Ha raggiunto, e ormai superato, le 200 passeggiate storiche nel centro di Carrara: una vera e propria missione, quella del professor Davide Lambruschi, volta a far conoscere, soprattutto ai più giovani, la bellezza delle ricchezze artistiche e della storia della sua città natale. Il record, assolutamente notevole, è stato conseguito poche settimane fa con una passeggiata celebrativa – la duecentesima, appunto – alla quale hanno partecipato gli iscritti all’Accademia Albericiana, l’associazione culturale di cui è presidente e fondatore e che dal 2006 porta avanti il progetto “A spasso nella storia”, imperniato sulle lezioni d’arte e di storia locale tenute nel corso di visite guidate aperte al pubblico e gratuite. Davide Lambruschi è una delle più fervide memorie storiche della città e una delle personalità di maggior cultura, nonostante abbia solo 46 anni. Laureato in Storia dell’arte e Conservazione dei Beni culturali all’Università di Pisa, ha un master in diagnostica delle opere d’arte ed ha il tesserino di accompagnatore turistico. Ha l’abilitazione sia in storia dell’arte, sia in sostegno e insegna all’Istituto Einaudi Fiorillo di Marina di Carrara. Infine è membro delle più importanti associazioni culturali carraresi, dall’Accademia Aruntica alla Deputazione di Storia Patria, da Italia Nostra all’Accademia Albericiana ed è console del Touring Club. Da sempre, dedica il suo tempo libero alla promozione della conoscenza del territorio. Diari Toscani lo ha incontrato per celebrare il suo insolito, ma prestigioso record.
200 passeggiate storiche nel centro di Carrara: come ha fatto a contarle?
Ho sempre avuto l’abitudine di segnare sulle agendine del Touring Club gli itinerari che preparavo per ogni passeggiata, annotandone anche la data. E siccome li ho conservati tutti, mi sono accorto la scorsa estate che ero ormai prossimo alle 200.
Come è stata la duecentesima?
E’ stata bellissima perché i miei soci dell’Accademia Albericiana, avendo scoperto il traguardo, hanno voluto festeggiarlo, non solo per me, ma anche per tutti quelli che hanno creduto in questo progetto, sin dalla fondazione dell’associazione.Alcuni non ci sono più.
Quando e perché è nata l’Accademia Albericiana?
È stata fondata nel 2006 da me, da Raffaella Del Monte e da un gruppo di giovani laureati in varie discipline, tutti, però, uniti dalla voglia di fare qualcosa di nuovo per Carrara. In questo devo ricordare il sostegno e l’aiuto che ci diede Giovanna Bernardini che all’epoca era assessore alla cultura. A Carrara in quel momento c’erano diverse iniziative nell’ambito culturale. Sono stato io a proporre il nome “ Albericiana” in onore ad Alberico Cybo Malaspina che è la figura che ha trasformato Carrara da borgo medievale a città, portandola, dal medioevo in cui era rimasta, al Rinascimento. Alberico aveva sempre creduto nei giovani ed era il simbolo giusto per un’associazione che puntava a fare un nuovo rinascimento culturale attraverso i giovani. Inoltre il suo nome, a Carrara, è da sempre molto famigliare perché c’è la piazza dedicata a lui ed anche una strada, sebbene la sua storia non sia poi così nota a tutti.
In cosa consiste l’attività della associazione?
L’Accademia Albericiana ha fatto e continua a fare pubblicazioni che non hanno la pretesa di essere testi accademici ma che sono occasioni per divulgare la storia locale soprattutto presso i giovanissimi. Le nostre pubblicazioni che possono essere testi, dépliant, album fotografici vengono sempre donate alle scuole per avvicianare gli alunni alla storia della città.
E poi ci sono le passeggiate: è un vostro copyright?
No: le passeggiate non le ha inventate Accademia Albericiana, esistevano già. L’idea era nata due anni prima della fondazione della nostra associazione nell’ambito dei progetti della circoscrizione di Carrara. Le prime passeggiate storiche le aveva fatte il geometra Giancarlo Pezzica, allora presidente della circoscrizione. Quando abbiamo creato l’Accademia, non avendo ancora una sede, le riunioni le facevamo nelle sale dei Gesuiti oppure nella sala convegni della circoscrizione di Carrara, che si trovava sotto Palazzo Rosso, allora sede della biblioteca comunale. Lì sono cominciati gli eventi e le presentazioni organizzati da noi e sia la circoscrizione con Pezzica, sia l’Ente Cultura e Sport con Gualtiero Magnani ci spinsero e ci sostennero nel progetto delle passeggiate. Loro sostenevano i costi dei dépliant e delle locandine per pubblicizzare le passeggiate e noi mettevamo a disposizione il nostro sapere per condurle.
In quanti avete condotto le passeggiate storiche?
C’erano e ci sono ancora diversi ciceroni: insieme a me c’era il maestro Venutelli di Italia Nostra, l’architetto Lattanzi che si è specializzato nelle passeggiate all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Carrara facendo parte dell’Associazione Amici dell’Accademia. E poi Marzia Dati, presidente della Dickens Fellowship, che si è occupata della sfera letteraria e della presenza degli inglesi a Carrara. In seguito si è aggiunto Daniele Canali con le sue passeggiate balorde, nelle quali ha esplorato i fatti e i luoghi della Resistenza e del lavoro alle cave. Su Marina e Avenza abbiamo avuto lo storico Pietro di Pierro che ha curato molte passeggiate, mentre solo su Marina ci sono stati gli itinerari proposti da Romano Bavastro, ex direttore della cronaca locale de La Nazione e di Anna Maria Pregliasco. Saltuariamente abbiamo avuto passeggiate condotte da grandi memorie storiche della città come la signora Alma Vittoria Cordiviola o Beniamino Geminiani.
Un’enorme attività, tutta senza alcun fine di lucro…
Esatto: non abbiamo mai preso soldi né come associazione, né come guide. Le abbiamo sempre fatte per amore della città sia per il pubblico, sia per i nostri associati che sono sempre stati un bel numero e soprattutto giovani. Oggi abbiamo 150 soci attivi, paganti e di questi più della metà sono giovani che partecipano alla vita e alle iniziative dell’Accademia Albericiana.
Come pubblicizzate le passeggiate?
Il più delle volte col passaparola. Quando me lo ricordo invio la notizia ai giornali. Purtroppo col Covid abbiamo dovuto sospendere le passeggiate e poi riprenderle ma con un numero di partecipanti contingentato, tanto che all’inizio le abbiamo riservate solo ai soci dell’Accademia perché l’affluenza è sempre stata imponente. Una volta mi sono trovato con più di 200 persone venute apposta per partecipare alla passeggiata. Fortunatamente avevamo il megafono che ci ha donato la Fondazione Cassa di Risparmio.
Potendo sommare le sue passeggiate con quelle fatte dai suoi colleghi, verrebbe fuori un numero davvero molto alto, che sembra sproporzionato per una città piccola come Carrara. Secondo lei, le passeggiate cominciano ad essere troppo inflazionate?
Guardando ai numeri, l’idea potrebbe sembrare quasi stancante. La verità, però, è che Carrara è talmente ricca di spunti che continua ad interessare. Lo scorso sabato ho portato un gruppo a visitare luoghi mai visitati prima come il Monte di Pietà e la Carrara albericiana, fuori dalle mura.
Che stile hanno le sue passeggiate?
Io mi sono formato alla scuola di Beniamino Geminiani e sono convinto che si possa fare storia e anche storia dell’arte ma a livello popolare. L’obiettivo è portare le persone attraverso la divulgazione popolare e smontare un po’ il mondo accademico. Nello statuto dell’accademia Albericiana c’è una cosa bella: si specifica la necessità di portare la cultura tra la gente. Questo è l’input, secondo me, che ci porta a uscire dalle sale e dalle cattedre, ambienti che competono a associazioni più elevate della nostra.
Associazioni alle quale lei appartiene, comunque…
Sì, faccio parte di quasi tutte le associazioni culturali della città. Alcune hanno contribuito molto alla mia formazione, come l’Accademia Aruntica che è molto antica. Risale, infatti, alla fine dell’800 ma venne rifondata a Carrara nel 1994 dal dottor Claudio Pisani. Io comincia a frequentarla grazie a Rosa Maria Galleni Pellegrini e lì ebbi modo di conoscere personaggi di grande cultura come il conte Micheli, l’avvocato Cesare Piccioli e il sociologo Giancarlo Paoletti che mi hanno insegnato moltissimo e avviato in questo percorso di salvaguardia della memoria storica di questa città. Da qui è nata la mia passione per le passeggiate storiche: sono cose che fanno bene perché a Carrara c’è bisogno di riscoprire la bellezza della città.
Perché Carrara ha questo problema di memoria, secondo lei?
In realtà è un problema che esiste un po’ dappertutto. A Carrara, forse c’è anche una componente di menefreghismo che spinge a boicottare il centro a favore di altre località in cui magari è più facile parcheggiare o trovare locali aperti la domenica pomeriggio. E, in una buona parte, dipende dalla formazione scolastica che per anni non ha dato importanza a queste cose. Non c’era attenzione alla storia locale e al dialetto, per cui tantissimi non sanno nulla di Carrara. Con la preside Luciana Ceccarelli abbiamo organizzato molte caccie al tesoro nel centro della città con lo scopo di avvicinare i ragazzi delle quinte elementari e delle prime medie alla toponomastica e alla storia, vera o leggendaria della città. È una cosa che faccio anche adesso perché mi fa male sapere che ci sono ragazzi che ancora non sanno nulla della storia della città. Ho avuto alunni di Marina che non avevano mai visto il duomo di Carrara o le cave. Alcuni quando ce li ho portati si sono commossi. Per questo abbiamo portato avanti con entusiasmo il progetto del depliant sulla città realizzato dai ragazzi del Turistico.
Il futuro della città sta nella sua memoria…
Credo di sì. Ho notato una cosa che può essere esemplificativa: io ho 46 anni e sono spesso il più giovane delle associazioni di cui faccio parte. Questo mi fa paura perché significa che non c’è impegno da parte di tanti giovani o miei coetanei di partecipare alla vita dell’associazione e della città. L’unica associazione in cui sono il più vecchio, fortunatamente è l’Accademia Albericiana.
Come è nata la sua passione per la storia di Carrara?
La devo alla mia maestra delle elementari, Anna Rosa Bertanelli Dell’Amico, che aveva l’abitudine di tenere in classe diverse guide di Carrara. In particolare rimasi affascinato dalla guida del Lazzoni che risale alla fine dell’’800, che finii per imparare a memoria. Da lì cominciò il gusto per la ricerca ad andare a scoprire i luoghi indicati dalla guida.
Dopo 200 passeggiate storiche ha ancora voglia di farne altre?
Veramente vorrei farne altre 200, ma vorrei anche veder realizzati nuovi progetti come il portare le passeggiate nei paesi a monte e soprattutto vorrei riuscire a formare i miei studenti fino a farli diventare in grado di condurre loro le passeggiate. È una cosa a cui sto lavorando e che sono certo che presto si realizzerà.