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Diari Toscani

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Cronache dal Bugliolo: la passione per la Juventus

DiMichela Viti

Dic 5, 2021

Mio padre è stato per lunghi anni corrispondente sportivo de Il Telegrafo, diventato poi Il Tirreno e seguiva, in particolare, la Carrarese. Era un padre “avanti” per i tempi. Ad esempio gli piaceva farci il bagnetto, giocava molto con noi, apparecchiava la tavola, grattava il formaggio: cose che oggi sono abbastanza frequenti, ma che all’epoca erano piuttosto rare.

Ero piccolissima e un cugino di mio padre, Luciano Babbini, (fratello di Giovanni a lungo presidente delle giovanili di calcio locale) che, praticamente, faceva parte della squadra di casa, cominciò a portarmi allo stadio quando lui giocava. Ricordo che la pettinatura preferita che mia mamma sceglieva per me in quelle occasioni, era la coda di cavallo: coda d’ cavad e franzina (coda di cavallo e frangetta) che mi faceva sembrare un tipetto buffo, uno scricciolo, anche se ben determinata. Siccome avevo capito che i colori della Carrarese erano il giallo e l’ azzurro, pretesi un nastro in tinta per legarmi la coda e andare allo stadio, e siccome non esisteva un nastro giallo-azzurro, mia madre dovette cucirmi due nastri assieme. Era divertentissimo stare seduta tra i giornalisti, tenendo davanti a me fogli e penna, anche se non sapevo scrivere. Divenni presto la mascotte di tutti.

Negli anni dell’adolescenza, all’epoca dei giocatori della Carrarese molto ambiti come Bertolini, Fioravanti, Lombardi, Palermo, Brugnera, allo stadio, che allora si chiamava Dei Marmi, le donne entravano gratis e io con le mie compagne di classe ricominciai a andare a vedere le partite. Lo spettacolo vero, però, era una signora della Carrara bene, davvero bella e di classe, che si trasformava in un essere extraterrestre durante le partite: la mitica “Veleno”! Le prime parolacce le ho imparate da lei, ma che meraviglia la passione! Ecco, “passione” è quello che mi ha lasciato in eredità Carlo Viti, non denaro, non beni materiali, ma “passione”, che è molto di più. Lui mi insegnò, ad amare il giallo azzurro, ma anche il bianconero della Juventus tanto che, sin da piccolissima dicevo a tutti che i colori più belli erano il bianco e il nero combinati assieme: la Juve! Una passione che dura ancora, e soprattutto ora che i risultati sono veramente deludenti, ma la dedizione si vede nei momenti difficili. E uno dei ricordi più belli che ho è proprio legato a questa mia passione viscerale. Una sera mi chiamò mio cognato e mi disse: “Michi abbiamo il divano nuovo, vieni a vedere il derby qui?”. “È scemo” ricordo di aver pensato: “Robi, son comoda anche a casa e poi sai che divento una bestia quando vedo le partite, non è educativo per le bimbe…”.
In realtà non era il suo nuovo divano che mi stava offrendo, ma la possibilità di andare a vedere il derby Juve – Torino allo Stadium, lo stadio della Juve. Piata al vol! (Presa al volo).
Io, decisamente figlia della signora Veleno di Carrara, sarei un tipo da curva, ma mi capitò una roba indescrivibile, una sorta di palchi d’onore, aperitivo e pasti. Fantastico. Solo che tribolavo seduta composta tra gente in pelliccia che a malapena alzava un sopracciglio. Quando la Juve segnò il gol, mi contenni “abbastanza”. Al pareggio del Toro e mi sarei buttata di sotto, ma il signore a fianco a me, che esultava moderatamente per il pareggio, mi sussurrò: “Tanto al ’91 segnate”. In quel momento lo avrei preso a testate, ma, al ’91 sant’Andrea Pirlo fece davvero gol! Era il 30 novembre e Sant’Andrea non poteva tradirmi! Ho baciato sulla guancia il signore a fianco, sconvolto e sconcertato, ma, si sa, la pasion a l’è la pasion! (la passione è passione).

© Foto per gentile concessione di Michela Viti