La vista dalla vetta del monte Santa Croce, 543 metri sul livello del mare è spettacolare: da un lato l’intero golfo de La Spezia, dall’altro le incantevoli insenature delle Cinque Terre.
Nel 1928, però, di quel luogo baciato dai panorami, risultò basilare il vastissimo raggio di visuale che permetteva la visuale sia per cielo, sia per mare. La logica militare e i tempi ormai avviati dentro una dittatura che lasciava ben vedere la sua propensione alla guerra non si curarono minimamente della bellezza suggestiva del monte Santa Croce, ma si concentrarono solo sulla sua idoneità naturale a diventare un perfetto avamposto sia di controllo, sia difensivo. Sotto c’era il porto militare di La Spezia, con il cantiere e la fabbrica di armi: era doveroso assicurare loro una valida protezione. Nacque così la Batteria sul monte Santa Croce, una postazione armata con cinque cannoni Ansaldo da 102 millimetri che erano stati costruiti a Genova nel 1918, capaci di colpire sia gli aerei, sia le navi. I cannoni erano stati sistemati in modo da adattarsi perfettamente alla conformazione del terreno, secondo un progetto innovativo finalizzato alla completa mimetizzazione dell’avamposto nella natura. Per salvaguardarne la segretezza non vennero costruite né strade né sentieri per raggiungerla, alla vigilia dell’entrata in guerra, venne dotata di una teleferica che garantiva gli approvvigionamenti agli uomini di guardia. Nascosti nella vegetazione c’erano infatti i magazzini con le munizioni, le guardiole, i locali per i militari e un faro antiaereo collocato su un traliccio. La batteria di Santa Croce funzionò per tutta la durata della seconda guerra mondiale e solo nel 1945, a guerra finita, venne dichiarata dismessa, ma l’inaccessibilità fortemente ricercata per la postazione determinò anche l’impossibilità di disarmarla. Non si riuscì a portare via i cannoni che furono solo smontati e resi inutilizzabili, ma rimasero per sempre lì, puntati sul golfo di La Spezia, a guardia muta e silenziosa della pace duramente acquisita.
La Batteria del monte Santa Croce era rigorosamente nascosta alla vista, mentre non lo erano i resti di un grande ed antico edificio che si trovava più sotto. Casa Pilloa era un antico ospitale per i pellegrini della via Francigena. Le prime attestazioni della sua esistenza risalgono al 1247 quando il terreno, su cui sorge la struttura, venne comprato dai monaci del Monastero di San Venerio del Tino. Era un edificio a due piani di notevoli dimensioni: sopra aveva le camere per i viandanti e a piano terra aveva i locali per l’accoglienza. Aveva volte a crociera delle quali oggi sono rimasti solo gli archi, e c’era anche una piccola cappella i cui dipinti e paramenti sacri vennero, poi, spostati nel Santuario della Madonna dell’Olmo appena costruito. Per un periodo, dopo i monaci, fu usato dai Doria come residenza, ma già nel ‘600 venne abbandonato.
Il percorso per la Batteria del monte Santa Croce e per Casa Pilloa parte da Campiglia e segue la strada forestale che porta a Sella Scogliarini, da dove parte il sentiero nel bosco che ci porta al monte Croce. Poco prima di arrivare alla batteria si scende a destra e si può raggiungere Casa Pilloa. Da entrambe le località la vista è sorprendente.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio