Nata nel XIV secolo come fortificazione militare e importante presidio di controllo sull’allora assai molto più vicino litorale, la fortezza di Avenza ha resistito ai secoli, all’erosione del tempo e persino alla sconsideratezza di alcuni dei residenti e governanti che hanno vissuto sotto le sue mura e che, in una fase della sua storia, la usarono, addirittura, come cava di pietre, tanto da lasciare ai posteri solo un unico torrione. A volerla, o meglio, ad ampliare e rafforzare il Castrum Aventiae, già esistente come borgo murato dal XII secolo, fu Castruccio Castracani, discendente lucchese degli Antelminelli, per un periodo a capo della Signoria di Carrara, che, con ogni probabilità, fece anche costruire l’unica torre superstite della Fortezza che porta il suo nome. Il primo, importante restyling risale, quindi, a poco più di 700 anni fa e fu tutto finalizzato al potenziamento della funzione difensiva militare. Castracani era un soldato e un condottiero, sapeva fare la guerra e sapeva come difendersi. La sua fortezza di Avenza venne dotata di possenti torri coperte, dotate di ballatoi e cannoniere. Il mare, da cui poteva in continuazione la minaccia di pirati, predatori o di eserciti nemici, era a poche centinaia di metri, assai più vicino al borgo di quanto non lo sia oggi e in corrispondenza della fortezza di Avenza si era sviluppato un porto, usato anche per gli scambi commerciali che era diventato l’approdo centrale della costa alto tirrenica dopo che l’unico altro porto della zona, quello di San Maurizio sul fiume Magra, era stato abbandonato. Tutto il traffico internazionale di marmi dell’epoca partiva da lì. La seconda ristrutturazione del castello di Avenza, avvenne sotto il successivo dominio dei Malaspina, quando l’aspetto militare della struttura diventò meno dominante. Alberico I Cybo Malaspina decise di usare la fortezza, favorita dalla sua posizione sulla costa e sulla via Francigena, come sede per gli incontri diplomatici e quindi valorizzò la parte castellana con interventi volti a renderla più lussuosa e accogliente. Con il tramonto del potere dei Malaspina, nel corso del XVIII secolo, iniziò anche il declino della fortezza di Avenza che prima venne abbandonata e lasciata andare in rovina, poi, nel corso dell’800, venne smantellata pezzo a pezzo per fornire i materiali per costruire le case del nuovo borgo di Avenza. Scempio dal quale si salvò solo la Torre di Castruccio perché lo storico tedesco Theodore Mommsen, passando per Avenza nel 1883, si appassionò alla storia del castello e fece in modo di bloccare lo smantellamento, salvando, quindi, l’ultima torre ancora in piedi.
Di questi giorni l’ultimo “lifting”: sono partiti interventi di riqualificazione delle mura. Le operazioni prevedono l’estirpazione manuale della vegetazione arborea e un passaggio di prodotto idrorepellente a base naturale acquosa che impedisce l’assorbimento di umidità dall’esterno e la risalita di umidità dall’interno, attraverso un’azione che penetra le superfici porose di pietre e fughe che legano le sue murature. Tutte le lavorazioni vengono effettuate in quota attraverso idonea piattaforma. Pur essendo partito da pochi giorni, lì’intervento ha già dato risultati ben visibili grazie alla rigenerazione delle mura liberate dalle macchie vegetali, generate dalle incrostazioni che si sono depositate nel tempo.
Il progetto di riqualificazione è stato finanziato dal MIBACT per un importo di 51 mila euro e impiegherà due mesi per la conclusione dei lavori sia all’esterno, sia all’interno della Torre. L’intervento, la cui soprintendente è la dottoressa Angela Accordon e il progettista e responsabile del cantiere è l’architetto Giulio Vatteroni è realizzato dall’impresa Casanova Next, sotto il controllo della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa e Carrara.
© Foto di Luigi Giovanelli