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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Nautica da diporto: una nuova opportunità turistica (1/2)

DiFederico Morelli

Ott 4, 2021

Cos’è il turismo nautico

Il turismo nautico è il turismo legato alle località marittime e ha caratteristiche particolari e specifiche che non sono ancora state sufficientemente analizzate, come confermano gli studi di settore. In genere viene rilevato il dato dell’acquisto dell’imbarcazione, dando per scontato che la pratica successiva della navigazione sia un fatto del tutto personale e che quindi si tratti di una sorta di “turismo fai da te”. Non per caso, il turismo nautico è, spesso, considerato un indotto della nautica da diporto.
Tuttavia ha tipologie ben definite e distinte tra di loro.
Può essere un turismo praticato da chi ha altre mete o si muove solo il piacere di navigare: un turista nautico che cerca un approdo al solo scopo di fare tappa o per fare una superficiale conoscenza del luogo. In questa tipologia il turista cerca porti ben attrezzati, con i servizi essenziali, magari un buon ristorante, ma non si allontana dal porto. Potenzialmente è un cliente per il futuro, ma solo se sarà stato soddisfatto o attratto da qualche cosa che lo invogli a tornare con altri intendimenti secondo una tipologia di turismo assimilabile al cosiddetto turismo d’affari.
Oppure è un tipo di turismo costituito dai diportisti che decidono di passare le loro vacanze in crociera in una determinata area, arrivandovi con la propria barca o prendendola in affitto in zona, spesso lasciandovela per lunghi periodi allo scopo di tornare più volte per meglio conoscere la zona. Questo tipo di turista è quello che più di ogni altro è attratto dalla bellezza dei luoghi, dalle risorse ambientali, storiche e culturali, dall’insieme di servizi offerti nell’area, dal clima complessivo che vi regna, dall’ospitalità che caratterizza i grandi poli turistici secondo una tipologia di turismo assimilabile a quello tradizionale delle città d’arte.
Infine il turismo nautico può essere turismo che considera la navigazione non come elemento principale della vacanza, ma come un complemento essenziale; si tratta di coloro, in numero sempre crescente, che scelgono di fare le proprie vacanze al mare, in casa o in albergo, ma desiderano avere a disposizione una barca con la quale muoversi per mare ed esplorare la costa.
La barca in genere è più piccola, normalmente non cabinata, di proprietà o presa in affitto. Può arrivare, di volta in volta, su carrello o può stazionare in luogo per anni – a terra o in acqua – affidata a operatori locali. La presenza di un porto in questi casi è determinante per attrarre il turista sul territorio e questo rientra nella tipologia del turismo stanziale: colui che utilizza l’imbarcazione abita già nel territorio o a una distanza ragionevole da esso, ama possedere e godere una barca nel luogo di residenza. Nel momento in cui usa la barca è anch’egli un turista, nel senso che cerca anche lui quei servizi e quelle situazioni che attraggono il turismo.

Esistono anche altre classificazioni meno tradizionali nelle quali si parla di turismo semistanziale, e di turismo delle houseboat e dei livreur de yacht. Il turismo semistanziale è detto anche diportismo escursionistico ed è la pratica di effettuare gite giornaliere in barca rientrando ogni sera nello stesso porto. Si può parlare invece di diportismo itinerante quando la navigazione, generalmente durante un periodo di vacanza, si pratica per più giorni, toccando vari porti o punti di approdo.

Le houseboat, fenomeno particolarmente diffuso all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, sono vere e proprie abitazioni galleggianti, condotte senza patente nautica, adatte anche alle lunghe navigazioni, mentre il livreur de yacht è la figura a cui il diportista affida la propria imbarcazione, al termine della propria vacanza, al fine di riportarla al porto di ormeggio stabile.

Le risorse e i fattori di attrattiva principali del turismo nautico sono quindi i luoghi in cui navigare, mare e acque interne e il valore ambientale e climatico delle nostre risorse, con particolare attenzione alla sicurezza, all’informazione all’inquinamento, all’affollamento e alla rumorosità.

I luoghi della sosta e della permanenza, che sono le strutture di interfaccia terra-acqua, sono caratterizzati in base alle funzioni svolte, cioè la partenza, l’arrivo e la sosta o il transito.

Ci sono tappe obbligate di ogni viaggio per mare, determinate dalla necessità di fare rifornimenti o di usufruire di alcuni servizi. Su queste necessità si innesta la possibilità di visitare e conoscere località di interesse ambientale, naturalistico, sportivo, artistico che non richiedono una sosta prolungata.

Il mare e la navigazione sono da sempre assunti come simboli di libertà, avventura e passione e questa accezione è ancora molto salda nell’idea di turismo nautico. Da diverse indagini emerge la forte presenza di persone che nel turismo nautico trovano l’appagamento ai bisogni di stima e autorealizzazione, sia attraverso l’ostentazione di un certo status o di uno stile di vita, sia della ricerca di benessere psicofisico, di compensazioni narcisistiche ed edonistiche. Questi fenomeni sono stati analizzati attraverso il modello del bisogno di tipo escape-reward e anche attraverso i modelli che enfatizzano la rilevanza del bisogno familiarità-novità. Il risultato è stato che le motivazioni a cui risponde il turismo nautico sono, in parte riconducibili alle altre forme di turismo: curiosità, evasione dalla routine, riposo e isolamento, desiderio di conoscere luoghi e persone, vivere esperienze in culture e paesi stranieri, ma ci sono anche caratteri che sono più evidenti e rilevanti in questo tipo di turismo come la passione per il mare e la natura in generale; la ricerca dell’avventura e l’amore per il rischio; il desiderio di “fuggire da tutto e da tutti”; l’edonismo e l’esclusività; l’esaltazione dell’auto-organizzazione; la possibilità offerta, da questo tipo di turismo, di realizzare gli short break. Insomma, l’”andar per mare” sembra dipendere più da passione che da una elevata disponibilità economica, al contrario di ciò che abitualmente si ritiene necessario per praticare il turismo nautico, smentendo, così, il luogo comune, secondo cui sarebbe vissuto principalmente come status symbol. Il suo sviluppo risponde, infine, alla tendenza, in atto, nell’ambito della fruizione delle risorse marine, sintetizzata nell’espressione “più sul mare e meno in spiaggia”. Il mare rappresenta il confine che separa “il noto dall’ignoto” e per questo è anche uno spazio di libertà in cui rifugiarsi, oltre le costrizioni dei consueti ritmi di vita.

Seconda parte.

© Foto di Cristina Maioglio