Se l’affermazione del giornalismo come fondamentale strumento di comunicazione, appartiene all’Inghilterra, la sua origine e anche la sua declinazione come forma parallele alla letteratura sono fenomeni totalmente italiani. L’idea di raccogliere una serie di notizie, inizialmente legate agli ambiti amministrativi e commerciali, in due o quattro fogli scritti a mano e venduti alla gente del luogo, nacque nella Repubblica di Venezia, nel corso del XVI secolo. I fogli avvisi, come erano chiamati, non riportavano il nome di una testata ma, semplicemente, la data e il numero progressivo di uscita e dovevano sottostare a un forte controllo da parte del governo, per questo motivo non erano firmati. In essi erano contenute informazioni relative ai più rilevanti fatti economici del momento e alle guerre in corso nei paesi in cui si svolgevano gli scambi commerciali. La diffusione dei fogli avvisi non era solo a Venezia, ma comprendeva anche le province marittime della repubblica. Per tutti, costavano una moneta da due soldi, quella che in veneziano veniva chiamata gazeta, termine con cui finirono per essere indicati gli stessi protogiornali. Gazzetta passò rapidamente a indicare tutte le pubblicazioni simili, che subito cominciarono a fiorire un po’ ovunque in Italia e venne tradotto anche in altre lingue per indicare lo stesso oggetto. Non erano ancora giornali veri e propri, soprattutto non si distinguevano se non per il nome del luogo a cui si riferivano riportato in alto: erano notizie riportate in sequenza senza alcun ordine determinato e, ovviamente, senza alcun riferimento alla politica, perché era assolutamente vietato. Le uscite erano settimanali, di solito al sabato, ma qualcuno riusciva a farne uscire copie anche a metà settimana. L’avvento della stampa, dopo l’invenzione dei caratteri mobili di Gutenberg, raggiunse presto anche le varie gazzette locali italiane, sulla scia della Gazzetta di Firenze che nel 1636 fu la prima a far uscire i fogli stampati. Al 1664 risale la nascita di quello che è considerato il più antico giornale italiano e, con ogni probabilità, anche il più antico in assoluto, che è la Gazzetta di Mantova. Di poco successiva la comparsa della Gazzetta di Parma che si colloca nel 1735: notevole la longevità di entrambi i giornali esistenti e vitali ancora oggi. Nel ‘700 sono 803 le pubblicazioni periodiche esistenti in Italia e di queste, la metà era concentrata nel territorio delle Repubblica di Venezia e del ducato di Milano. La censura sulla politica era ancora molto forte, per cui giornali e gazzette potevano parlare solo di fatti eclatanti come guerre o disastri naturali, di eventi mondani relativi alle varie corti o di cerimonie religiose. La politica fa la sua prima apparizione sulla stampa italiana, mentre su quella inglese già era affermata, non sussistendo, là, la censura, verso la fine del ‘700 con due pubblicazioni, una a Roma e una a Venezia il cui scopo, riconosciuto dai governi, era quello di tenere il più lontano possibile le ideologie rivoluzionarie che arrivavano dalla Francia e che minacciavano il potere dei sovrani. Fu proprio l’eco della Rivoluzione Francese a determinare il cambiamento della stampa italiana nella direzione della trattazione politica. “Il Monitore Italiano”, giornale aperto a Milano nel 1798, che ebbe come direttore anche Ugo Foscolo, fu tra i primi giornali politici, incentrati sulla lotta verso l’unità del paese. Il Monitore si replicò in molte altre città italiane e fu affiancato da moltissime altre testate che nascevano localmente e che trattavano di politica. In successione, nel corso dell’800 nacquero le prime agenzie di stampa e poi le prime concessionarie di pubblicità. Nel 1866 venne fondato, a Milano, dall’editore Sonzogno, Il Secolo, che è considerato il primo quotidiano moderno italiano distribuito su tutto il suolo nazionale e corredato di immagini di buona qualità. La storia immediatamente successiva vede la nascita dei grandi quotidiani ancora esistenti come Il Corriere della Sera, Il Messaggero, La Gazzetta del Popolo, L’Osservatore Romano, Il Mattino e l’Avanti. Una storia gloriosa contraddistinta sempre da un alto livello letterario dei contenuti: una peculiarità rendeva la stampa italiana superiore a quella contemporanea inglese fondata soprattutto sulla potenza delle immagini.
La diffusione dei giornali sul territorio italiano conseguente all’Unità del paese determinò un miglioramento nell’alfabetizzazione e nell’informazione nella popolazione. L’Italia era afflitta da gravissimi squilibri sociali, da uno stato diffuso di povertà dovuto a un’economia prevalentemente agricola e da un generale malcontento della popolazione al quale i giornali diedero voce fino a diventarne, addirittura, il motore di protesta. Categorie professionali come contadini, barbieri e calzolai, potendo finalmente aggiornarsi tramite la lettura dei quotidiani, cominciarono ad entrare in contatto con le varie realtà di rivolta e protesta presenti nel paese avviando un processo di emulazione, spesso condizionato dall’acquisizione passiva e non ragionata di dottrine sovversive che spingevano all’odio e all’insofferenza verso il governo.
La moltiplicazione di testate politiche a livello locale fu enorme. Carrara, con la sua economia fortemente condizionata dalle cave, con l’enorme divario tra la classe dirigente e quella operaia e con il suo spirito fondamentalmente anarchico e ribelle, non poteva non cogliere le potenzialità del mezzo comunicativo. Nella seconda metà dell’800, nella provincia apuana, nacquero molte testate, di eccezionale vitalità e di grandi contenuti, alcune indipendenti, altre di chiaro orientamento politico, con cadenze settimanali o mensili: La Gazzetta di Carrara, periodico politico fondato nel 1873, il Giornale Apuano, L’Eco del Carrione, settimanale demo-costituzionale nato nel 1883, il Giornale di Massa, L’Eco della Tambura, La Provincia, Il Ponte, L’Apuano, Lunigiana e Lo Svegliarino, creato nel 1876.
In particolare, per Carrara, sono da ricordare L’Eco del Carrione e Lo Svegliarino. Fondato nel 1885, L’Eco del Carrione era stampato dalla tipografia di Federico Sanguinetti, che era anche il fondatore del giornale. Nato con orientamento era democratico-costituzionale, scelse una posizione decisamente anticlericale, se pur non anticattolica, assai vicina alla borghesia, anche se, nel 1892, prese posizioni più progressiste nelle elezioni politiche. Durante il periodo dei moti carraresi del 1894 si schierò con le forze conservatrici, antioperaie e antisocialiste. Era un settimanale ed usciva alla domenica. Dopo una sospensione di due anni, nel 1896 riprese le pubblicazioni col sottotitolo di giornale di Carrara rimanendo sempre nell’area conservatrice. Sparì nel 1911, schiacciato dalla concorrenza di altre testate locali moderate. Tornò sulla scena mediatica nel 1944 come bollettino di informazioni locali volte a migliorare la vita quotidiana della gente durante la guerra, ma ebbe vita brevissima, proprio a causa delle difficoltà derivate dal conflitto bellico e non ebbe alcuna fortuna.
Lo Svegliarino fu fondato nel 1876 da Giuseppe Vico Fossati come organo della democrazia Carrarese, tanto da essere rinominato Lo Svegliarino – Giornale della Democrazia. Schierato apertamente contro l’aristocrazia e contro i Savoia, antimonarchico e con posizioni vicine ai repubblicani, agli anarchici e ai socialisti, senza mai sostenere, però, l’abolizione della proprietà privata e la rivoluzione, ebbe collaboratori eccezionali quali Giuseppe Ungaretti e Ceccardo Roccatagliata Ceccardi. Nel ‘900 virò in aera repubblicana ed ebbe Eugenio Chiesa come direttore e poi Pietro Nenni. Contrario alla guerra italo-turca ma favorevole all’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Lo Svegliarino fu sempre sostenitore del decentramento amministrativo. Anche per Lo Svegliarino fu fatale la concorrenza con altri periodici nati a Carrara nel ‘900. In particolare a segnarne il declino fu il settimanale La Sveglia Repubblicana, nuovo organo del partito Repubblicano locale e nel 1917 chiuse i battenti. Anche per Lo Svegliarino ci fu una breve rinascita in epoca moderna con la nuova edizione, bimestrale, nata nel 2004, voluta da Andrea Lazzeri, che per i primi due anni ebbe Simone Caffaz come direttore, arrivando al record storico delle 3000 copie vendute per ogni uscita. Dopo l’uscita di Caffaz la testata divenne online e terminò il suo percorso nel 2008.
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