La chiamano Cava della Luna o più semplicemente Buco della Luna perché l’apertura della conca che si trova nelle prime alture delle Apuane sopra il paese di Torano, a Carrara, si riempie della luce della Luna nelle notti di plenilunio. È l’unica cava del comprensorio carrarese coltivata non per il marmo, ma per fornire rocce per realizzare il cemento. O meglio, era. Da circa 50 anni è chiusa e con lei anche il cementificio, struttura anacronistica e inquietante che, dagli anni ’30 incombe sul paese sottostante.
L’ex cementificio non nacque come perla di architettura: una serie di stanze aggettanti sulla vallata scoscesa, impilate su scheletriche travi di sostegno che sembrano gambe incerte e malferme costrette a sorreggere “teste” troppo pesanti. Invece sta lì da più di 90 anni e i segni del tempo, e dell’incuria, li fa vedere tutti, senza tuttavia perdere un grammo del suo fascino indiscutibile e misterioso.
Il cementificio di Torano venne edificato in epoca fascista immediatamente a ridosso della cava della Luna dalla quale venivano estratte le pietre da polverizzare per trasformarle in cemento. Come per le cave di marmo del bacino dirimpetto, tra i più pregiati del comprensorio apuano, le rocce venivano estratte mediante esplosioni, ma essendo lo scopo ultimo la produzione di polvere cementizia, si badava meno a controllare la deflagrazione tanto che, spesso, capitava che frammenti di rocce e grossi nugoli di polvere arrivassero fino alle case del paese. Gran parte degli operai del cementificio, che venivano sia da Torano, che da fuori, soffrivano di disturbi respiratori causati dall’eccessiva esposizione alla polvere senza alcuna protezione. Proprio sotto il cementificio passava la ferrovia marmifera che arrivava alla piastra dove caricava i blocchi da portare al mare o alle segherie al piano. Negli anni ’60 la produzione di cemento terminò e la struttura, così come la cava, diventarono teatro di incontri, piccoli raduni, concerti, eventi di denuncia e di cultura, sempre al limite della legalità che sfidavano le norme di sicurezza. Troppo forte la componente magica legata alla Luna e la sensazione di tempo dolorosamente sospeso che sembra uscire dai vuoti finestroni quadrati e aperti dell’edificio: in tanti, ancora, scelgono quel luogo come meta di espressione spirituale e artistica. Così il fatiscente cementificio di Torano si è arricchito di murales e statue di grande suggestione che hanno composto una sorta di galleria involontaria di innegabile effetto.
Il sentiero più semplice per arrivare all’ex cementificio di Torano parte dalle ultime case popolari site nella parte più alta del paese ed arriva direttamente al piazzale della fabbrica dismessa. Esiste anche un percorso più lungo ad anello che parte dai Ponti di ferro a Carrara, sale fino a Miseglia lungo una mulattiera che taglia la strada e arriva ai Ponti di Vara. Da lì si prosegue dentro la galleria in cui, originariamente, passava la ferrovia marmifera e poi si riscende fino a Torano arrivando direttamente al cementificio, da dove si può continuare a scendere per tornare ai Ponti di Ferro.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio