Le tracce sono, ormai, deboli: modificate dal tempo, dalla storia, dagli uomini, dalla natura che alla fine invade tutto. Di un percorso che contemplava un antico castello restano solo accenni in documenti vetusti, resti di strutture inglobati in altre costruzioni e mucchi di ossa ritrovate per caso, spianando una terra per trasformarla in zone coltivabili. Per anni è rimasto anche il dubbio che, forse, il castello di Ficola non sia mai esistito, ma i riferimenti di Alberico I Cybo Malaspina parlavano chiaro e raccontavano di quelli che già al suo tempo, il ‘500, apparivano come i resti di un maniero fortificato e poi distrutto. Ficetum, era il nome originario del piccolo borgo fortificato costruito con intenti di controllo strategico, sulla collina quasi dirimpettaia rispetto a quella su cui sorgeva il borgo di Moneta. Con quello sulla collina di Campiglia e con una torre costruita vicino al centro cittadino costituivano i baluardi che vigilavano su tutto il corso del fiume Carrione, a protezione della città. Una delle più antiche tracce del castello di Ficola si trova nel codice Pelavicino e risale al 1233; in un documento del 1259 si parla di un castellano di Ficola a riprova dell’esistenza del castello. Nel corso del ‘400, il castello divenne proprietà degli Spinetta Campofregoso che già avevano il comando anche su Moneta e, poi, oggetto di contesa tra gli Spinetta, appoggiati da Genova e i Malaspina, sostenuti da Firenze. La distruzione avvenne, con ogni probabilità nel 1494, per mano dell’esercito francese guidato dal re di Francia, Enrico VIII di Valois, nel corso della sua rovinosa discesa volta alla conquista del regno di Napoli. Devastazione e sterminio furono ciò che rimase di quel passaggio che aveva toccato già Fivizzano e Sarzana. I resti del castello rimasero abbandonati –un vecchio castello mezzo disfatto: così lo definì Alberico I circa un secolo dopo – le ossa delle vittime di quel passaggio, probabilmente soldati mercenari che forse si uccisero tra loro nella contesa per il bottino, restarono sepolte sulla collina di Ficola fino all’’800, quando il terreno venne rimosso per creare terrazzamenti per coltivare l’uva. Quella scoperta giustificherebbe il nome della zona, chiamata gli Ossi. Dal castello passava una mulattiera che dalla pianura sotto la collina di Ficola portava fino alla città, nella zona della Ghiacciaia e del torrente Canal del Rio. Porzioni originarie del castello vennero inglobate in costruzioni successive, tra le quali, con ogni probabilità la piccola chiesa di Santa Caterina che viene aperte solo per alcune ricorrenze religiose.
Il percorso per arrivare a Carrara attraverso la collina degli Ossi parte da Gattorosso, località che si trova nella pianura sotto Ficola e prosegue sulla strada parallela alla via provinciale Carrara-Avenza nei pressi della Torretta della Villa Muraglia. Dopo aver raggiunto Ficola, si prosegue fino alla chiesina di Santa Caterina, e costeggiandola sul lato sinistro si continua nel sentiero che porta fino all’aia di una proprietà. Da lì si scende sulla destra su un tratto cementato e poi, al termine si gira a sinistra. Si segue la strada fino ad entrare in un boschetto che si inoltra in alcune vigne, salendo le quali ripidamente si arriva in cima alla collina. Dal crinale si prosegue tenendo la sinistra fino a raggiungere la via Barroccia che scende a Carrara in via Don Minzoni.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio