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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Massa: un anno di supporto e amicizia con il progetto “Possiamo aiutarti”

DiVinicia Tesconi

Ott 5, 2021

Hanno colto molto presto una delle conseguenze più vaste  e drammatiche della pandemia: la solitudine, generata non solo dalle circostanze della vita e, spesso, dell’età avanzata, ma anche la nuova solitudine creata dal Covid che ha isolato, segregato ed eliminato ogni contatto umano creando vuoti interiori molto più grandi delle mancanze di beni o servizi oggettivi. Da queste riflessioni e dal fondamento sul valore dell’amicizia e dell’accoglienza  è nato il progetto Possiamo aiutarti, creato circa un anno fa dalla Fondazione Ezio Pelù e dalla Fraternita Misericordia di Massa. Un centralino, dei volontari disposti a portare aiuto con servizi di prossimità e con l’ascolto e la vicinanza e un numero di telefono 0585 43742, che per molti, nell’arco di quest’anno è diventato una vera e propria ancora di salvezza nel mare in tempesta della pandemia. A idearlo Piera Pelù, presidente della Fondazione Ezio Pelù, Gianni Pasqualini, segretario della Fondazione Ezio Pelù e Bruno Ciuffi, presidente della Fraternita Misericordia di Massa.
Diari Toscani ne ha parlato con Bruno Ciuffi:

Come è nato il progetto Possiamo aiutarti?

B.C. È nato nell’ambito delle attività volte al sostegno della cittadinanza. L’urgenza di garantire servizi di accompagnamento è emersa in conseguenza della pandemia, soprattutto in relazione agli anziani, non solo non più autonomi, ma anche per quelli che, a causa del Covid si sono trovati a vivere in condizioni  temporanee di limitazione, non potendo più svolgere le attività giornaliere sia per le proprie necessità, sia per la socializzazione. Il nostro obiettivo è stato quello di offrire aiuto, materiale e morale, in un momento di grande desolazione sociale, a chi si è ritrovato solo, in una veste fortemente improntata all’amicizia e alla disponibilità all’ascolto e all’accoglienza.

Quando è partito il servizio di accompagnamento?

Abbiamo iniziato pubblicizzando il servizio attraverso il volantinaggio e il passaparola e, poi, il 15 novembre 2020 siamo partiti raccogliendo le prime richieste.

Quante persone si dedicano al progetto?

Ci sono 20 volontari e suor Ines e suor Ernestina della Congregazione “Figlie di Maria Missionarie”. Ogni volontario ha un ruolo diverso a seconda della sua predisposizione e della sua disponibilità. Alle suore, che si sono aggiunte in corso d’opera, pensiamo di affidare servizi di cura sanitaria e anche psicologica. Abbiamo poi una volontaria addetta al centralino che è il punto di riferimento  per chi ci chiama: è lei che, forte della sua esperienza come centralinista, offre il primo ascolto e sa cogliere le necessità del richiedente ed anche consigliare l’intervento più adatto.

Come funziona il servizio?

La centralinista riceve le chiamate il martedì mattina e il venerdì pomeriggio. Assegna alla richiesta il volontario e comunica all’utente il nome di chi fornirà il servizio. Le persone che chiamano, quindi, sanno sempre prima il nome del volontario che arriverà a casa loro.

Quali sono i servizi che proponete?

Offriamo servizi si accompagnamento a fare la spesa, a recarsi in farmacia, in banca, alle poste o dal parrucchiere. Spesso ci chiedono di accompagnarli a fare visita al cimitero. Abbiamo collaborato anche il Banco alimentare portando a casa dei richiedenti che non potevano muoversi i pacchi preparati per loro. A marzo di quest’anno abbiamo aggiunto il servizio di accompagnamento per la vaccinazione anti Covid-19 per le persone fragili. Abbiamo anche risposto a chiamate di persone che si sono trovate da sole in quarantena. Ma alla base di ogni servizio c’è sempre il rapporto umano fondato sull’accoglienza. I nostri volontari sono, soprattutto, delle figure amichevoli che ascoltano e confortano persone sole, malate o segnate da situazioni drammatiche.

Avete fatto fare corsi preparatori ai volontari?

Sì è stata fatta un’accurata formazione perché crediamo che l’accoglienza sia, prima di tutto un atteggiamento interiore. È necessario prendere l’altro dentro di sé, preoccuparsi per lui, avere attenzione e aiutarlo a inserirsi nella società e non sono passaggi facili. Abbiamo fatto un preparazione motivazionale ed esperienziale che aveva come obiettivo lo sviluppo delle competenze necessarie all’analisi sociale del territorio e il conseguente sviluppo di progettazione sociale al fine di strutturare servizi e risposte alla comunità.

A quasi un anno dall’attivazione del progetto, qual è il bilancio?

Abbiamo ricevuto, finora, circa 300 chiamate ed effettuato 200 trasporti della durata di 90 minuti ciascuno. C’è una decina di utenti che vengono ascoltati almeno una volta a settimana e con l’inizio di ottobre abbiamo attivato gli incontri a domicilio con le persone che prima venivano confortate solo telefonicamente.