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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Collaborazioni con riviste prestigiose, mostre, graphic novel: l’anno d’oro del fumettista Sergio Vanello

DiVinicia Tesconi

Dic 16, 2021

La passione per il fumetto ce l’aveva sin da ragazzo, ma solo dopo un lungo percorso, non privo di successi nella pittura, ha scoperto dentro di sé la straordinaria vocazione per l’arte del disegnatore e ha raggiunto le vette più alte nell’ambito del fumetto d’autore italiano. Sergio Vanello, con la modestia e la semplicità che, da sempre, lo contraddistinguono, racconta i suoi incredibili successi come fumettista, quasi con timidezza, e ci tiene a ribadire di essere anche un insegnante, ruolo che gli dà molte soddisfazioni, ma la sua storia artistica parla per lui. Carrarese, una dote naturale per il disegno che lo ha portato, prima a studiare al liceo artistico Artemisia Gentileschi di Carrara e poi a laurearsi con lode all’Accademia di Belle Arti, sempre nella sua città. Ha preso l’abilitazione per l’insegnamento all’università di Pisa e ha cominciato a insegnare proprio al Gentileschi, la sua ex scuola, dove è stato docente per 12 anni, per, poi, passare a insegnare educazione arte e immagine alla scuola media Taliercio di Marina di Carrara dove lavora tuttora. Dopo diverse mostre di pittura, in varie parti d’Europa, e un romanzo, “La ghigliottina mobile” scritto per Aracne Editoriale nel 2013, nel 2017 arriva la folgorazione per il fumetto e subito viene notato dai grandi, come Aurea Editoriale, editore delle riviste Lanciostory e Skorpio, Nicola Pesce Editore e Linus. E inizia un nuovo, sfolgorante corso della sua carriera della quale ha parlato con Diari Toscani.

Come è iniziato il suo lavoro di fumettista?

È stata una scelta maturata consapevolmente ed è avvenuta cinque anni fa. Il mio percorso nella pittura, per una mia scelta estetica, è stato nell’ambito del realismo e del segno figurativo e l’arte figurativa è una corrente che ha poco spazio, oggi, nell’arte moderna che privilegia installazioni, performance e forme di pittura non legate al realismo. Quindi ho deciso di dedicarmi al fumetto, che è un’arte nella quale il realismo è ancora molto importante.

Ha avuto un mentore che l’ha avvicinata al mondo del fumetto?

Sì, ho avuto la fortuna di incontrare Pino Rinaldi, storico disegnatore per la Bonelli e primo italiano ad entrare nell’americana Marvel. Ci siamo conosciuti a un concorso di fumetti al quale io avevo partecipato. È stato grazie a lui, che purtroppo è scomparso nel 2018, che ho pubblicato la mia prima storia: un fumetto brevissimo di sole quattro pagine che è uscito nel 2016 all’interno della manifestazione Lucca Comics. Quello è stato il mio inizio ufficiale e poi ho continuato a disegnare fumetti.

Lei era un appassionato di fumetti da ragazzo?

Ho sempre avuto una passione per il fumetto, tanto da essere sia lettore, sia collezionista. Mentre frequentavo l’Accademia ho fatto anche alcuni studi sui grandi artisti del fumetto come Hugo Pratt o Dino Battaglia: quelli insomma i cui fumetti sono diventati libri, ma non avevo mai sperimentato la creazione di fumetti. Dopo l’esperienza con Rinaldi, ho deciso di mandare alcuni miei lavori all’editore di Lanciostory e Skorpio e sono stato subito chiamato. All’inizio Aurea Editoriali mi aveva chiesto di pubblicare qualcosa con loro, in seguito sono diventato collaboratore fisso.

Si occupava anche delle sceneggiature dei fumetti?

No, Lanciostory ha degli sceneggiatori che vengono abbinati a dei fumettisti. Loro scrivono le storie e i fumettisti le illustrano.

Come è proseguita la sua carriera di disegnatore?

Nel 2017 ho cominciato a pubblicare miei lavori sui social: Instagram e Facebook, riscuotendo un buon successo di preferenze. Nel 2020, dopo il primo lockdown, è arrivata la chiamata dalla rivista Linus direttamente da Igor Tuveri, il suo editore, che è anche un regista, oltre che un autorevolissimo fumettista. Aveva visto i miei disegni sui social e proprio tramite i social mi aveva cercato per chiedermi un disegno per Linus. La mia collaborazione è iniziata così: nel 2021 ho realizzato per loro tre copertine e la copertina di un’uscita speciale, oltre ad altre due situazioni interne. Ovviamente per me è stato un grande onore poter collaborare con una rivista storica e importante come Linus che si è occupata di grandi temi, diritti, femminismo e per la quale ha lavorato Guido Crepax lanciando Valentina.

Lei ha realizzato anche due graphic novel…

Sì. È un genere di fumetto da libreria che oggi va molto di moda. Io ne avevo preparato uno e l’ho mandato a Nicola Pesce editore che è un esperto del settore e siamo arrivati alla pubblicazione. In quel caso ho scritto io anche la sceneggiatura e i testi ispirandomi ai racconti dell’orrore di Lovecraft. Anche nel mio secondo graphic novel sono stato l’autore dei testi e l’ho dedicato alle Metamorfosi di Kafka, di cui sono sempre stato un ammiratore.

Come mai ha scelto due tematiche horror?

Perché è un genere che mi piace e soprattutto perché ha elementi molto immaginifici e visionari che si prestano bene ad essere disegnati.

Nel frattempo, comunque, lei ha continuato a fare l’insegnante…

Ah, sì. Insegnare mi piace molto, e ho un bellissimo rapporto con i miei studenti che sono miei fan e comprano i miei libri e i miei fumetti.

Nella sua produzione ci sono anche molti ritratti di personaggi famosi…

Sì me li chiedono spesso. Linus ogni mese dedica la copertina a un personaggio celebre, e quindi chiedono i ritratti. È un genere che facevo anche per conto mio, con ritratti a carboncino, che mi sono sempre piaciuti. Anche nel mio fumetto cerco di essere molto più pittorico che grafico.

Disegna usando il computer?

No, faccio tutto su carta. Dal 2016 ho cominciato a collaborare con la Galleria d’arte Spazio Papel di Milano che tratta illustrazioni e tavole originali cartacee. Con loro ho già fatto cinque mostre a Milano.

Il lavoro di fumettista, quindi, è molto intenso. Ha intenzione di lasciare l’insegnamento per dedicarsi solo a disegnare fumetti?

No, assolutamente. A parte la passione per l’insegnamento, è una professione che mi consente di scegliere con grande libertà ciò che voglio fare nel fumetto. Non sono costretto ad accettare ogni cosa che mi viene proposta, ma scelgo solo quello che mi piace di più. E in questo settore, fare solo le cose che mi interessano è un grande vantaggio.

A cosa sta lavorando in questo momento?

Adesso è pronto il libro nuovo che uscirà nel 2022: un graphic novel a tema horror, nel quale ho lavorato su una sceneggiatura di un altro autore, che si ispira ad alcuni elementi del cinema horror degli anni ’30.

In una realtà accelerata dalla tecnologia e da ogni tipo di connessione virtuale, c’è ancora spazio per il tempo più lento di un fumetto?

Assolutamente sì: abbiamo una realtà di mercato che vede il fumetto in grande ascesa. Le vendite, tra libreria, online e eventi come il Lucca Comics, sono triplicate. Di fatto, tuttavia, il fumetto è diventato un fenomeno culturale più elevato e si è spostato dall’edicola alla libreria. Ci sono autori che sono stati candidati al Premio Strega come Gipi o Zerocalcare. In pratica il fumetto è diventato più culturale e meno popolare e, forse, per questo, fruito più da adulti che da giovanissimi, che, in genere, se si avvicinano al fumetto, leggono i manga. Certamente la tecnologia e internet incidono molto negli interessi dei ragazzi e possono diventare pericolosi, se non vengono affrontati con l’approccio giusto, che, tuttavia, i giovani non possono avere, essendo nativi digitali.

Lei ha continuato a vivere nella sua città d’origine. Che rapporto ha con Carrara?

Alcuni scorci di Carrara li ho utilizzati per il libro su Lovecraft e sono facilmente riconoscibili, ma devo dire che dal punto di vista culturale Carrara mi ha lasciato, spesso, molto perplesso. Ovviamente ci sono legato perché ho tutti gli affetti qui, ma per il mio lavoro preferisco altri luoghi, perché in passato ho avuto esperienze lavorative che non mi sono piaciute.

© Foto per gentile concessione di Sergio Vanello