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Diari Toscani

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Massa: la fontana della Lavandaia, storia di un’opera mai compresa

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Feb 22, 2022

Tra storia e memoria, raccontiamo oggi la tribolata vicenda di una fontana perennemente imbrattata, degradata e svilita.

È nata male la Lavandaia, opera dello scultore massese Gigi Guadagnucci (1915-2013) ed è finita peggio. L’opera è stata oggetto di atti vandalici quando faceva bella mostra di sé in piazza Bastione, nel centro di Massa, e continua ad essere oggetto di atti vandalici anche nel parco della Villa della Rinchiostra, dove è stata trasferita nel 2014, con la speranza di valorizzarla in mezzo al verde. Scritte, simboli, volgarità: l’opera è completamente imbrattata da segni di inchiostro nero, blu, rosso e altri colori, evidentemente oltraggiata a più riprese. Sistemata a ridosso del muro di cinta, privata della sua originale funzione di fontana (senza più acqua), la fontana della Lavandaia è stata abbandonata al degrado, anno dopo anno e, oggi, è ridotta in uno stato pietoso, in mezzo a sporcizia e escrementi, deturpata sia di fronte, sia sul retro. Non è certo questa la fine che dovrebbe fare un’opera di Guadagnucci, a cui è dedicato il museo all’interno della Villa, volto a valorizzare il suo percorso di scultore che, al contrario, all’esterno della villa, viene danneggiato e screditato. La valorizzazione che non si era trovata in piazza Bastione, non è arrivata nemmeno nel parco della Rinchiostra: la statua non ha ancora trovato la giusta collocazione e soprattutto la dignità e il rispetto che merita un’opera d’arte. La Lavandaia di Guadagnucci è una fontana di forma ovale, con alcuni gradini per accedervi, sormontata da un’imponente statua marmorea raffigurante una donna energica, una lavandaia. A mettere l’opera, sin dalla sua prima apparizione, al centro di critiche e polemiche sono stati i seni prorompenti della figura femminile, dai quali sgorga l’acqua: seni che infastidiscono. Chiesi, anni fa, allo stesso autore perché aveva scelto di raffigurare una figura di donna così forte che, nonostante la nudità, poco ha di femminile. “Ero piccolo, quando andavo al canale, a Castagnetola – mi raccontò Guadagnucci, cercando di spiegare quell’opera tanto bistrattata e forse, incompresa – Arrivavano le donne con le ceste in testa, piene di panni sporchi, e i bambini piccoli tra le braccia. Ero lì, a giocare con gli amichetti e le donne mi dicevano: “Me lo tieni?”, porgendomi il bambino. Io lo tenevo, per aiutarle. E mi trovavo lì, con un bambinello in braccio… Poi, le donne posavano la cesta, toglievano i panni e vi adagiavano dentro il piccolino. Io restavo estasiato, ad osservarle. Mettevano le gambe nell’acqua e cantavano, sfregando i panni sui sassi levigati del torrente.

E quando il bambino piangeva, uscivano dall’acqua, lo prendevano in braccio e lo allattavano. Ecco, quell’immagine di donna forte, capace di donare la vita, non mi ha mai abbandonato e l’ho trasposta in quell’opera scultorea. L’acqua rappresenta la vita, così come il latte che sgorga dai seni”.

Acqua e latte, portatori di vita, sono alla base dell’opera molto discussa, che raffigura, appunto, un busto nudo di donna con seni prorompenti da cui sgorga acqua, raccolta in un recipiente sorretto da braccia generose, nell’inequivocabile gesto del dono.

La scultura è comunemente conosciuta come la “Puppona”. Le due location, nelle quali, finora, è stata installata non le hanno reso giustizia e forse, oggi, è arrivato il momento di individuare una collocazione dignitosa, in un luogo caro alla memoria dello scultore, nel quale l’opera sicuramente sarebbe apprezzata. Si è fatta avanti l’associazione Pubblica Assistenza di Bergiola e Bargana, luoghi del versante del monte Brugiana dove lo scultore era nato.

Rinnoviamo all’amministrazione comunale – ha detto il presidente, Simone Bertelàla proposta di adottare la fontana, perché Guadagnucci aveva trascorso momenti della sua vita a Bergiola, dove aveva casa. In paese non abbiamo un’opera che lo ricordi. Visto il perdurare delle pessime condizioni della fontana, chiediamo all’amministrazione comunale di trasferirla a Bergiola, assicurando che noi ce ne prenderemo cura. Un gesto significativo, appunto, perché tutti i bergiolesi chiedono di avere in paese almeno un’opera di Gigi Guadagnucci”.

La lavandaia racconta un pezzo di storia e di emozioni di quei luoghi, rappresenta un inno alla vita e alla maternità che lo scultore ha voluto interpretare in ricordo di alcuni eventi legati alla sua infanzia, alle pozze del canale che attraversa Bergiola e Castagnetola, località a lui molto care. Anche l’associazione Italia Nostra, sezione Massa e Montignoso sostiene la proposta di Bertelà. Sulla vicenda hanno preso posizione il comitato Una montagna da salvare, che appoggia pienamente l’idea di trasferirla “Puppona” nella frazione di Bergiola, e Daniele Tarantino dell’associazione inSIeme, condividendo la proposta dell’associazione Pubblica assistenza di Bergiola e Bargana.