Il nome scientifico deriva dal greco e letteralmente significa pianta dalle foglie grosse, che tuttavia contrasta un po’ con le dimensione della pianta che al massimo raggiunge i 60 centimetri di altezza. Il soprannome si riferisce, ugualmente, alle foglie, ma ne coglie il singolare aspetto che ricorda moltissimo la forma dei confetti: da qui, la pianta dei confetti.
Il Pachyphytum oviferum, cioè a forma di uovo, è una succulenta appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, originaria del Messico, molto comune in coltivazione. In genere è tra le prime piante grasse che entrano in una collezione per la sua decoratività e per la facilità con cui si può coltivare. È una pianta dotata di fusto al quale sono direttamente attaccate le foglie, che, tuttavia possono staccarsi molto facilmente diventando ottime talee. Il colore varia dal verde argento al bianco perlato. La pianta ha una crescita lenta, per cui rimane con la forma di rosetta bassa senza fusto spoglio per diversi anni, poi perde le foglie più vecchie e scopre un grosso fusto di un centimetro e mezzo di diametro che si incurva dando alla pianta una forma ricadente. La Pachyphytum, adulta, tra febbraio e marzo, genera un’infiorescenza simile a un grappolo, la cui caratteristica è una goccia di nettare appiccicosissimo in ogni fiore, che poi sparisce durante il giorno succhiato dagli insetti.
Anche non avendo il pollice verde, questa pianta può dare soddisfazione. Cresce bene alle basse temperature e, come tutte le succulente, gradisce una posizione soleggiata o molto luminosa. Ogni foglia che si stacca, messa in terra, forma nuove radici dando vita a una nuova piantina: è un sistema semplicissimo che permette di ottenere, in breve tempo, un numero infinito di piante figlie identiche alla madre.
La Pachyphytum non teme la siccità e da fine inverno all’autunno può essere annaffiata ogni 15 giorni circa. In inverno può essere lasciata a secco o bagnata solo se mostra segni di disidratazione, mentre le giovani piante ottenute da seme o da talea di foglia in inverno possono essere bagnate in tutto 3-4 volte se tenute in piccoli vasi.
© Foto di Cristina Maioglio