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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Cronache dal Bugliolo: i regali di Natale

DiMichela Viti

Gen 2, 2022

Quando ero bambina io Babbo Natale non esisteva: c’erano l’ormai dimenticato Gesù bambino, a cui si scrivevano letterine, e la signora Befana. Erano loro a portare i regali ai piccoli della mia generazione. La mia famiglia non era certo ricca, ma i regali non mi sono mai mancati. Anzi, ne avevo proprio tanti di giocattoli. C’è da dire che sono stata figlia unica per più di cinque anni e che era tutto un partecipare tra nonno, genitori e zii. In più ero sicuramente viziata per la mia fragilità fisica.

A Carrara c’era un negozio, proprio poco prima della Porta del Bozzo, che era di una signora con un nome strano, Amneris, che, per l’epoca,era parecchio all’avanguardia. La signora, quando arrivava qualcosa di nuovo e particolare, mandava a chiamare mia mamma fino al Bugliolo. E mia mamma scendeva a valle e sceglieva. Ricordo perfettamente di avere avuto una delle prime cucine per bambine, completamente inutile in quanto non so cucinare neppure adesso, la tavola da stiro con tanto di ferro e tantissime bambole e bambolotti. Noi abbiamo sempre festeggiato e aperto i regali la sera della vigilia. Un anno, arrivò una bellissima bambola con passeggino che io chiamai Antonella. Ero orgogliosissima di lei: bionda con occhi azzurri, un vestitino stupendo e una giacchina per proteggerla dal freddo. Il giorno di Natale, scortata dal mio meraviglioso nonno Francè, la quercia di casa, uscii a sfoggiare la mia Antonella. Si fece un bel giro lungo e si finì sul muretto del retro della chiesa di San Francesco, sul lato di via Don Minzoni. E io ero tutta un prendi la bambola, culla la bambola, rimetti la bambola nel passeggino con una bella copertina fatta dalla nonna Lina. Giocavo e il nonno giocava con me dimostrandosi molto bravo. Quando rientrammo in casa, all’improvviso, ci accorgemmo che Antonella non era più nel passeggino. Io scoppiai in un pianto disperato e il nonno si precipitò a cercarla in tutti i posti dove eravamo stati, ma: niente, Antonella era scomparsa! Il nonno Francè era umiliatissimo, quasi più distrutto di me e, per la prima voltalo sentii pronunciare la frase: “L’hanno rapita.” In qualche modo i miei mi spiegarono che la bambola, forse era stata presa da qualcuno, ma la parola “rapita” rimase lì, nella mia testolina, come una ferita. Venne la Befana e mi soccorse portandomi un bambolotto, che chiamai Stefano, biondo e occhi azzurri. Mi piacque molto ma non era Antonella. Lei non fu mai più trovata.