di Edoardo Di Casale classe III A liceo artistico Artemisia Gentileschi

Dopo il lockdown: che dire? Erano passati quattro lunghi mesi dalla “prigionia” quando ho messo finalmente i piedi fuori dal cancello di casa. Dentro di me prevalevano felicità e adrenalina: non vedevo l’ora di rivedere quei volti amici e familiari, che per così tanto tempo mi ero lasciato alle spalle, ma c’era un’atmosfera decisamente diversa rispetto a quella di prima.  In quei giorni, il mio unico svago era quello di girare con gli amici per le strade e i sentieri di Castelnuovo, un paese non molto distante da Sarzana, dato che non ci era concessa nemmeno una partita a calcio, ma ci divertivamo lo stesso, d’altronde ci bastava rimanere uniti.

Benché in qualche modo ci sentissimo felici, io non potevo di certo ignorare ciò che era successo. Tante persone che, prima, sempre nei soliti posti fissi, animavano il paese, non c’erano più, erano scomparse. Non era più la Castelnuovo che conoscevo, non era più il mondo di prima.

Ci è voluto un po’ per riabituarmi a questo nuovo presente, sia fisicamente, sia psicologicamente. Ovviamente ci sono riuscito, come gran parte delle persone, non da solo. Oggi almeno la mia testa è libera da continue paranoie che rischiano di farla esplodere.