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Diari Toscani

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Il comandante “Sergio”: Gino Briglia

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Mar 1, 2022

Venticinque anni fa moriva Gino Briglia comandante partigiano noto col nome di Battaglia di “Sergio” (1920- 1997). Un gruppo di soci dell’Anpi, sezione Linea Gotica di Massa, venerdì 25 febbraio 2022 ha omaggiato la sua tomba ricordando il valoroso partigiano con un mazzo di fiori. La sezione Anpi ha rinnovato anche la proposta di realizzare un busto dedicato a Sergio. Una proposta datata, che risale al 2003, su iniziativa di Augusto Puccetti, Rinaldo Mercanti e Giuliano Minuto i quali fondarono addirittura un comitato sul progetto del busto dedicato a Briglia. Famigliari, amici, iscritti all’Anpi e cittadini hanno partecipato alla semplice e significativa cerimonia al cimitero del Mirteto. Gino Briglia, il comandante “Sergio”, fu uno dei protagonisti della Resistenza, distinguendosi tra i comandanti dei Patrioti Apuani e, assieme agli alleati, ebbe un ruolo attivo nella liberazione della città di Massa il 10 aprile 1944, con la formazione Falco della F3 che proseguì nell’azione nei giorni successivi, contando feriti e morti, tra i quali Giotto Ciardi e Ettore Teani, e morti a Carrara il 13 aprile 1944.

Oltre al suo contributo di lotta, Briglia fu, dopo la fine della guerra, grande difensore della memoria della Resistenza e organizzò le iniziative per il 30° anniversario nel 1975, e quelle per il 50° nel 1995. Con Pietro Del Giudice ed Ermenegildo Della Bianchina, raccolse materiale documentario e realizzò un Centro di Documentazione e una Mostra sulla Resistenza Apuana a palazzo Bourdillon, poi confluito nella “Mostra e Archivio della Resistenza del Comune di Massa”, in piazza dei Partigiani (ex Cat), oggi visitabili.

Fu tra i padri della sezione Anpi di Massa e, nel dopoguerra, per tanti anni, lavorò come comandante dei vigili urbani del comune di Massa.

Il suo nome di battaglia da partigiano, “Sergio”, fu l’elemento che gli risparmiò la vita. Nell’autunno del 1943 Briglia si presentò a Giuseppe Pagano, il quale stava raccogliendo elementi per organizzare la Resistenza, appuntando man mano i nomi dei partecipanti sopra un taccuino. Briglia si presentò e si qualificò come Sergio Lari, protagonista di un romanzo. E fu la sua fortuna: Pagano fu arrestato (finì poi a Mauthausen) e attraverso il suo taccuino, di cui aveva provato a disfarsi, finirono in galera anche le persone da lui registrate, tra cui Alberto Bondielli, poi diventato presidente del Cln Apuano. Ovviamente nessuno riuscì a trovare Sergio Lari.

In seguito, per la sua opera di partigiano combattente, Briglia ricevette un attestato ufficiale da parte delle autorità alleate, poi la medaglia della Fondazione Donovan. Rifiutò proposte di collaborazione lavorativa dagli alleati e si impegnò nella ricostruzione della città di Massa, distrutta dalla guerra.

Aveva un notevole carisma, fondato sulla intransigenza e sulla rettitudine, valori che ritrovava nella Costituzione italiana. Per tali qualità, ebbe sempre grande presa sulle persone.

In questo particolare momento in cui si respirano venti di guerra, la memoria assume un ruolo fondamentale, soprattutto nel ricordare tutti quei giovani che lottarono e versarono il loro sangue per scrivere la Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla lotta antifascista per liberare il Paese dall’occupazione nazifascista. Un documento in cui affondano le radici della Democrazia. Per questo motivo è bene, oggi, sottolineare con forza l’articolo numero 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.