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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Dalla paura del Covid a quella della guerra

DiDiari Toscani

Mar 9, 2022

di Nicole Santucci, classe IV D liceo linguistico Montessori-Repetti di Carrara

Sono passati ormai due anni dall’inizio della pandemia, che si è portata via con sé non solo un po’ del nostro tempo, ma anche un pezzo importante di noi. Siamo stati sempre abituati a sottovalutare i piccoli attimi di libertà che abbiamo, quelli banali, che non avremmo mai pensato di poter perdere, come la possibilità di uscire dalla nostra camera. Ma ora, dopo restrizioni, mascherine e scuola online, ci rendiamo conto che ogni momento ha la sua importanza, perché tutto potrebbe cambiare, senza che nessuno si renda conto di quello che succede attorno. Questi due anni sono stati complicati, diversi e a volte spaventosi. Abbiamo imparato cosa significhi rimanere “isolati”, e abbiamo iniziato ad apprezzare veramente la presenza delle persone. Abbiamo capito cosa sia un vero “stato di emergenza” e che, soprattutto in queste situazioni, non bisogna mai abbassare la guardia, perché è sempre necessario collaborare al fine di poter trovare realmente una soluzione, apprendendo, a volte con gravi conseguenze, che se ognuno pensa solo per sé stesso, nessuno potrà mai ritrovare quella preziosa “normalità” che abbiamo perso.

In questi due anni siamo cresciuti, abbiamo vissuto, ci siamo rivalutati, ma abbiamo anche sofferto: le nostre emozioni ci hanno stravolto, ma con il tempo ci siamo abituati ad una “nuova anormale normalità”, tanto che ci spaventa vedere una persona senza la mascherina.

Però dopo due anni, finalmente, possiamo dire che ci stiamo rialzando, stiamo riuscendo a superare ciò che sembrava un mostro troppo forte per noi e possiamo affermare che stiamo riprendendo un po’ della “vita di prima”. Ciò non significa che sia stato semplice: ci sentivamo rinchiusi in un tunnel infinito, dal quale sembrava impossibile vedere la luce, e tutt’ora possiamo vedere solo qualche bagliore. Anche se dobbiamo prestare attenzione, perché è facile bruciarsi, possiamo finalmente intravvedere una fine che, forse, è un nuovo inizio. Questo dovrebbe essere un momento di gioia che dovrebbe rendere le persone fiere perché la fatica ed il sacrificio ci stanno piano piano ripagando, eppure tutto questo sforzo sembra essere stato vano perché quando accendiamo il televisore non sentiamo più parlare di un virus, ma di una guerra che ci fa sentire il bisogno di nasconderci nuovamente in quella camera dalla quale, fino a un anno fa non vedevamo l’ora di lasciare.

Proprio quando ci stavamo rialzando, tuttavia, siamo stati colpiti sulle ginocchia e siamo caduti ancora a terra, piegati di fronte a una nuova paura. Dopo due anni pensavamo di aver capito il valore della vita, invece c’è ancora qualcuno che preferisce distruggerla. Eravamo convinti di aver trovato una soluzione che ci riunisse insieme, ma non tutti sono disposti a rinunciare agli interessi personali. Tutto questo non fa solo paura, ma genera anche tanta rabbia, perché non impariamo dagli ostacoli che superiamo, né dagli orrori delle guerre passate.

E così, ora, invece di abbracciarci, tiriamo fuori le armi.