“Se vuoi un amico devi esserlo” è la frase, molto significativa, che compare su uno dei pannelli che compongono i murales realizzati alla scuola media Arturo Dazzi in via Bonascola, a Carrara, dedicato alla lotta contro il bullismo e il cyberbullismo. L’opera, interamente realizzata dagli alunni della Dazzi, con l’aiuto degli studenti del liceo artistico di Carrara, Artemisia Gentilischi, decora, al momento, i riquadri del muro esterno della scuola sul lato posteriore, ma il progetto è in continuo divenire e prevede l’estensione di murales anche al lato principale e ai muri di collegamento con la palestra. A raccontare a Diari Toscani la genesi e i significati dell’intervento artistico è il professor Andrea Scaletti, architetto, docente di tecnologia, referente della sicurezza della media Dazzi e ideatore del progetto.
Quando è nata l’idea dei murales?
L’idea dei murales è partita tre anni fa, quando sono entrato di ruolo qui alla Dazzi, ma il progetto era nato quattro anni prima alla scuola media Taliercio, nella quale, all’epoca, insegnavo. Si tratta di un progetto che rientra nell’ambito della metodologia didattica Peer, cioè la didattica tra pari: gli alunni più grandi insegnano a quelli più piccoli, quindi l’insegnamento viene impartito dai parigrado a livello sociale, con lo scarto massimo di tre anni di età. Per questi murales hanno lavorato ragazzi di terza media con ragazzi di seconda superiore. Quest’anno c’è stata un’evoluzione per cui gli alunni di seconda media collaboreranno con quelli di seconda superiore e quelli di terza media con i ragazzi del terzo anno delle superiori. È un progetto in continua evoluzione.
Ci racconti dell’inizio…
Tutto è cominciato alla Taliercio. Il progetto è stato ideato e portato avanti da me e dal professor Mario Federico Dell’Amico, docente di discipline plastiche al liceo artistico di Carrara. L’idea ci è venuta sulle tribune dei campi di calcio in cui giocavano i nostri figli e il primo passo è stata la realizzazione di un altorilievo in gesso dell’anfiteatro di Luni. In seguito abbiamo fatto delle magliette e poi realizzato dei video e degli spot. L’anno scorso è stato un anno critico, dovendo lavorare a distanza, e l’dea di realizzare i murales sembrava quasi impossibile e invece siamo riusciti a far uscire i ragazzi in maniera regolamentata, stando attenti ad evitare la commistione di bolle: i gruppetti della Dazzi hanno lavorato nel pomeriggio mentre quelli dell’artistico lavoravano il sabato mattina. Alla fine, siamo riusciti anche a fare incontrare i due gruppi, punto imprescindibile del progetto, pur mantenendo attive le misure antipandemia.
Perché dei murales alla Dazzi?
L’idea dei murales è nata dall’esigenza di recuperare un patrimonio comune per tutti i ragazzi, che è l’edificio scolastico. La parte sul retro era stata abbondantemente imbrattata, anche perché l’accesso all’esterno della scuola è molto facile per i vandali. Abbiamo, quindi deciso di ripulire e riportare i muri al loro color pesca originale, e poi proseguire con i disegni dei murales. Tutta la parte creativa e anche quella manuale è stata realizzata dai ragazzi sul tema del bullismo e cyberbullismo.
Come mai alcuni disegni sono realizzati su dei pannelli?
Perché abbiamo usato la tecnica indoor dipingendo su pannelli di multistrato marino che non temono né umidità, né pioggia. Lo abbiamo fatto per poter lavorare anche all’interno e accelerare i tempi di realizzazione. Altri dipinti, invece sono stati realizzati direttamente sul muro.
Chi ha scelto i contenuti?
Sono stati i ragazzi. È stato fatto un concorso interno alla classe e ogni ragazzo ha fatto la sua proposta. Poi, una commissione di studenti più grandi ha scelto quelle che dovevano essere rappresentate. Abbiamo inventato anche dei loghi che sono macchie bianche con, al centro la parola, sbulloniamoli: una scritta provocatoria che invita a lottare contro il bullismo. I loghi sono posti sulle serrande chiuse, sopra ai segni lasciati dai vandali, proprio per evidenziare la transizione tra vecchio e nuovo. I soggetti scelti sono diversi: c’è una rivisitazione del quarto stato con l’immagine di una donna e una strada piena di scarpette rosse. Ci sono gli enormi occhi del vessatore che fissano la vittima di bullismo. Ci sono due braccia stilizzate, quella del bullo e della sua vittima, che stanno per darsi la mano perchè il bullo ha finalmente capito di aver fatto un errore.
I segni dei vandali ci sono anche nei riquadri al primo piano della scuola. Interverrete anche lì?
No, perché non è possibile far intervenire i ragazzi per lavori in quota, neppure con l’uso di impalcature. Io, in qualità di referente del plesso, sto lottando con il comune per ottenere un restauro della grondaia e la pulitura e tinteggiatura della parte superiore.
Quante classi sono impegnate nel progetto dei murales?
I murales vengono realizzati dai ragazzi della terza, ma, quest’anno, sono impegnati anche quelli di seconda che stanno facendo un percorso propedeutico per il lavoro da fare l’anno successivo.
Fin dove arriveranno i murales?
Abbiamo intenzione di ripulire e dipingere tutta la facciata e di restaurare anche il portico d’entrata. I lavori si svolgono dall’inizio di maggio fino alla fine della scuola a giugno. Ogni anno ne aggiungeremo una porzione fino ad arrivare nella zona della palestra che, in parte è molto degradata e, in parte, ha un disegno che merita di essere salvato. Il percorso inizia ogni anno tra ottobre e novembre, quando si fanno gli incontri con i ragazzi dell’artistico. Quest’anno abbiamo fatto alcuni incontri online e alcuni in presenza, ma dal prossimo anno si dovrebbe tornare alla totale normalità.
Ci sono altri insegnanti che collaborano al progetto?
Sì, oltre al professor Dell’Amico dell’Artistico, ci sono i professori Mariarita Pera e Massimo Masani Ricci, insegnanti di italiano qui alla Dazzi, e la professoressa Arianna Cattani, insegnante di arte.
Come è stata la risposta dei ragazzi?
Decisamente molto positiva. Gli incontri per realizzare i murales sono diventati un modo, per loro, per compensare le gite e le altre occasioni di confrontarsi e socializzare che, a causa della pandemia, non c’erano più. Sono stati momenti di svago e di confronto, nei quali loro parlavano di tutto, si organizzavano, venivano spontaneamente anche il sabato, giorno in cui la scuola è chiusa e questa è la prova che il progetto ha funzionato.
Chi ha sostenuto i costi del progetto?
Tutto è stato realizzato grazie alla disponibilità offerta dallo sponsor, la multinazionale Imerys, che ha assorbito tutti i costi economici, ci ha aperto un conto presso una ferramenta da cui prendiamo il materiale per realizzare i murales.
C’è già stata un’inaugurazione del progetto?
Sì, a giugno del 2021, quando si è conclusa la prima parte, ma faremo inaugurazioni per ogni nuovo step che completeremo.
© Foto di Cristina Maioglio