La storia poco nota della presenza della Batteria Saint Bon e delle Casermette nel comune di Massa. Pochissimi sono a conoscenza della precedente esistenza della batteria occasionale antinave Ammiraglio di Saint Bon posta sulla spiaggia a ridosso del viale Litoraneo di Marina di Massa, al confine con il comune di Montignoso, quale estrema difensiva dell’ arsenale militare e della piazzaforte di La Spezia, unitamente al Forte Bastione, costruzione ottocentesca quest’ultima, posta sulle colline apuane a confine con la provincia spezzina.
Dislocata sulla spiaggia nella seconda metà degli anni ’30, era costituita da quattro cannoni navali da 120/50 supportati da un pezzo da 120/40 per il tiro notturno con proiettili illuminanti. La linea dei pezzi era parallela alla linea di costa con il pezzo illuminante collocato all’estrema sinistra. Alle spalle dei cannoni vennero posizionate le riservette per le munizioni e le postazioni per la centrale di tiro e per il telemetro, mentre la cornice di protezione del complesso era costituita da reticolati di filo spinato battuti d’infilata da quattro nidi di mitragliatrici a tiro incrociato protette da semplici sacchetti di sabbia. Le sistemazioni logistiche furono ricavate più internamente, in una posizione meno esposta alle avversità del mare ma sempre priva di protezione nei confronti del tiro navale: comprendevano le casermette alloggio serventi, i relativi magazzini di sussistenza e un deposito per un’altra riserva di munizioni, in un terreno privato confiscato dalla Regia Marina per lo scopo, nella zona chiamata Fosso dell’Abate, sull’angolo fra l’attuale via Marina e via Giuseppe Verdi. Le Casermette e i magazzini, generalmente, erano costituite da strutture prefabbricate in legno, mentre in muratura erano solamente le fondazioni, quasi sempre in seguito rimosse, ricoperte, o inglobate da costruzioni successive. Nel nostro caso specifico, trattasi invece di costruzioni ancora visibili in muratura, seppur presentino un palese stato di forte degrado, data la presenza delle sole opere murarie perimetrali rimaste, contraddistinte dalle decine e decine di colpi di artiglieria di vario calibro che ne segnano le superfici. Interessante, è il resto di una scritta che si può ancora leggere sulla facciata fronte monti, in direzione dell’aeroporto.
L’assenza di notizie sulla sua attività e da ricerche eseguite presso l’archivio del Genio Militare della Marina ha portato a dedurre che la batteria sia stata smobilitata con l’avvicinarsi del fronte durante l’approntamento delle opere difensive, essendo sostanzialmente priva di protezioni difensive passive e quindi indifendibile. Ritenuta quindi poco sicura benché i suoi cannoni fossero molto affidabili ma di totale inefficacia verso terra, i pezzi antinave e il pezzo illuminante furono smontati dalle piazzole e trasferiti. A ciò provvidero gli uomini del genio militare tedesco della 135ª Festum Brigade e il personale dell’Organizzazione Todt che li trasferirono in parte alla foce del Fiume Magra (Batteria Angelo), durante l’opera di costruzione ed approntamento difensivo delle Linee Verdi 1 e 2 della Linea Gotica, la quale si estendeva in profondità dalla foce del Fiume Versilia Cinquale (ma già con postazioni, bunker e campi minati a partire da Lido di Camaiore), sino alla Foce del Fiume Magra, con l’interposto Massa Rigel (Catenaccio di Massa).
L’area in cui era ubicata la Batteria Ammiraglio di Saint Bon (oggi insiste sull’area uno stabilimento balneare) e dove si trovano le Casermette fu poi intensamente coinvolta nei combattimenti che si susseguirono fra le truppe americane di colore della 92ª Divisione Buffalo di stanza tra Pisa e Torre del Lago e le truppe tedesche della Wehrmacht poiché divenuta “prima linea” del fronte. Il 4 Febbraio del 1945 le truppe americane sferrarono un attacco lungo la linea del fronte dalla foce del Fiume Versilia Cinquale sino alla SS1 Aurelia in prossimità del Lago di Porta e il sottosettore di Strettoia: circa duemila uomini, appoggiati dall’artiglieria campale, dai carri medi Sherman e da incursioni aeree, cercarono di sfondare il settore affrontando poco più di 250 agguerriti soldati tedeschi ma, dopo cinque giorni di combattimenti furono costretti a ritirarsi e ritornare sulle proprie posizioni di partenza lasciando sul terreno quasi 1000 caduti, centinaia di feriti e una trentina di carri armati. L’operazione Four Therm come era stata denominata dal Generale Almond ed approvata dal comando in capo, fu un fallimento totale poiché l’esercito tedesco, avendo approntato per tempo la linea difensiva ed avendo realizzato una serie di ostacoli, campi minati, insidie passive, trappole anticarro e soprattutto, gestendo le operazioni militari dalla postazione nascosta sul Monte Folgorito, seppur con scarsità di uomini e mezzi, riuscì ad arrestare l’offensiva americana posticipando di due mesi la disfatta finale con lo sfondamento del fronte che avverrà a monte della SS1 Aurelia il successivo mese di aprile.
Terminata la guerra, la Marina Militare restituì il terreno confiscato ai proprietari, dismettendo ciò che rimane delle costruzioni in muratura. I due edifici maggiori conservano il loro volume seppur ridotti a rudere, e conservano altresì, impressi sulle facciate, i segni dei combattimenti. Essendo stati accatastati con la categoria “ente urbano”, significa che le strutture provengono da installazioni militari dismesse e a carattere di rudere: trascorsi ormai più di 70 anni dalla fine della guerra, e sulle quali mai è stata fatta rivalsa dall’ente militare, le costruzioni (i ruderi) possono considerarsi acquisite dalla proprietà per usucapione per decorrenza dei termini.
© 2022 Copyright testo e immagini dell’Architetto Paolo Camaiora
Provenienza planimetrie: Archivio Storico Genio Marina Militare La Spezia. Documenti desecretati. Autorizzazione Marigenimil SP – Arch. Paolo Camaiora – Prot. 2014116-2014
Provenienza immagini fotografiche: archivio personale