docente di latino e italiano nelle scuole della provincia di Massa Carrara, è anche un raffinato linguista, profondo conoscitore di letteratura e filologia, storico ed esperto di storia e archeologia locale. Molte le sue pubblicazioni e i convegni ai quali ha partecipato in veste di relatore. Una voce di immensa competenza unita a una sobrietà di modi e a un’educazione, realmente, d’altri tempi: un pilastro nel capitale umano carrarese, che non si può non ascoltare che con profondo interesse. Diari Toscani lo ha incontrato per ripercorrere la sua storia e per parlare del libro che sta scrivendo sulla storia della Pugilistica Carrarese.

Con quale disciplina è scattata la sua passione sportiva?

Ho cominciato con il calcio, quindi con la Carrarese, negli subito dopo la fine della seconda guerra, quando ero ancora un ragazzino. Mio padre era uno dei dirigenti della squadra. Ho il ricordo di qualche partita del campionato ’45-’46 e poi dei due famosi anni della Carrarese in serie B, alla ripresa dei campionati dopo la guerra.

Anche lei è stato un dirigente della Carrarese?

 Sì, ma la mia entrata nella dirigenza è recente. Pur non essendo mai stato un atleta, ho avuto tanti incarichi dirigenziali nello sport. Nel calcio e in altri sport. La mia conoscenza con Enrico Salomoni fu determinante. All’epoca lui reggeva il Coni, io andavo con lui e da lì l’interesse per lo sport si è spinto in altre direzioni.

Che ruolo ha avuto nel Coni?

Ho fatto parte dei collaboratori del Coni a livello provinciale. Nella federazione calcio, invece, ho avuto incarichi nel settore giovanile a livello regionale, nel comitato Massa Carrara e poi in quello regionale. Per un breve periodo ho fatto parte anche di quello nazionale relativo al settore giovanile.

Come è cominciato il suo percorso?

Tutto è cominciato quando sono entrato nella dirigenza della Virtus, prima società sportiva carrarese, fondata nel dopoguerra. La Virtus era una polisportiva che comprendeva calcio, atletica e basket. C’è stata anche una fase in cui aveva anche una squadra di ciclismo e poi una di nuoto. A capo della Virtus c’era Francesco Tosi, figura di grande rilievo che meriterebbe di essere più ricordata. A lui è dedicata la piscina comunale di Carrara, ma in pochi oggi sanno chi è stato. Tosi fu anche un atleta da giovane, praticando l’atletica leggera. Proprio quella passione lo spinse a fondare la Virtus nel 1947 e poi ad ampliare la gamma di sport. I colori della società erano bianco-azzurri. La Virtus aprì la strada alla nascita delle varie società sportive del territorio. Io vi arrivai dieci anni dopo la fondazione.

La Virtus fu anche la prima società di basket a Carrara?

In realtà a Carrara c’era stata una squadra di basket durante il fascismo, che tuttavia rimase a livello studentesco. Parte di quei giocatori si ritrovò, dopo la guerra, ed entrò nella Virtus. Tra loro si ricordano Giuseppe Giuseppini, che poi divenne allenatore e dirigente, i fratelli Sergio e Pierantonio Santella e Carlo Marselli. Giocavano in un campo all’aperto che all’epoca, si trovava in via Marsala, oggi via Sarteschi, esattamente dove, poi , fu costruita la piscina. Il campo all’interno della caserma Dogali esisteva già ma non aveva la copertura. Quella fu una squadra abbastanza forte che militò nel campionato di serie C. Purtroppo, nel 1952 avvenne una scissione che determinò la nascita della squadra degli Amatori, nella quale emigrarono diversi giocatori della Virtus. Dico purtroppo perché la ragione della scissione fu esclusivamente politica legata alle diverse posizioni derivate dal clima della guerra fredda allora in corso a livello mondiale.

Oltre al basket nel primo dopoguerra, a Carrara, come ci si avvicinava allo sport?

A quel tempo, il luogo di partenza per i ragazzi era il grosso spiazzo del Colombarotto, dove oggi c’è il comune. Era un terreno di proprietà dei Fabbricotti, ma, dopo il fallimento avvenuto sotto il fascismo, diventò proprietà del comune. Era un grande campo aperto nel quale tutti i ragazzini della città andavano per giocare a calcio, per correre e per fare anche altri sport. Praticamente fu la prima vera palestra del calcio giovanile carrarese. Ovviamente non c’era una grande impiantistica che favorisse la pratica dello sport, per cui ci si adattava, Anch’io vi andavo a giocare a calcio ma poi venni fermato per via degli occhiali. Mi dispiacque molto, ma non mi fece perdere l’interesse per lo sport e la voglia di restare dentro a quell’ambiente.

Quale sport ha seguito di più?

Sicuramente il calcio, ma per l’atletica feci il corso per giudice di gara e, in questa veste, partecipai a varie manifestazioni. Feci anche il corso come giudice di tavolo nel basket e fui impegnato in molte partite. E poi seguii il nuoto con la Virtus, quando ottenemmo un grandissimo risultato pur non avendo neppure una piscina in cui fare allenare i nuotatori.

Ci racconti questa storia…

È un’altra delle storie gloriose di cui si è persa la memoria. La Virtus incluse anche il nuoto, come offerta sportiva, ma a Carrara, all’epoca non c’erano piscine, quindi gli atleti si dovevano allenare in mare, in quel tratto di spiaggia interna al porto che tutti all’epoca chiamavano, appunto, “piscina”, e che oggi è stata interrata, oppure dovevano andare nel fiume Magra. Ovviamente anche in inverno e senza mute. Allenandosi in queste condizioni, il nuotatore di Marina di Carrara Cucurnia riuscì a vincere la Coppa Scarioni, il più antico e prestigioso trofeo del nuoto italiano. La Scarioni era una gara organizzata dalla Gazzetta dello sport ed era aperta a tutti. Funzionava con scontri tra due città ad eliminazione diretta per arrivare alla finale che si teneva a Milano, dove, appunto vinse Cucurnia.

Nonostante questo, la piscina a Carrara venne costruita quasi 30 anni dopo…

La costruzione della piscina fu un percorso tribolato che si concluse con un’infelice scelta del luogo. Avrebbe dovuto essere costruita in un altro posto, come, per esempio, a San Martino dove ci sarebbe stato lo spazio per garantire le misure regolamentari. Invece venne scelta l’area accanto all’attuale liceo artistico e nacque una discussione con il Coni che determinò la realizzazione di un impianto non adatto a tutte le gare. La piscina, infatti, ha i 25 metri necessari per il nuoto ma non ha i 33 che servono per le partite di pallanuoto. In origine, tuttavia, le misure avrebbero dovuto essere quelle che comprendevano anche la pallanuoto ma intervenne la regione che ricordò che il contributo stabilito sarebbe stato concesso solo se nell’impianto fosse previsto anche uno spazio per i bambini e per questo motivo, si dovette accorciare al vasca grande e realizzare la seconda piscina piccola.

Lei ha seguito anche il ciclismo, grande passione dei carraresi…

Sì. La ciclistica carrarese venne fondata da Omero Silicani che divenne, poi, vicepresidente nazionale della federazione del ciclismo. Tanto è vero che la coppa del Marmo, che si disputa ancora oggi ha origini nel secondo dopoguerra. Tuttavia, il ciclismo a Carrara, se pur molto seguito, non venne mai molto praticato a livello agonistico, forse per la conformazione stessa della città che ha molti dislivelli. Mentre a Massa venne sicuramente sentito di più e produsse anche alcuni ciclisti di grande spessore come Orlando Teani che, nel 1935 vinse una tappa del tour de France. Io ricordo una canzoncina che girava quando ero bambino che diceva: “Ma che Binda, ma che Guerra, Viva Teani della nostra terra!”. Teani peraltro si presentò al tour senza avere una squadra, come isolato e si avvalse solo dell’assistenza della macchina dell’organizzazione.

Carrara, ma anche tutta la provincia apuana, hanno una lunga storia sportiva…

Sì, Carrara, in particolare, è sempre stata una città amante dello sport. Già a fine ‘800 nacque la Propatria che, con il professor Dovati portò la ginnastica in città nell’epoca in cui venne introdotta l’educazione fisica nelle scuole. In epoca fascista, accanto ad altri sport c’era anche la pallavolo femminile. C’era la scherma che si praticava dentro al Convitto, cioè nell’attuale liceo artistico. In seguito ebbe grande spazio anche il pattinaggio, che oggi non c’è più. Quando ero nel Coni, tra il 1965 e il 1968la provincia di Massa Carrara era al primo posto per numero di impianti sportivi in relazione al numero di abitanti. Oggi non c’è quasi più nulla.

Oltre allo sport, lei ha una grande passione per l’archeologia e la storia locale…

Sono un antichista: ho fatto il liceo classico Repetti e poi lettere classiche. Sono un appassionato di linguistica ed ho lavorato nel campo della filologia con interessi verso la storia e le letterature latina, greca e italiana. Il mio interesse per la storia di Carrara è stata una naturale conseguenza della passione per la storia in generale e poi da un’osservazione che feci molto tempo fa, quando mi resi conto che tutte le fasi storiche italiane hanno un punto di riferimento a Carrara. Carrara, in epoca medievale non ebbe mura particolarmente adatte perché, in realtà, essendo fuori dalle vie principali, veniva meno assediata non era assediata. Gli unici veri assedi subiti dalla città sono stati per mano del governo. Mi riferisco ad esempio ai moti del 1894 che portarono l’esercito in stato d’assedio per sedare le rivolte dei cavatori. Un fatto che, venne favorito dalla poca capacità di gestire la situazione mostrata dall’allora sindaco Girolamo Ratto, che pagò duramente l’essersi trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato. In qualche modo, il mio interesse per la storia locale legato a lui perché, per un periodo mi trovai ad abitare nel palazzo della Moretta e ad avere come vicine di case le tre figlie dell’ex sindaco. Le tre signorine, rimaste nubili, mi permisero di consultare tutti i materiali relativi all’esperienza del loro padre e da lì iniziai a fare ricerche storiche sulla città.

Veniamo al suo prossimo libro che sarà dedicato alla storia della Pugilistica Carrarese…

Il libro, in effetti, è ancora in itinere perché devo ancora reperire alcuni documenti del periodo più antico. Anche il pugilato nacque abbastanza presto a Carrara, già nel primo dopoguerra. Ci sono personaggi, però, di cui è difficile rintracciare notizie. La pugilistica venne fondata da Gino Mariani, che era anche un pugile, nel 1921. In seguito divenne dirigente della società e primo presidente. Il punto più alto della sua storia ci fu negli anni ’40 con la drammatica vicenda di Enrico Bertola, campione carrarese che arrivò a giocarsi il titolo mondiale, ma che morì in conseguenza dei colpi presi sul ring. Ma anche dopo Bertola, a cui poi venne dedicata la Pugilistica carrarese, ci furono altri grandi campioni locali come Pierò Cerù e poi Barattini e Tamanini. Io, nella pugilistica sono entrato da poco e adesso ho ricevuto la nomina a presidente. La pugilistica ha mantenuto per un secolo la sua attività e questo è un gran traguardo ma ha subito un duro colpo dalla diffusione delle arti marziali che, forse, sono più semplici e danno più soddisfazione a chi le pratica. Da qualche anno è nata una pugilistica anche a Massa, che, inizialmente ha seguito le orme di quella di Carrara e poi adesso è diventata più importante, sebbene la direzione di Franco Franchini a Carrara sia assolutamente lodevole.

Il libro quando uscirà?

Avrebbe dovuto coincidere con il centenario che era nel 1921, ma proprio per quell’occasione a Carrara è stato assegnato il campionato italiano dilettanti, che però, si è svolto a Massa per mancanza di impianti, e il libro è stato rimandato a quest’anno per comprendere anche quell’evento. Comunque, ormai siamo in dirittura di arrivo e penso che potrà uscire entro la fine dell’estate.

Un’ultima domanda: qual è lo sport che ama di più?

Questa è una domanda imbarazzante per me, perché mi piacciono tutti gli sport. Tutti mi stimolano, tutti mi fanno provare emozioni. Mi è più facile dire quelli che non seguo e di cui non mi interesso. Per esempio: l’automobilismo nel quale non riesco a valutare se conta di più l’auto o il pilota. Oppure le arti marziali, che conosco molto poco. Anche dello sci non sono un esperto, ma mi piace seguire le gare delle Olimpiadi.

© Foto in b/n Archivio Michelino