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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Quand a ì er badona – traduzione molto libera: quando andavo a ballare

DiMichela Viti

Apr 17, 2022

Le mia amiche e compagne di scuola Elena e Lucia, già da un po’, la domenica, rigorosamente di pomeriggio, andavano a ballare e tanto mi sfinirono che mi lasciai convincere a seguirle. Il locale era a Lido di Camaiore, il Sea Horse, Cavalluccio marino. Lontano, ma c’era la fortuna del passaggio che il fratello di Elena ci concedeva. Mi piacque subito il Sea Horse: bello, grande, con un bravissimo dj e il tetto che si apriva magicamente a farci veder le stelle. E, subito, ci mettemmo a ballare sulla piccola pista sotto la postazione del dj. Difficile non notarci, tre diciottenni, due bionde e una rossa scatenatissime. Così, alla mia seconda domenica nel locale, al nostro ingresso, proprio il dj, con cui avevamo scambiato qualche parola, gridò: “Sono arrivate le carrarine! Via dalla pista!” e attaccò con “I gotcha” di Joe Tex. La cosa si ripeté per molte domeniche. Poi, il nostro accompagnatore si stufò di farci da baby sitter e dovemmo arrangiarci da sole. Ma durò proprio poco, perché al Sea Horse si pagavano ben mille lire per entrare e per arrivarci c’erano ben due corriere da prendere. Nel frattempo le mie due compagne d’avventura si “fidanzarono” e io strinsi di più l con Nicoletta, un’amicizia che proseguì per tutta la sua breve vita, tanto che fu la mia testimone di nozze. Lei aveva vissuto l’infanzia allo Stradone di Massa e un pezzo alle Villette, poi si era trasferita a Carrara, in un palazzo verso il Boccalone, a tre passi da casa mia in Vicolo della Ruota. Ricordo perfettamente che ci eravamo conosciute sull’autobus che ci portava a casa da Fossola: lei frequentava il Liceo classico e io ragioneria, sospirando tutte e due alla vista dello stesso ragazzino, mio compagno di classe alle superiori e suo alle medie. Invece di sentirci rivali, ci scappò da ridere. Eravamo due ragazzine di 14-15 anni. A Nicoletta venne in mente di provare ad andare a ballare nel massese, precisamente al Miami 1, dove le ragazze entravano gratis. Così bastavano i soldi per le corriere, che erano sempre due, ma per un tragitto più breve assai. Scrivo Miami 1 perché fu un locale (non so se c’è ancora) assai tribolato, incendiato e ricostruito per ben due volte, se ben ricordo. Al Miami 1 non c’era il dj, ma giravano diversi “complessi”, gruppi si direbbe oggi, e l’atmosfera non era certo quella del Sea Horse… Ricordo persino di averci trovato a cantare Mino Vergnaghi che vinse un Sanremo e, giustamente, poi sparì. Lì, Nicoletta ritrovò amici di infanzia, talmente fuori da ogni mio immaginario, che ancora sono scolpiti nella mia mente. Danton, ad esempio, un colosso dolcissimo con noi e feroce con chi ci si appiccicava troppo nel ballare: uno particolarmente tentacolare con me, lo fece volare contro la parete. Al Miami 1 le scazzottate con i livornesi erano epiche e storia di quasi tutte le domeniche. Lo ritrovai anni dopo, Danton, alla Standa: baci e stritolatura regolamentare, letteralmente sollevata da terra. Si era sposato con una ragazza inglese e, quindi, trasferito a Londra. I parev un lord! (sembrava un signore). Al Miami 1 incontrai il mio primo amore, un bel ragazzo di Camaiore, con occhi neri profondi. Assieme a lui si passò al Pirata, che era anche una discoteca. Il nostro amore sbocciò nell’autunno precedente alla stagione dell’austerity, per cui fu difficile incontrarci la domenica. Autobus strapieni presi al volo, due per ognuno di noi. Ma eravamo cotti marci e non ci faceva una grande fatica. Entrambi appassionati di Battisti capitò che, una domenica, io arrivassi prima di lui, restando molto stupita della sua assenza. All’attacco di una delle magnifiche di Lucio, io uscii dal locale, quasi ad andargli incontro. E, magicamente, lo vidi correre verso di me. Bella la stagione da “badona” (una che balla molto) e bello anche il primo amore: finito, ovviamente. Altrimenti sarebbe stato l’ultimo.