Ad Alba piace la neve, l’ha sempre amata fin da quando era una bambina piccolissima. Restava incantata, con gli occhi sgranati, per ore, davanti alla finestra di casa: una finestrella piccola, con i vetri quadrati, nascosti da una leggera tenda di vecchio lino bianco, ricamato con l’orlo a giorno, che nella sua parte centrale aveva un intaglio lavorato a filet dalla nonna, raffigurante un cervo dalle lunghe corna. Alba scostava la tendina lisa e trasparente e si nutriva dello spettacolo di milioni di fiocchi candidi e leggeri, che, a le, ogni volta, pareva messo in scena per la sua beatitudine. Appena possibile, usciva nel prato davanti casa per immergersi in quel mondo meraviglioso. Immaginava di essere lei stessa leggiadra come un fiocco di neve e si divertiva a muovere lentamente le braccia, come in una danza, libera e assolutamente felice. La mamma spesso la sgridava: “Non startene là fuori che prendi freddo, con tutta questa neve che non smette mai di scendere! Sembra che si siano aperte le cateratte del cielo!”. Ma Alba si sentiva sicura, era nel suo elemento, faceva parte di esso e nulla di brutto poteva accaderle. Quanto le piaceva poggiare i piedi sulla coltre spessa di neve fresca: lo scricchiolio sotto le suole dei suoi scarponcini le trasmetteva, sempre, la sensazione di un piacevole languore, come se stesse ascoltando una musica d’archi e lei fosse la sola nel mondo a poter godere di un tale privilegio. Quando il sole attraversava le piccole cascate di ghiaccio, che scendevano limpide e intrepide dai rami del vecchio noce, con mille bagliori, lei pensava che quelle fossero le gemme meravigliose, i diamanti più puri con cui il Mago Inverno voleva adornare la sua amata, la Fata del Bosco, che indossava tali preziosi gioielli con la semplicità e la classe di una regina. Lasciava le sue piccole impronte sul manto vergine, facendo mille ghirigori, poi si voltava indietro soddisfatta come un artista che ha appena dipinto una tela.
Ma questo accadeva tanti anni fa. Ora Alba non abita più in quella casa e neppure in quel piccolo paese che, in inverno, ancora si trasforma in un presepe. Ha avuto una vita piena, lunga e, tutto sommato, piacevole, anche se vissuta lontano da lì, in una città dove la neve non cade mai, dove ha visto pioggia e sole, nebbia e vento, ma niente neve. Quella è sempre stata una straniera. Adesso ha deciso di tornare. Arriva in paese di buon mattino, in una splendida giornata invernale, quando tutte le case, le stalle, le piazze, le vie sono ammantate di un bianco splendente e si offrono, impudiche, a farsi accarezzare dai raggi delicati del primo sole. Alba sa perfettamente ciò che vuole: le serve una bella slitta con un cavallo robusto che la possa portare su in alto, fino ai prati spaziosi e silenti della sua montagna, i prati della sua infanzia, che sempre le sono rimasti dentro l’anima. In paese nessuno l’ha riconosciuta, troppo lungo è stato il tempo trascorso. Qualcuno la prende per matta quando chiede di affittare, per tutta la giornata, una slitta con cavallo e chiede che le diano anche una coperta di lana a quadroni, meglio se vecchiotta, per coprirsi le ginocchia sempre doloranti. Dice che non vuole piumini, né tanto meno accetta di usare quegli odiosi pile che, quando te li togli di dosso, fanno le scintille. Lei vuole proprio una coperta di lana, semplicemente quella e nient’altro. Discute animatamente col proprietario della slitta, che vuole assolutamente accompagnarla, perché pensa che da sola potrebbe perdersi, e poi, finalmente, riesce a spuntarla e ad ottenere ciò che vuole. “Va bene, signora, se lei è proprio decisa io non mi sento responsabile, vada pure da sola, tanto la Carlina conosce la strada per tornare a casa. Ci vediamo stasera, ma mi raccomando, non aspetti che tramonti il sole, perché qui la notte arriva in fretta e senza troppo preavviso. No, non serve che paghi adesso, sistemiamo tutto al suo ritorno”. “Non se ne parla proprio, io voglio pagare subito” dice soddisfatta e lascia qualcosa in più per il cavallo. L’uomo prende la banconota da 50 euro che gli allunga Alba, la ringrazia contento, ma resta sempre più convinto che questa donna già anziana, non abbia più tutte le rotelle al posto giusto. Finalmente Alba è sola sui sentieri immacolati, tra gli alberi sui cui rami la neve gioca ad inventare forme fantastiche; i rumori sono lontani, il mondo è lontano, c’è solo la neve: tanta, una quantità enorme di neve, bianca, soffice, magica. Alba si fa condurre dalla docile Carlina, che traina la slitta dolcemente, senza scossoni, come se la volesse cullare, come se avesse capito che lei desidera solo addormentarsi. Ora che il sole sta per tramontare, pitturando di rosa tutte le cime intorno, e piccole nuvole grigie si stanno addensando sopra di lei, ora che la sua ombra sulla neve diventa sempre più lunga, Alba sente che nessun altro momento sarà mai altrettanto propizio. Toh, che meraviglia, inizia a nevicare. È forse un segno del cielo? Alba non ha dubbi, non ha ripensamenti, in tutto il suo essere si spande una sensazione di pace, un benessere assoluto come non ricorda di aver mai più provato dopo il tempo della sua fanciullesca felicità. Scende con calma dalla slitta, accarezza il muso della cavalla, che la guarda con occhioni calmi e pazienti e ad Alba pare che l’animale abbia capito e voglia renderla partecipe della sua approvazione. Raggiunge, non senza fatica, la punta del promontorio roccioso che si protende in avanti, a picco sulla valle sottostante. Adesso Alba sta volando, volteggia insieme coi fiocchi di neve che danzano, per lei e con lei, un’ultima volta.
Il disegno in copertina è di Giulia Gatti nata a Carrara nel 2002. Appassionata di disegno fin da bambina, frequenta il liceo artistico Artemisia Gentileschi, indirizzo arti figurative. Predilige i ritratti e i colori ad olio. Ha realizzato diverse illustrazioni di libri e nel 2019 ha vinto il primo premio del carnevale artistico. Nel tempo libero suona la batteria.