Quando, nel 1860, Garibaldi lanciò la sottoscrizione nazionale per un “milione di fucili” con i quali armare i suoi volontari e portare a termine la guerra di indipendenza e unificazione del regno di Italia, Carrara non si tirò certo indietro. Con il resto del Granducato di Toscana e con il Ducato di Modena, al quale era sottoposta, Carrara era entrata a far parte del regno del Piemonte in seguito a una richiesta di annessione pubblica fatta dai cittadini, avvenuta solo un anno prima, a pochi mesi dall’armistizio di Villafranca, che aveva sancito la fine della seconda guerra di indipendenza. L’impresa non era ancora stata compiuta e l’Italia restava ancora divisa in tre regni: quello dei Savoia, lo stato Pontificio e il regno delle Due Sicilie. L’opera disegnata dalla mente del conte di Cavour e di Giuseppe Mazzini non si era conclusa e Garibaldi stava già tornando alla carica prospettando altre battaglie e altri sacrifici in nome di una patria che era sentita tale solo da pochissime persone. Eppure il cuore di Carrara, e quello spirito ribelle che non ha mai ben sopportato alcun tipo di governo, furono pronti per l’eroe dei due mondi. 172 furono i carraresi che cercarono una camicia rossa e un foulard verde da legarsi al collo per prendere parte alla spedizione dei Mille. Due, Stefano Nelli e Bernardo Orlandi (1836 -1909), furono tra quelli che salparono dallo scoglio di Quarto, vicino a Genova, insieme a Garibaldi. La loro presenza sui piroscafi San Giorgio e Piemonte è attestata dall’elenco pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 12 novembre del 1878 e i loro nomi compaiono anche negli elenchi di coloro che furono decorati per la loro partecipazione all’impresa. Entrambi riposano nel cimitero monumentale di Marcognano, a Carrara.
Orlandi ricevette dalle mani di Garibaldi la Medaglia dei Mille che venne conferita ai 426 superstiti dei 1089 che erano partiti da Quarto, il 4 novembre 1860, quando la spedizione si era conclusa, a Napoli, in piazza del Plebiscito. La medaglia era stata offerta dal municipio di Palermo ed aveva sul retro la scritta: “Ai prodi cui fu duce Garibaldi”.
Nelli era un falegname, originario di Massa, che aveva già preso parte alla II Guerra di indipendenza nella I Compagnia del I Reggimento che combatté a Varese, Laveno, San Fermo, e Treponti. Dopo il congedo era tornato a Carrara per svolgere il suo lavoro di falegname, ma quando Garibaldi chiamò, riprese le armi. Arruolato nella Compagnia “Anfossi”, divenne prima caporale e poi sergente, partecipò a tutta la spedizione dei Mille e anche lui venne decorato con la medaglia a Napoli. Riuscì poi a tornare a Carrara, ma finì col trasferirsi a Lucca, dove morì, ma le sue spoglie riposano a Carrara.
La partecipazione dei carraresi alla spedizione dei Mille non passò inosservata agli occhi di Garibaldi che, in seguito, la elogiò in una lettera, il cui testo è stato riportato da Luigi Lavagnini nel suo libro “Carrara nella leggenda e nella storia”, edito da Società Editrice Apuana: “Carrara mi è stata sempre nel cuore, prima per i suoi sentimenti liberali e nazionali, poi per i suoi lunghi patimenti e dolori che le aveva fatto soffrire la tirannide estense, per il suo coraggio nel sopportarli e l’eroismo dei suoi figli nell’accorrere volontari nelle guerre dell’Indipendenza. Io ne ebbi molti nelle mie file e fui contento di loro. Ho letto sopra i giornali come hanno ancora corrisposto generosamente alla mia richiesta di fucili; io sono grato alla buona città di Carrara. Giuseppe Garibaldi”.