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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Cronache dal Bugliolo: il Victor Jara

DiMichela Viti

Ott 17, 2021

Nei lontani, ormai, anni ’70, a Carrara – pare incredibile- ci fu un gran fermento culturale. I circoli Arci erano, all’epoca, molto diffusi e anche, in qualche modo, potenti. Tutti i più grandi artisti di teatro e i più importanti gruppi musicali erano, praticamente, a disposizione dei circoli associati. Certo con un gran dispendio di energie e bagaroni (soldi) dei gestori e di chi gravitava nel circolo.

In quegli anni un gruppo di pazzi visionari, quasi tutti operai, capitanati dal più pazzo e, letteralmente, grande di tutti, Paolo Carusi, detto Pughin (Pochino) in quanto alto e robusto (si sa che a Carrara i soprannomi sono estrosi), decisero di riabilitare un fondo in via Zibilina (via Ghibellina) che si trovava appena sotto il ponte della Bugia, andando verso Piazza Alberica, e “inventarono” il Victor Jara, circolo Arci. Due piani, il bar all’ingresso, una sala per mostre a lato e sotto una sorta di salotto con tavoli e camino. Così era quando ci arrivai. Io, Paolo Carusi lo avevo conosciuto ai tempi delle commedie in dialetto, nelle quali si occupava delle scenografie in quanto molto amico di mio zio e di mio padre. Non so esattamente come ci arrivai al Victor, ma, sicuramente fu dopo due anni dall’apertura. Da quel momento, comunque, mi è rimasto nel cuore per sempre perché fu lì che incontrai per la prima volta mio marito e, qualche anno dopo fu proprio Paolo Carusi che celebrò le nostre nozze. Non era una cosa semplice allora, quella di sposare qualcuno col rito civile. Oggi è molto più comune e tutti possono sposare tutti, all’epoca dovemmo insistere molto, perché lo volevamo fortemente e alla fine riuscimmo ad avere Paolo come celebrante grazie al fatto che in quel periodo lui era stato eletto consigliere comunale nelle file del Pci. Tornando al Victor Jara, devo dire che da lì passarono veramente in tanti. Ricordo I Giancattivi nella prima formazione, Francesco Nuti da solo, con il monologo sulla pisciata più lunga del secolo (si potrà dire?), Roberto Vecchioni, antipatico come pochi (oh, per me!). E poi Benigni, che non aveva neppure i manifesti ad annunciarlo, ma faceva tanto ridere. Il suo spettacolo lo ricordo bene: arrivò tardi, tanto che ormai eravamo tutti preoccupati. Si presentò con suo padre alla porta del circolo, e io, quasi, me lo divorai: “Disgraziato! È tardissimo” gli urlai. Lo spettacolo era al teatro Animosi, che, ancora una volta, stava per subire una serrata e che, quella sera, per Benigni, era strapieno. Dopo lo spettacolo rientrammo tutti al Victor, Benigni compreso. Saltuariamente io davo una mano al bar: quella sera aiutai a servire il cibo ai numerosissimi ospiti, e, poi, alla fine, riuscii ad acchiappare un piatto di spaghetti per me. Mentre cercavo un posto in cui sedermi per mangiare, passai davanti a Benigni, che mi abbrancò e mi fece sedere sulle sue ginocchia: “O quante risate te tu sei fatta, rossa!” mi disse e io non mi mossi più di lì. Ebbene sì, ho mangiato un piatto di spaghetti in braccio a Benigni. Altri grandissimi si susseguirono a Carrara e tutti facevano tappa al Victor Jara: Severino Gazzelloni, che, forse, suonò agli Animosi. E i grandi concerti che venivano fatti allo all’allora Stadio dei Marmi: Dire Strairts, Bennato, Peter Tosh, Guccini due volte, Gianna Nannini che venne, invece, al Garibaldi, Pierangelo Bertoli, Dalla e De Gregori con il tour Banana Republic. L’organizzazione era sempre del Victor Jara anche se lo spettacolo si teneva in altre sedi. Ci voleva davvero un grande impegno nell’organizzare e gestire. E io, con altri volenterosi, c’ero e per lo più, per dare una mano, mi ritrovavo sempre alla cassa, senza quasi mai poter vedere niente. Il mio fidanzato e futuro marito, aiutava a montare i palchi e a fare servizio d’ordine, anche se era alto poco più di un metro e 70 e una volta, al concerto di Peter Tosh, mi capitò di tremare nel vederlo tenere in piedi un omone di due metri. Dai miei ricordi spunta anche l’incredibile lista di cose contenute nel contratto per il concerto dei Dire Straits. Robe da chiodi: un certo tipo di vodka, solo quella, enorme set di asciugamani tutti bianchi…e tutto scritto piccolissimo!

Il Victor Jara non è stato solo questo. È stato l’incontro di persone che più diverse non si sarebbe potuto, tutte unite nella voglia di fare qualcosa per Carrara. E pure per noi! Belle cene: le patate cotte a la “brasa” del camino e poi le pizze e le risate e le lunghe serate passate a cantare. Miguel che insegnava chitarra, Nicola Toscano, Silvè (Silverio Brucellaria, figlio del mitico capo partigiano Memo) che andò a morire sotto una ruspa in cava, Franchino (la volpe), il Lantina, il festival dell’Humor Satira che aveva come simbolo il porcospino, che Paolo Carusi, mai compreso a Carrara, portò a Nazzano, anni dopo, per un’altra delle sue stagioni fantastiche. Ma io ero già mamma e a ì avev da far! Però a son stata furtunata. (Avevo da fare. Però sono stata fortunata).