L’8 febbraio 1945 l’offensiva alleata della 92ª Divisione Buffalo sulla Linea Gotica, nel tentativo di sfondare il fronte tedesco, ebbe pesanti effetti collaterali sulla città di Massa. Gli aerei volarono sopra la città e piovvero bombe, provocando morte e distruzione, in particolare piazza Aranci e piazza della Conca furono devastate. Fu l’ultimo bombardamento aereo sul centro di Massa, ma fu anche il più disastroso, quello che sconvolse l’intera popolazione e la città stessa. Le bombe devastarono tutte le abitazioni di piazza Aranci, la chiesa di San Sebastiano, la Martana, la Conca e il monumento in piazza Mercurio. Numerose furono le vittime, rimaste quasi tutte rimaste senza nome. Alla Conca morirono sei persone tra cui due ragazzi di 15 e 20 anni. La memoria di quell’evento rimane viva grazie ad alcuni residenti e commercianti del centro storico, che ogni anno organizzano iniziative o piccole cerimonie, di fronte a quel pezzo di recinzione che divide la strada dallo spazio incolto che da via Guglielmi (Conca) si apre verso piazza Aranci. Una ferita ancora aperta che squarcia il centro storico di Massa. Un luogo fantasma che, prima del bombardamento, accoglieva un negozio di merceria, una latteria, un ferramenta e più su, un negozio di alimentari. Lì, c’erano anche le case in cui vivevano i coniugi Emilio Colle e Anna Ferrari, e poi c’era Lucia Campanili, che aveva la merceria, suo marito Filippo Conte e i loro figli, Antonio, 20 anni, e Livio, 15 anni. Loro avevano deciso di non obbedire all’ordine tedesco di sfollamento e di restare a languire come fantasmi in una città semideserta, oscurata, terrorizzata. E quel giorno, morirono sotto le bombe sganciate dai Thunderbolt, aerei d’attacco Usa. Ancora oggi sono visibili alcuni mozziconi di case, mura sbrecciate, uno spazio vuoto a ricordare l’orrore della guerra. Restano, soprattutto, anime sfregiate dal dolore, ferite che nemmeno lo spessore degli anni riesce a lenire. Sono passati 77 anni e da sempre, l’8 febbraio, alla Conca si ricorda quel giorno. I sopravvissuti, in questi anni, hanno raccontato i loro ricordi: l’urlo della sirena e il crollo. Il bombardamento fu improvviso e nessuno fece in tempo a mettersi al riparo. Dopo il bombardamento, la gente scavò tra le macerie per tentare di salvare le persone rimaste sotto. Da anni, “La Conca ricorda le famiglie Conte e Colle” con esposizione di fotografie del tragico evento e opere di recupero delle memorie. Purtroppo, la pandemia da Covid da due anni impedisce la cerimonia, ma residenti e commercianti proseguono il ricordo attraverso l’iniziativa della Coperta della Pace. Anche le testimonianze orali ormai sono diventate un ricordo perché chi aveva vissuto quel momento, per ovvie ragioni di età, se ne è andato. Ma la memoria vive e anche quest’anno è stata stesa sulla rete di recinzione dell’area che mantiene i resti del feroce bombardamento, la Coperta della pace. L’omaggio a quei morti è nei colori di una Coperta che è presente ad ogni monumento che ricorda le stragi e gli orrori di tutte le guerre attraverso il suo messaggio di pace. La Coperta della Pace prosegue il suo cammino e estende l’invito a tutte le mani di buona volontà che vogliano impegnarsi a realizzare una mattonella (un quadrato 50 per 50) con l’uncinetto per contribuire al progetto. Ogni coperta è un rettangolo composto da tre mattonelle per cinque. Le coperte saranno stese il 25 aprile, per la Festa di Liberazione. Tutti sono invitati a contribuire e partecipare. Il punto di riferimento è il negozio Sartinarte, alla Conca.