di Aurora Santella classe V C liceo scientifico Guglielmo Marconi di Carrara

Mi è sempre stato detto che non c’è niente di più bello dell’avere 18 anni: la spensieratezza, l’eccitazione per il futuro, le prime nuove esperienze da adulti, la voglia di scoprire il mondo. Ma possiamo parlare di questi anni della nostra vita come degli anni d’oro? Gli anni delle esperienze e della spensieratezza? Possiamo lasciarci questi ultimi due anni alle spalle e andare avanti come se niente fosse successo, come se fosse stato tutto un brutto incubo da cui ti svegli frastornato? Forse tutte queste domande le pongo a me stessa più che a voi. Le risposte mi sembrano fin troppo scontate.

Se il mondo è consumato come da un cancro ed è malato di guerre, di conflitti e di Covid, come possiamo, noi, rimanere sani? Questo mondo continua a girare all’impazzata e io vorrei solo scendere. E se mi dite che non posso scendere, allora datemi una medicina che risani tutto il male che noi stessi generiamo. Se la cura non esiste, sarà forse questo il momento in cui è più necessario sostenersi a vicenda, mostrando compassione, empatia e comprensione nei confronti di un fratello, un compagno, un amico, uno scioperante, un non vaccinato, un malato, uno straniero e soprattutto nei confronti di noi stessi.

Forse non ci si rende conto, a pieno, che anche i più piccoli gesti possono fare nascere un sorriso e fare stare bene qualcuno. Cerchiamo di abbattere le barriere culturali politiche e religiose che ci separano e abbracciamo le nostre differenze, che il mondo in cui viviamo è fin troppo pieno di paure e di lacrime.