Per quasi cinque secoli, dalla metà del 1300 fino al 1800 fu un villaggio del marchesato di Fosdinovo, ma la sua origine, come rivela anche l’etimologia del nome, era sicuramente molto più antica, se non come borgo, sicuramente come area agricola o destinata all’alpeggio. Gignago, piccolo paese a 300 metri sul livello del mare, deve il suo nome, probabilmente, al termine latino iunius, che significa giugno, e che, spesso veniva usato per indicare le zone di alpeggio in cui, in estate, venivano portati a pascolare le greggi. Sicuramente l’epoca di maggior splendore di Gignago fu sotto il dominio del marchese Giacomo II Malaspina che nel 1635 affidò a Battista Coloretti l’incarico di costruire la Cappella di San Biagio con la torre campanaria che aveva un accesso rialzato rispetto al terreno, accessibile solo con una scala retrattile. Durante la seconda guerra mondiale, Gignago era ancora popolato, tanto che nei vecchi mulini costruiti sul torrente Isolone, venne installata la prima base della formazione partigiana di Fosdinovo chiamata “Orti”, dal nome di battaglia del suo giovanissimo, 19 anni, capo, Lido Galletto. Nel dopoguerra cominciò il lento, ma inesorabile, spopolamento di Gignago che finì col diventare un paese fantasma, completamente abbandonato e in rovina, ma la storia di Gignago aveva ancora altre pagine da scrivere e negli anni duemila, grazie a un progetto immobiliare cofinanziato da una società privata e dal comune di Fosdinovo, chiamato “Stilnovo”, il piccolo borgo venne completamente restaurato e tornò ad essere abitato sia da famiglie stanziali, sia dai turisti estivi. Con la sua posizione a nord rispetto al comune di Fosdinovo, Gignago offre una vista spettacolare sulla valle del Magra che potenzia la sua struttura, perfettamente recuperata, piena di scorci incantevoli.
La passeggiata comincia a Caniparola dove si può parcheggiare l’auto nei pressi dell’Arco uno dei monumenti più antichi della frazione, che comprendeva la Cappella della Madonna della Seggiola, edificata nel XVI secolo. Proprio tra l’arco e la Villa Malaspina si prende la strada a destra che, in poco tempo, porta su uno sterrato, che si trova sulla sinistra segnato dal CAI come sentiero numero 303. Si prosegue ammirando sulla sinistra le cascatelle ed i “bozi” del torrente Isolone in un percorso che alterna mulattiere e bosco e che porta in un uliveto fino a raggiungere Caprognano, il paese immediatamente sotto Gignago. Da Caprognano si prosegue lungo la strada fino ad arrivare a Gignago.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio.