L’origine di Capezzano Monte è antichissima risale al tempo dei romani circa un secolo dopo il feroce scontro con i liguri apuani che ebbe come teatro anche le colline intorno a Pietrasanta. Nel primo secolo avanti Cristo, Capitius, un soldato romano in congedo, affascinato dalla bellezza dei luoghi, decise di costruire la sua “villa”, nella quale trascorrere la meritata pensione in mezzo alla natura e alle attività agricole. La sua presenza fu così significativa che i terreni della sua proprietà vennero presto indicati come Selva Capetiana.
I primi documenti ufficiali nei quali è citato Capetiano per indicare una fattoria data in affitto dal vescovo di Lucca è, tuttavia, dell’808 dopo Cristo. La posizione leggermente rialzata, 345 metri sul livello del mare, rispetto alla piana di Pietrasanta, favorita da un’eccezionale vista sul mare che spazia dal golfo di Livorno a quello di La Spezia, ha reso Capezzano preda degli attacchi dei pirati saraceni e teatro di scontri militari tanto che, già dal settimo secolo dopo Cristo, il paese venne dotato di in castello fortificato che, tuttavia, venne ripetutamente distrutto a causa delle battaglie tra lucchesi e pisani che durarono oltre quattro secoli.
Dalla fine del ‘200 la fortezza di Capezzano rimase un cumulo di macerie fino al 1930 quando vennero usati i sassi con i quali erano stati costruiti i muri per realizzare la strada comunale del paese. Anche senza castello, però, Capezzano continuò ad esistere e a richiamare abitanti che si trasferivano da altre regioni. Le tracce dei vari passaggi si ritrovano nei cognomi che rimandano alla presenza di persone originarie di altri luoghi. Una delle più evidenti è quella che rimanda a una piccola comunità originaria di Brescia che andò a stabilirsi a Capezzano nel 1400 dalla quale deriva, con ogni probabilità il cognome Bresciano o Bresciani ma anche quello di Chiappino o Chiarpino che era il temine di origine longobarda con cui i coloni bresciani chiamavano gli autoctoni per sottolineare il loro dialetto molto chiuso. Nel corso del ‘500, dopo che per un periodo il paese divenne un comune a causa della decadenza di Lucca, vessata da pirati e guerre civili, gli abitanti di Capezzano decisero di costruire un oratorio dedicato a San Rocco. Il secolo successivo l’oratorio venne trasformato in una rettoria nella quale viveva il rettore e i bambini andavano a scuola. Ci volle ancora un secolo per arrivare alla costruzione della chiesa e altri anni per il completamento del campanile che, già nella prima metà dell’800 venne ristrutturato, insieme all’oratorio, e quindi innalzato fino a 28 metri e dotato di nuove campane ottenute con la fusione di quelle originarie e l’aggiunta di oro e argento. La chiesa continuò ad essere ritoccata anche nel ‘900 per renderla sempre più bella e preziosa: rivestimento in marmo e, ancora, nuove campane sempre più imponenti. Insieme ai cognomi di origine longobarda, gli abitanti di Capezzano si sono passati di generazione in generazione l’amore per l’arte e per la bellezza. Lo riconobbe, nella seconda metà dell’800 anche un giovane scultore di Pietrasanta, Ferdinando Palla, che decise di dedicare al borgo tutta la sua creatività artistica. Palla, oltre che scultore, era anche un appassionato di musica e intuì che la sua passione era condivisa dagli abitanti di Capezzano e non si fece scrupolo di salire su al paese quasi ogni sera da Pietrasanta per andare ad insegnare musica e per mettere insieme prima una banda e poi una filarmonica. Ferdinando Palla era anche presidente della scuola d’arte Stagio Stagi, carica che rivestì per 40 anni, si fece aiutare dai suoi allievi per ampliare le lezioni a Capezzano e nel 1872 riuscì a fondare la Società Filarmonica di Capezzano Monte. Gli strumenti, il più delle volte erano quelli dismessi da bande che si erano sciolte e quindi erano rotti, rattoppati, malfunzionanti. Gli spazi per fare le prove venivano sempre trovati fortunosamente, ma la banda di Capezzano riuscì ugualmente a crescere e ad affermarsi fino ad essere, oggi conosciuta e apprezzata per i suoi concerti. Il maestro Palla, insignito poi del titolo di cavaliere, ci aveva visto giusto sulla predisposizione musicale dei capezzanesi. Oggi, oltre alla Filarmonica, a Capezzano c’è anche il Coro della Versilia che, in alcune occasioni, come il Natale, fa concerti insieme alla Filarmonica.
Non molto distante da Capezzano c’è la frazione di Capriglia che si trova a meno di due chilometri da Pietrasanta, immersa in un paesaggio naturale in cui si alternano i lecci e gli ulivi, in un’altra posizione panoramica rispetto al mar Tirreno poco distante. La vista incredibile che si gode da Capriglia ha un luogo preciso di riferimento che è il “muretto”: un piccolo parapetto di mattoni, restaurato di recente dall’amministrazione pietrasantina, che è ormai diventato una tappa obbligata nei percorsi di trekking e in quelli ciclistici. Dal “muretto” si vede tutta la costa settentrionale della Toscana e anche oltre verso quella ligure, ma se la giornata è particolarmente tersa è possibile individuare in lontananza anche le Alpi marittime e il Monviso.
Il percorso sull’anello Capezzano-Capriglia parte dal duomo di Pietrasanta, in pieno centro cittadino. Si prende la strada per Viareggio fino all’incrocio con via Santa Maria. Qui, sulla sinistra parte una scalinata segnalata da una targa in legno con scritto SAV, Sentieri Alta Versilia, che sale fino a Capezzano Monte, chiamato anche “terrazza della Versilia” per la vista panoramica veramente notevole. Nel percorso fino alla rocca si incontra la Big Bench, la panchina gigante realizzata da Chris Bagle della quale ci sono oltre cento copie sparse un po’ in tutto il mondo. Da Capezzano poi si scende a Capriglia e si passa davanti al famoso “muretto”. Il sentiero è perfettamente mantenuto e taglia la strada carrabile con scalette e percorsi tra gli ulivi fino a ridiscendere nei pressi dell’ex ospedale di Pietrasanta, a pochi passi dal centro.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio